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Il caso

Giro d'Italia, il manifesto delle polemiche affisso dal piccolo comune brindisino. Stefanazzi (Pd): "Vergogna"

Julie Mary Marini

16 Maggio 2025, 13:16

Giro d'Italia

La parte superiore del manifesto

Il Giro d'Italia è alle porte della Toscana (domenica l'arrivo a Siena), ma sui social (e non solo) non si placa la polemica del manifesto scelto dal piccolo comune di Torra Santa Susanna, poco più di 10 mila residenti in provincia di Brindisi, per celebrare il passaggio della carovana dei ciclisti. Dietro ogni curva un sogno rosa, recita il manifesto ha davvero l'amaro sapore del sessismo. Il Giro d’Italia dovrebbe essere la celebrazione dello sport, della fatica, della passione e della condivisione, ma qualcuno ha pensato bene di ridurlo all’ennesima, trita e ritrita, esibizione del corpo femminile come oggetto da vetrina. Una donna di spalle, in topless, in sella a una bici, pantaloncino rosa super attillato e schiena nuda, accompagnata dallo slogan Dietro ogni curva un sogno rosa. La sintesi perfetta di tutto ciò che nel 2025 non dovrebbe più trovare spazio su un manifesto che invece dovrebbe esaltare uno dei maggiori eventi sportivi del Paese.

Nulla di creativo, nulla di sportivo, nulla di nuovo. La riproposizione di un cliché stanco, vecchio, ormai inutile. Un’operazione che, come hanno sottolineato Emergency e numerose voci politiche e sociali fortemente contrariate, non ha nulla a che vedere né con il ciclismo né con i valori che dovrebbero animare una manifestazione come il Giro d’Italia. Purtroppo c'è ancora chi si ostina a voler confondere la libertà artistica con quella di perpetuare stereotipi dal sapore amaro e tossico.

Ovviamente gli organizzatori dello spettacolare evento sportivo non c'entrano niente. C'entra il Comune. Il sindaco di fronte alle richieste di rimozione del manifesto si è trincerato dietro il muro di negazionismo: “Nessuna rimostranza, anzi apprezzamento per la bellezza del manifesto”. Come se il consenso popolare potesse giustificare qualsiasi scelta. La logica del non vedo il problema, che purtroppo troppo spesso viene utilizzata dalla nostra classe politica e non solo. Ovviamente non sono mancate le polemiche, come quelle sollevate dal deputato Claudio Stefanazzi (Pd) che ha parlato senza mezzi termini "maglia rosa della vergogna". L’autrice della fotografia ha difeso il suo lavoro sostenendo “libertà, passione e sport”, ma il Giro d’Italia, con la sua storia e la sua popolarità, merita molto di più di un stile pubblicitario vecchio di decenni, visto che ricalca alla perfezione la notissima campagna pubblicitaria degli anni Ottanta di un'azienda di abbigliamento intimo.

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