Arezzo
Irfan Rana Mohamed
Alto, ben piazzato, sguardo imperscrutabile. Giacca della tuta sopra la t-shirt. Così si è presentato in Corte d’Assise l’omicida di Foiano, l’uomo di origini pakistane che lo scorso ottobre ha ucciso a colpi di zappa la psicologa e psicoterapeuta Letizia Girolami, madre della ragazza con cui aveva avuto una storia. “Ha inviato una lettera alla figlia della vittima per chiedere scusa”, dice l’avvocato Maria Fiorella Bennati dopo la falsa partenza del processo per l’astensione degli avvocati dalle udienze.
Il 37enne ha così fatto un mero viaggio andata e ritorno dal carcere di Perugia ad Arezzo. In teoria rischia l’ergastolo perché le aggravanti che il pm Angela Masiello gli contesta innescano il massimo della pena. E sono i futili motivi (lei era arrabbiata per la fuga dei pulcini di pavone nella fattoria) e la crudeltà (i colpi alla testa con l’attrezzo agricolo).
Vero inizio del dibattimento il 27 maggio alla Vela con presidente della corte Annamaria Loprete e giudice a latere Giorgio Margheri. Annunciata la costituzione di parte civile del marito di Letizia e della figlia con gli avvocati Stefano Del Corto e Tommaso Ceccarini. Quando la donna fu assassinata, la giovane era in vacanza e dopo il mancato rientro della madre per cena allertò i carabinieri. Nel giro di poche ore l’arresto e la confessione.
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