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Arezzo

Cento anni fa l'Art Déco guardava verso il futuro, uno sguardo che continua ad affascinare anche nell'epoca dell'intelligenza artificiale

Giuseppe Silvestri

22 Ottobre 2025, 14:44

Cento anni fa l'Art Déco guardava verso il futuro, uno sguardo che continua ad affascinare anche nell'epoca dell'intelligenza artificiale

Una delle opere dell'esposizione a Casa Bruschi

Nel 1925 Parigi iniziava a brillare di una nuova luce. Tra il Grand Palais e il Pont Alexandre III apriva l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, una vetrina di oggetti, arredi, edifici e idee che avrebbe dato il nome a un intero stile: l’Art Déco. A cent’anni di distanza, quell’evento torna a raccontarci un’epoca che cercava di dimenticare le tragedie e la disperazione della prima guerra mondiale e di credere ancora nella bellezza come forma di progresso.
Lo spirito déco nasceva dal desiderio di conciliare arte e industria, eleganza e funzionalità. Dopo i vortici floreali dell’Art Nouveau, il mondo voleva linee più decise, geometrie rigorose, materiali nuovi. Nelle forme a zig-zag, nei raggi solari, nei metalli lucenti e nei vetri satinati si rifletteva l’ottimismo di una società che stava iniziando a scoprire la velocità, il cinema, le macchine e l’elettricità come simboli di un futuro luminoso.

Non era uno stile freddo, bensì il contrario: dietro la sua compostezza si celava un’idea raffinata di modernità, una fiducia nella capacità umana di rendere armonioso persino l’acciaio. L’Art Déco tradusse il lusso in chiarezza, il decoro in ritmo, portando la bellezza nelle case borghesi, nei grandi alberghi, nei cinema e nei grattacieli. Dalla Parigi del 1925 partì un linguaggio che arrivò fino a New York, con il Chrysler Building e il Rockefeller Center, e fino a Miami, con le facciate pastello di Ocean Drive. Il centenario dell’esposizione non è solo una ricorrenza museale: è un’occasione per riflettere su quanto quello stile, nato in un momento di fiducia fragile, continui a parlarci. L’Art Déco è stato il primo vero stile globale del Novecento, capace di unire artigianato e produzione, estetica e funzionalità, Europa e America, lusso e modernità. Oggi, nella sua purezza grafica e nella sua sobria eleganza, si riconosce ancora un sogno: quello di un mondo che credeva che il futuro potesse avere la forma perfetta di una linea d’oro su fondo nero.


Uno scorcio della mostra allestita a Casa Bruschi

E’ in questo contesto storico che, in occasione del centenario, si inserisce la bella mostra ospitata ad Arezzo dalla Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi, patrimonio di Intesa Sanpaolo, allestita con le opere della Fondazione Cr Firenze. E fa un po’ riflettere che oggi, a 100 anni di distanza dal quel 1925, il mondo è di nuovo davanti ad altre incredibili conoscenze, non più velocità, cinema, macchine ed elettricità, ma intelligenza artificiale, viaggi spaziali e incredibili conoscenze in tutti i campi, a partire da quello medico. Prospettive che un secolo fa erano semplicemente solo immaginabili.

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