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Cronaca

Vigili del fuoco morti per lo stesso tumore: il caso in Parlamento, interrogazione del Pd al Governo

Marco Antonucci

07 Marzo 2025, 12:00

I vigili del fuoco deceduti

Mario Marraghini, Maurizio Ponti, Antonio Ralli e Roberto Parlascino

Quattro vigili del fuoco colpiti dalla stessa, fatale, malattia: il glioblastoma. Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli sono deceduti quando erano in pensione o stavano per andarci, rispettivamente a 64 , 59 e 68 anni, tra l’ottobre 2022 e il dicembre 2023. Identica la diagnosi: glioblastoma di IV grado. Tutti e tre avevano prestato per anni servizio ad Arezzo. Il quarto caso viene segnalato dall’Umbria: Roberto Parlascino, di Spoleto, morto a 58 anni nel 2023. Per un periodo di tempo aveva lavorato al distaccamento di Bibbiena. La richiesta di conoscenza e verità che arriva dalle famiglie è volta a fare chiarezza sulla possibile correlazione tra la malattia e l’esposizione ai Pfas, composti chimici presenti nelle dotazioni utilizzate dai vigili del fuoco: nelle tute protettive precedenti al 2014 e negli schiumogeni utilizzati per spegnere gli incendi fino al 2020.

I familiari hanno chiesto un incontro al comandante dei vigili del fuoco di Arezzo. Ma il caso è destinato a diventare nazionale. Tre parlamentari del Pd - Marco Simiani, Emiliano Fossi e Simona Bonafè - ieri hanno depositato una interrogazione indirizzata al Governo. “La quantità di materiali nocivi presente in tutti i dispositivi utilizzati dai vigili del fuoco nello svolgimento delle loro mansioni - spiegano Bonafè, Fossi e Simiani in una nota congiunta - deve essere accertata in tempi brevi e con assoluta chiarezza. La tragica vicenda dei tre vigili deceduti ad Arezzo, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro per lo stesso tumore raro, non può essere sottovalutata e va approfondita immediatamente”.
“Studi medici - sottolineano i tre parlamentari del Pd - hanno già appurato che le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (Pfas), dannose per il nostro organismo, sono presenti sia in alcune tipologie di schiumogeni antincendio, sia nei dispositivi di protezione individuale utilizzati proprio dai vigili del fuoco. Per questi motivi va assolutamente chiarito senza ulteriori ritardi se sussista una causa effetto tra i decessi di Arezzo e il contatto prolungato con tali sostanze e quali percentuali di Pfas possono essere tollerabili dal corpo umano”.


“Si tratta di un’indagine indispensabile - concludono Fossi, Bonafè e Simiani - per dare risposte alle famiglie dei vigili e per prevenire ulteriori situazioni drammatiche”. Anche il sindacato Conapo si è mobilitato, chiedendo al sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, “che vengano avviati accertamenti approfonditi, tra cui uno studio epidemiologico sugli appartenenti al Corpo, monitoraggi ambientali e biologici per valutare la contaminazione da Pfas e un rafforzamento delle misure di sicurezza nei dispositivi di protezione”. Indispensabile, per l’organizzazione sindacale, anche la creazione di un “registro nazionale delle malattie professionali per i vigili del fuoco”.

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