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L'intervento

Se il mondo fosse capovolto e l'8 marzo la Giornata dell’Uomo

E le donne non si fecero scappare l’occasione: tolsero il monopolio ai maschi sui dati e i modelli culturali da fornire all’intelligenza artificiale

08 Marzo 2025, 00:39

8 marzo

La donna essenziale alla vita e al futuro dell’umanità

Come sarebbe se ci si svegliasse una mattina e si trovasse il mondo capovolto e sconvolto? Non il Nord al posto del Sud, non un terremoto o uno tsunami di proporzioni inaudite ma un evento sconosciuto, anzi una ricorrenza dal significato oscuro il cui nome ha perso significato per noi se mai l’avesse avuto: “La Giornata dell’Uomo”. E apprendere che in quel giorno dell’anno le “quote celesti” allocate - uomini terra terra da non confondere con gli angeli tra le nuvole - celebrano alla stregua di antichi stregoni o sciamani, come se appartenessero a una specie in via di estinzione da salvaguardare e tutelare, il mito dell’identità maschile: c’era una volta il Maschio - El Macho Cattivissimo - a ricordo imperituro delle sue “gesta.” Quelle eroiche direbbero i nostalgici, del guerriero che fu; cioè di quando il pianeta era messo a ferro e fuoco, in costante subbuglio per quell’inclinazione tutta maschile di sopraffare, di giocare alla guerra fino all’autodistruzione - che importa - di essere così prevedibilmente violento come se ce l’avesse scritto nel dna, come se non potesse fare a meno di stuprare, ferire e prevaricare, imporsi e disporre della vita delle donne e delle bambine fin dalla più tenera età, asservirle economicamente e psicologicamente fino all’esaurimento e alla depressione cronica.

Vengono i brividi a pensare a quel passato ormai lontano perché le donne da invisibili sono diventate visibili e il mondo è adesso a misura di donna. Ma come è potuto succedere. “Diamo loro una chance - avevano detto i meno incalliti tra gli uomini - mettiamole alla prova, tanto non sono mai riuscite in niente”. E le donne non si fecero scappare l’occasione: tolsero il monopolio ai maschi sui dati e i modelli culturali da fornire all’intelligenza artificiale. Così si poté riscrivere la storia dell’umanità e si scoprì che c’erano donne scienziate, menti matematiche, grandi innovatrici e pensatrici ma, soprattutto, fu recepito l’irricevibile: che le donne avevano una marcia in più, che tenevano alla vita oltre che a crearla, che sapevano tessere e preservare i rapporti sociali, che avevano un’innata attitudine a mediare e aggregare, che la violenza non faceva parte del loro modo di essere e di sentire né tantomeno di risolvere le vertenze. Gli algoritmi cambiarono, si evolsero e le soluzioni prospettate per l’organizzazione di un nuovo modello sociale sul pianeta si adattarono al punto di vista femminile - quello vero, non prodotto da una servile quanto necessaria imitazione dell’uomo pena l’esclusione da qualsiasi carica e incarico, mai sentito prima perché mai venuto fuori liberamente e genuinamente in quanto pesantemente influenzato e ostacolato sul nascere dalla visione patriarcale e dal pregiudizio maschile - riconoscendone la primarietà proprio perché essenziale alla vita e al futuro dell’umanità. In breve, gli uomini si trovarono senza potere... fine del sogno.

La cosa che più mi turba e m'indigna è che escludendo metà dell'umanità dalle stesse opportunità che ha il genere maschile veniamo a mancare di un modo di pensare diverso, alternativo, polivalente, empatico sicuramente più "umano" del sistema patriarcale su cui si fonda l'attuale modello di società a misura di maschio e il cosiddetto pensiero "universale" - leggi essenzialmente maschile. Ogni volta che diciamo “l’uomo” o “l’umanità” stiamo solo parlando di noi maschi. Come se il nostro “progresso” e “civiltà” fosse dipeso esclusivamente dal maschio e dalla mente dell’uomo. Se, agli albori della vita umana sulla terra, le nostre nonne antenate, non si fossero prese cura dei nipoti mentre le figlie si riprendevano dalle innumerevoli gravidanze, allungando così facendo la vita ben oltre il periodo fertile, non ci sarebbe stato alcuno spazio e tempo per lo sviluppo della complessità cognitiva e della coscienza umana, caratteristiche uniche della nostra specie. Dovremmo quindi appellarci a questo essere supremo che idolatriamo quando è madre e infanghiamo appena girato l’angolo, come se ci avesse generato un’altra creatura, aliena e avversa, perché ci salvi da noi stessi.

* Neurologo e scrittore
Autore dei libri
- Il tempo delle donne
-
Purché sia femmina

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