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Arezzo

Chi è il gendarme del Vaticano con origini aretine che ha sollevato il bambino per la carezza di Papa Francesco a Pasqua

Luca Serafini

24 Aprile 2025, 07:43

Il Papa e il bambino

Massimo Roggi in piazza San Pietro

Una mano aretina ha sollevato il bambino che Papa Francesco ha accarezzato e benedetto nella sua ultima apparizione tra la gente, per Pasqua, in piazza San Pietro. Sì, a sollevare in braccio il piccolo e avvicinarlo al Santo Padre, è stato un appartenente al Corpo della Gendarmeria del Vaticano che ha radici in provincia di Arezzo, a Castiglion Fiorentino per la precisione. Massimo Roggi, poliziotto, dirigente della Gendarmeria vaticana guidata da Gianluca Broccoletti, rivela fin dal cognome le origini della sua famiglia. In Valdichiana, nel paese della torre del Cassero. Anche se Massimo è nato a Roma, dove vive da tanti anni. Il padre Dario, ultra ottantenne, si è trasferito nella Capitale in gioventù in cerca di lavoro. Una vita come artigiano, per la precisione esperto nella realizzazione e nella cura dei tavoli da biliardo.

Il legame con Castiglion Fiorentino non si è mai spezzato da parte di Dario, e anche il figlio ha un attaccamento particolare al paese. Lo scorso dicembre padre e figlio erano insieme a Castiglioni in un momento triste, a rendere omaggio al fratello di Dario, Arnaldo, per le esequie.

Una famiglia, i Roggi, originaria di Santa Lucia. Lavoro sodo nei campi, sacrificio, valori, tradizioni. Quando i Roggi di volta in volta tornavano a Castiglioni dalla Città eterna, portavano sempre un Santo Rosario del Vaticano a parenti e amici. Dario è l'ultimo rimasto in vita dei tanti fratelli.

Il figlio ha scelto la via delle forze dell'ordine, la polizia di Stato, quindi l'arruolamento nel Corpo del Vaticano che vigila sulla sicurezza del pontefice. Stimato e apprezzato dai cardinali, poliziotto sceltissimo, guardia del corpo esemplare, Roggi ha lavorato in precedenza per Papa Benedetto XVI prima di entrare nel pool di Papa Francesco. A battezzare i suoi figli è stato il pontefice.

Per questo lavoro di angeli custodi del Papa, occorre avere occhi aperti, fiuto, essere dei radar sia nella fase preparatoria di un viaggio che al momento della presenza del Santo Padre tra la folla. E poi, con un Papa come Bergoglio, cui piaceva immergersi tra la gente ed esprimersi con gesti anche fuori dal protocollo, c'era un motivo in più per stare guardinghi. Molto professionale, il dirigente Roggi, ma con il sorriso sul volto. Umano. Come domenica scorsa quando i video che passano in tv e sui social ci restituiscono la sequenza di un Santo Padre sofferente a bordo della Papamobile, con gli occhi socchiusi, la mano che si muove pesante per benedire, collegata per l'ultima volta con la mente e il cuore. E Massimo Roggi, vestito di scuro, volto che rivela la somiglianza con i tanti Roggi del ramo familiare, sorride mentre tiene in braccio il bambino che a sua volta esprime gioia e viene accostato al Papa. Frazioni di secondo. Attimi. Un incontro che dopo poche ore sarà consegnato alla storia.

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