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Arezzo

Fatturato in crescita, effetto Turchia sull'export: tutte le cifre del comparto dell'oro

Alessandro Cherubini

12 Maggio 2025, 13:50

Fatturato in crescita, effetto Turchia sull'export: tutte le cifre del comparto dell'oro

Il comparto orafo italiano si conferma una delle eccellenze del Made in Italy, mostrando una sorprendente vitalità anche in un contesto economico complesso. Nel 2024 il settore ha registrato una crescita del fatturato del 4,4%, andando in controtendenza rispetto agli altri comparti della moda (come tessile, abbigliamento e pelle) che invece hanno segnato un calo del 9,1%. I primi mesi del 2025 confermano la tenuta del settore, con un incremento del 2,4% del fatturato a gennaio e febbraio, anche se la produzione mostra segnali di rallentamento (-8,2%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Export ai massimi storici, trainato dalla Turchia

Il vero protagonista del 2024 è stato l’export di gioielli in oro, che ha raggiunto il massimo storico di 13,7 miliardi di euro, con un balzo del 49% in valore e del 23% in quantità rispetto al 2023. Questo risultato è stato favorito soprattutto dall’aumento delle esportazioni verso la Turchia, passate da 922 milioni a 5,3 miliardi di euro, rendendo il paese il primo mercato di riferimento. Senza il contributo turco, la crescita dell’export sarebbe stata molto più contenuta (+0,9% in valore) e addirittura in calo in quantità (-6%).

Anche altri mercati hanno dato risultati interessanti: le vendite verso gli Emirati Arabi Uniti sono cresciute del 9,7%, mentre sono calate quelle verso Stati Uniti (-10,7%) e Svizzera (-9,4%).

I distretti produttivi: Arezzo in testa

A livello territoriale, Arezzo si conferma il distretto più dinamico, con esportazioni più che raddoppiate (+119%) fino a 7,7 miliardi di euro, grazie anche al forte legame con il mercato turco. In crescita anche Vicenza (+15%), mentre Valenza è rimasta sostanzialmente stabile (-2%).

Il mercato americano e il posizionamento italiano

Nel 2024, l’Italia si è mantenuta il terzo partner degli Stati Uniti per l’import di gioielli in oro, con una quota del 12%, dietro a India (25%) e Francia (14%). Le province più esposte verso il mercato americano sono Torino (22%), Treviso (18%) e Vicenza (17%), tutte con percentuali superiori alla media nazionale del 9%.

Le prospettive per il 2025: ottimismo cauto

Secondo l’ultima indagine congiunturale Club degli Orafi Italia-Intesa Sanpaolo, il 21% delle imprese si aspetta una crescita del fatturato nel 2025, dato leggermente inferiore rispetto al 25% di dicembre. L’ottimismo è maggiore tra i produttori (28%), mentre un terzo delle aziende punta ancora sui mercati internazionali per crescere. Tuttavia, il sentiment delle imprese si è deteriorato negli ultimi mesi: il 57% segnala un peggioramento del contesto geo-politico, mentre solo il 36% non rileva cambiamenti.

Le principali criticità per i produttori sono legate al mercato interno e alla domanda dei brand del lusso (44%), mentre per i commercianti pesano soprattutto i consumi interni (71%).

Supply-chain e sostenibilità: la filiera resta locale


La qualità delle lavorazioni (76%), il rispetto dei tempi (66%) e il rapporto qualità-prezzo (51%) sono i fattori più rilevanti nelle relazioni di filiera. Il 73% delle imprese ha una catena di fornitura tutta italiana. Le aziende medio-grandi sono più attente ai controlli di qualità e sostenibilità, mentre tra le piccole oltre la metà non effettua verifiche strutturate.

Le imprese certificate crescono di più

L’analisi dei bilanci di circa 760 aziende mostra che quelle certificate dal Responsible Jewellery Council hanno performato meglio tra il 2021 e il 2023: crescita mediana del fatturato del 29,1% rispetto al 17% delle non certificate, Ebitda mediano dell’11,3% contro il 7,5%, e una patrimonializzazione superiore (46,5% contro 36,6%). Anche la produttività è più alta (67mila euro di valore aggiunto per addetto contro 44mila) e l’81% delle certificate ha aumentato l’occupazione, contro il 50,3% delle altre.

Il settore orafo italiano, pur tra sfide geopolitiche e rallentamenti produttivi, si dimostra resiliente e competitivo, grazie alla spinta dell’export, alla solidità della filiera locale e all’impegno crescente verso la sostenibilità.

 

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