Arezzo
Domenico Giani
Domenico Giani, presidente delle Misericordie d'Italia e ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Cipro e in Gambia, ex comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana per 20 anni, ha servito tre Pontefici. Da sempre impegnato accanto alle persone più fragili, promuove una visione del volontariato fondata sulla spiritualità, la concretezza e la prossimità.
- Come nasce l'impegno nel sociale che lo ha portato a presiedere le Misericordie d'Italia?
Nasce da lontano, da una tradizione familiare intrisa di fede e senso del dovere verso il prossimo e le istituzioni. I miei nonni e i miei genitori mi hanno trasmesso fin da bambino il valore della solidarietà, nutrito da una profonda devozione alla Madonna del Conforto, che ha accompagnato ogni tappa della mia crescita. Avevo solo tredici anni quando iniziai a prestare servizio nella Misericordia di Arezzo: lì ho incontrato testimoni autentici del volontariato, uomini segnati dalla guerra, capaci di insegnare con l'esempio cosa significhi generosità. Quelle prime esperienze mi hanno dato un bagaglio spirituale e umano che ha guidato tutto il mio cammino.
- Altri insegnamenti?
Fondamentali sono stati anche i momenti vissuti alla Verna, a Camaldoli, nella comunità del Sacro Cuore, a Rondine. Luoghi e incontri che mi hanno aiutato a comprendere che la vera vocazione è servire. Nel tempo ho riconosciuto nelle Misericordie d'Italia - con la loro storia che attraversa otto secoli - lo stesso spirito che mi aveva accompagnato fin da ragazzo. Oggi, con oltre 100.000 volontari impegnati ogni giorno al fianco dei più fragili, questo movimento è una delle espressioni più straordinarie e autentiche del volontariato nel nostro Paese. Un esercito silenzioso, umile e appassionato, che opera senza clamore ma con straordinaria determinazione.
- Quali sono i progetti più significativi realizzati e quali quelli in corso?
Ci sono progetti che diventano simbolo di un modo di intendere la misericordia come ponte tra mondi divisi. Penso, per esempio, all'impegno delle Misericordie in Ucraina: sin dai primi giorni del conflitto abbiamo portato soccorso con missioni umanitarie e trasporti sanitari, ma soprattutto abbiamo dato vita - insieme alla Fondazione Unbroken e a 5P Europe - al progetto Unbroken Kids, per offrire supporto psicologico ai bambini feriti nel corpo e nell'anima. Siamo presenti anche a Betlemme, dove portiamo sostegno concreto in una terra segnata da profonde ferite. E stiamo operando per far arrivare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, in una delle azioni più complesse e delicate, che richiede fiducia, tenacia e una diplomazia umanitaria paziente e instancabile. Ma il cuore della nostra azione resta nel quotidiano: nei trasporti socio-sanitari, nell'assistenza agli anziani e ai malati, nella protezione civile e nella formazione delle nuove generazioni attraverso il servizio civile. Tra i progetti più cari, cito Hope, un'iniziativa che accompagna le donne vittime di reato in un cammino di rinascita, nel segno della prossimità e dell'amore che guarisce.
- E' dunque questa la vostra missione.
Seguendo le sette opere di misericordia e l'insegnamento di San Giovanni Paolo II, che ci invitava a essere ‘promotori della civiltà dell'amore', cerchiamo ogni giorno di tradurre il nostro antico patrimonio spirituale in gesti concreti e attuali. Come ha detto Papa Francesco, i volontari ‘servono il prossimo senza servirsi del prossimo': è una frase che ci guida e ci interpella costantemente.
- Ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Cipro e in Gambia. Quali sono gli obiettivi della sua missione?
L'Ordine di Malta è una realtà unica nel panorama internazionale: fonde la dimensione spirituale con quella diplomatica e operativa, offrendo una testimonianza viva di carità organizzata. Nel mio ruolo di ambasciatore a Cipro e in Gambia, cerco di costruire ponti: favorire il dialogo, sostenere la cooperazione sanitaria e sociale, promuovere progetti che rispondano a bisogni concreti. In un tempo segnato da barriere e diffidenze, la nostra missione è abbattere i muri, usando il linguaggio universale dell'aiuto e del rispetto. La neutralità attiva dell'Ordine di Malta ci consente di essere interlocutori credibili anche nei contesti più delicati. È un compito che vivo come un prolungamento naturale del mio impegno: promuovere la pace e la solidarietà tra i popoli, coniugando azione diplomatica e spirito di servizio.
- Ex comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Ho avuto il privilegio di servire tre Pontefici in un arco di vent'anni come comandante della Gendarmeria Vaticana: un cammino denso di responsabilità, ma soprattutto di incontri trasformanti. Ricordo il viaggio con Papa Francesco a Lampedusa, simbolo di una Chiesa che non teme di esporsi e quello a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, uno dei luoghi più poveri e feriti al mondo. In quegli occhi ho visto la dignità degli ultimi e ho compreso quanto uno sguardo misericordioso possa cambiare una vita. Sono grato anche per i momenti condivisi con San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, e per la visita di entrambi ad Arezzo e alla Verna: tappe che hanno segnato profondamente il mio cammino personale e professionale. Da quell'esperienza ho imparato che il vero comando è servizio, e che la sicurezza autentica nasce dalla prossimità, non dal controllo. La leadership, se vuole essere efficace, deve essere attraversata dalla compassione.
- Prossimi impegni?
Sul piano personale, desidero poter dedicare più tempo alla mia famiglia: a mia moglie e ai miei figli, che vivono all'estero, e che hanno condiviso con sacrificio i miei quarant'anni di servizio alle istituzioni italiane e vaticane. Sul piano dell'impegno pubblico, continuerò a guidare le Misericordie d'Italia e a servire l'Ordine di Malta, in particolare nei contesti più fragili del mondo. Stiamo rafforzando la formazione dei volontari, perché oggi chi sceglie di servire ha bisogno di strumenti, competenze e una visione. Crediamo anche nella ‘comunicazione del bene': far conoscere le storie delle Misericordie può accendere nuove vocazioni e ispirare altri a mettersi in gioco. Un'attenzione speciale sarà rivolta ai giovani, con percorsi educativi e di servizio civile che li rendano protagonisti di un'Italia che non si volta dall'altra parte, ma che cura, accoglie e costruisce speranza.
IL PROFILO
Domenico Giani è presidente delle Misericordie d’Italia e ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta a Cipro e in Gambia. Già comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana per vent’anni, ha servito tre Pontefici ed è stato protagonista di missioni delicate in Italia e nel mondo. È laureato con lode in pedagogia e in scienze della sicurezza economico-finanziaria, presidente della Eni Foundation e decorato con oltre trenta onorificenze italiane, vaticane e internazionali.
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