Arezzo
La vittima e l'omicida
E' accusato di aver ucciso Letizia con crudeltà, servendosi di una zappa, e per futili motivi: lei era arrabbiata perché nella fattoria erano scappati i pulcini di pavone, suo animale preferito. Una lite e la testa fracassata. Inizia domani martedì 6 maggio ad Arezzo il processo in Corte d'Assise a Irfan Rana Mohamed, 37 anni, origini pakistane, reo confesso per l'omicidio di Letizia Girolami, 72 anni, psicologa e psicoterapeuta originaria di Roma innamorata della Valdichiana. Accadde a Foiano il 5 ottobre 2024, dove intorno al casolare di Poggi Grassi la donna aveva creato un eden naturale e spirituale. La novità è che il marito e la figlia di Letizia domani si costituiranno parte civile, assistiti dagli avvocati Stefano Del Corto e Tommaso Ceccarini. Chiedono giustizia. L'imputato, rinchiuso in carcere, che era l'amico della figlia della vittima e abitava nella fattoria, è difeso dall'avvocato Maria Fiorella Bennati. Una cinquantina i testimoni che porterà in aula.
La prima udienza dovrebbe risolversi con un nulla di fatto a causa dell'astensione dei penalisti. Il presidente della corte, Annamaria Loprete, il giudice a latere Giorgio Margheri e i giudici popolari indicheranno un'altra data e il calendario delle udienze fino alla sentenza. Le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà impediscono il rito abbreviato (con sconto di pena di un terzo) ma soprattutto la seconda vacilla dopo che la Cassazione ha escluso la condotta crudele perfino nel caso di Giulia Cecchettin, assassinata con 75 coltellate da Filippo Turetta. I colpi di zappa inferti da Irfan Rana dovranno essere valutati dalla corte, se quello mortale fu il primo, come pare, se vi fu o no un atteggiamento feroce, malvagio, disumano. Al delitto non ha assistito nessuno, valgono al momento le ricostruzioni dei carabinieri e il racconto dello stesso omicida, che la sera si allontanò, poi venne sentito dagli inquirenti, ammise, fu arrestato.
Letizia, apprezzata psicologa, in quei giorni era contrariata per la fuga dei pulcini di pavone durante un temporale. Un problema che in realtà pare addebitasse al marito. Ma lì nelle pertinenze della fattoria, la discussione riguardò lei e il pakistano che, afferrato l'arnese agricolo, lo trasformò in micidiale arma. Il marito era in casa, la figlia a Barcellona per una vacanza. Il mancato rientro per cena della donna fece scattare le ricerche. Quindi il ritrovamento del cadavere e la rapida indagine coordinata dal pm Angela Masiello e dal procuratore capo Gianfederica Dito. Ora siamo alla vigilia del processo con possibili colpi di scena per un femminicidio anomalo, senza dinamiche sentimentali, delitto comunque gravissimo per il quale il responsabile attende il verdetto.
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