Arezzo
Oggetti di Landi in fondo al mare
Le sue ultime conversazioni telefoniche devono essere state drammatiche, mentre l'oceano si gonfiava minaccioso, con onde gigantesche e lui si preparava ad affrontarle con l'equipaggio. Ora il cellulare di Samuele Landi giace sul fondale del Golfo Persico accanto al relitto della chiatta dove l'imprenditore padre di Eutelia trovò la morte - è assodato - il 2 febbraio 2024. I telefonini ed altri oggetti appartenuti a Landi sono stati individuati e filmati in questi giorni nell'ambito delle riprese per il documentario che sta girando Oswald Horowitz. Settimane fa avevamo dato notizia della localizzazione dei resti dell'imbarcazione, adesso siamo al passo successivo, con scoperte quotidiane. Sentiamo il filmmaker italobritannico per telefono, dagli Emirati dove si trova.
- Horowitz, cosa sta facendo?
Guido una spedizione subacquea per filmare il relitto della chiatta per il documentario “La leggenda di Landi”. Collaboro con Scarlet View Media. E' la fase più laboriosa dell'opera alla quale sto lavorando e che contiamo di concludere il prossimo anno.
- Cosa avete potuto riconoscere nelle profondità?
Intorno al relitto vivono serpenti velenosi, squali e migliaia di pesciolini. Il relitto di Landi ha creato un'oasi di vita sul fondo del mare. Tutti i beni che aveva nella barca sono ora coperti completamente di corallo. Telefoni, sedie, pesi, macchine da caffè. Le scarpe. Una valigia. Si può dire che il suo progetto, nonostante la tragedia, ha permesso il fiorire di nuova vita.
Horowitz torna a filmare. Come per ogni opera di questo genere, si cerca di rendere le riprese più avvincenti, colte nel momento fuggente: ecco che insieme al celebre David Diley (famoso per “Of shark and man”), Horowitz prepara le interiora dei pesci per attirare gli squali sul relitto.
A 30 metri di profondità ci sono gli ultimi frammenti di vita di Landi, la cui morte è stata sancita con i crismi dell'ufficialità con la prova del DNA sul corpo ripescato nei giorni successivi al naufragio di Aisland, la città galleggiante che aveva in mente e di cui la chiatta doveva essere il fulcro iniziale. In acque internazionali, al largo di Dubai, per un'isola artificiale libera da tasse e imposizioni.
Nella chiatta Landi era autosufficiente come energia, comunicazioni via satellite, sostentamento. Colò a picco sotto la furia della natura. Esperto nuotatore, Samuele non riuscì a scampare al naufragio perché, pare, urtò un pezzo di metallo e l'impatto risultò fatale. Perirono anche due marinai. Subito riconosciuto dai familiari, Landi è stato definitivamente identificato a inizio 2025 quando la salma, portata in Italia, ha restituito le conferme che si attendevano con i raffronti genetici. Stretto riserbo da parte della famiglia su funerali, cremazione, inumazione. Atto finale di una storia sopra le righe, sempre, dalla gioventù come motociclista e paracadutista, quindi genio delle telecomunicazioni, fondatore di un impero, poi il crac finanziario del 2010 e una condanna a 14 anni per bancarotta fraudolenta.
Al primo mandato di cattura era già a Dubai dove ha iniziato la nuova vita con la famiglia: affari offshore, l'incarico diplomatico per la Liberia, infine Aisland. Proclamandosi sempre vittima delle scelte dello Stato italiano e dei giudici. Voleva trasferire la chiatta nell'Oceano Indiano e creare una vera cittadella galleggiante. “E' la mia ultima sfida” disse a Horowitz nelle ultime riprese girate qualche tempo prima della fine.
“Morirò in mare, meglio che in un letto d'ospedale”. Il 21 agosto avrebbe compiuto 60 anni. Le sue ultime cose fanno parte del regno sottomarino. Compresi i telefoni e gli altri dispositivi tecnologici con i quali è rimasto collegato fino alla fine con il mondo, Arezzo compresa.
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