Arezzo
Pilade Nofri anni fa con Alfredo Martini
Pilade Romano Nofri, imprenditore orafo, una vita per il sociale, lo sport e la politica. Dopo le scuole dell'obbligo, a 14 anni con il libretto di lavoro, viene assunto da un artigiano del posto, dopodiché fa esperienza all'Eni fino al servizio militare. Finita la leva obbligatoria lavora per un periodo alla sorgente Allodola nel magazzino a Firenze, poi la svolta arriva con i suoi fratelli che decidono di mettersi in proprio e di aprire un'azienda orafa. Successivamente Pilade ne fonda un'altra con i figli, ancora sulla breccia, dopo 25 anni, guidata da Mirko e David.
- Ripercorrendo la sua lunga carriera di imprenditore, quali sono le tappe più importanti?
Prima di parlare della mia vita da imprenditore, mi piacerebbe ripercorrere altre date. In età molto giovane, poco dopo i dieci anni, cominciai a lavorare l'oro, metallo che fece sollevare l'economia aretina. Nel paese di Pieve a Maiano comincia questa lavorazione grazie alla Gori e Zucchi che mise a disposizione di alcuni piccoli artigiani la possibilità di lavorare come esterni. Questi assunsero tutte persone del territorio, per la precisione nel paese di Pieve a Maiano. Essendo vicino di casa di Romualdo Neri venni messo alla prova per montare catene chiamate cordina, che sicuramente in Arezzo quasi tutti ricordano. Così da piccolo cominciai a guadagnare i primi spiccioli della vita.
- Poi l'incontro all'Eni con Enrico Mattei.
Un ingegnere del mio paese mi propose di andare a lavorare all'Eni del presidente Enrico Mattei. Era tanto sacrificio a quell'età, ma la retribuzione a quei tempi era molto vantaggiosa in confronto agli stipendi che c'erano ad Arezzo. Vengo assunto il 10 maggio 1962 nel cantiere di Arnaz, vicino ad Aosta. A metà giugno, durante una fase d'ispezione al cantiere, Mattei con l'elicottero giallo si fermò proprio lungo la linea dell'oleodotto che da Genova arriva in Germania. In quella occasione ho potuto vedere da vicino Mattei. Il 29 dicembre 1962 sono stato ai suoi funerali nella chiesa di Santa Barbara Milanese.
- Quindi come inizia la sua storia?
Sono il terzo di quattro fratelli. Arrivati all'età della ragione vediamo che nella città di Arezzo in ogni strada e in ogni luogo nascono piccole fabbriche che a vista d'occhio s'ingrandiscono. Facciamo un consulto in famiglia cercando di trovare una soluzione anche noi. C'è un problema di fondo, però, non abbiamo soldi. Ci facciamo carico di alcune esperienze nel settore. Eravamo stati per anni nella ditta Fratelli Chini Egidio e Mario già avviati imprenditori. Andammo a chiedere se potevamo avere un aiuto da parte loro, in nome dell'amicizia e della stima che avevano avuto con mio padre, non se lo fecero ripetere due volte. Nel tempo ognuno fece la sua strada, ma siamo sempre rimasti in buoni rapporti. Loro erano già una grande azienda, avevano fatto del bene.
- Poi la vicenda continua.
Per diversi anni con i miei fratelli abbiamo continuato a lavorare costituendo anche una bella azienda a Ponticino e realizzando una piccola fortuna. Nel tempo fra cognate, nipoti, che erano diventati nove per le famiglie patriarcali non c'era più spazio e quindi ognuno prese la sua strada. Io con i miei figli metto su una fabbrica ad Arezzo. Abbiamo dovuto faticare tanto per ricollocare l'azienda. Nel 2011 abbiamo subìto anche un furto, però questo è il nostro mestiere e io con la fortuna di avere due figli straordinari siamo riusciti a mettere le cose a posto. Oggi siamo un'azienda dove serviamo quasi tutti i mercati del mondo con qualche soddisfazione. Inoltre ora mi trovo con i miei figli che possono fare a meno di me per gestire l'azienda, ho due nuore eccezionali e quatto nipoti che sono meravigliosi.
- Quali sono state le figure o i luoghi di riferimento per la sua formazione?
Sul piano della crescita gli anni del lavoro all'Eni mi hanno formato. A 18 anni andare a Milano, visitare la cittadella dell'Eni, è stato emozionante. Questa è stata veramente sul piano personale la prima crescita che ho avuto nella vita.
- Impegnato nel sociale, nello sport, nella politica. Ricorda qualche aneddoto?
Per quanto riguarda lo sport, il mio preferito è il ciclismo. Gino Bartali nel 1950 passò da Pieve a Maiano, un fotografo gli chiese delle foto, lui scese per farsi fotografare e mi salì sulla canna della bicicletta facendomi fare una decina di metri con lui. Fu emozionante da bambino salire sulla bicicletta di Bartali. Dopo 50 anni ho avuto occasione di invitarlo al Giro della Toscana ed ebbi modo di ospitarlo in casa mia. A seguito di questo Bartali a mio figlio David, ragazzino, chiese che lavoro facesse. ‘Ti voglio dare due avvertimenti, gli disse Bartali, cerca di fare il tuo dovere, di essere onesto e ricordati che l'ultimo vestito che indosserai non avrà le tasche perché l'egoismo nella vita non conta niente'.
In politica sono stato consigliere comunale per tre legislature sia con il sindaco Fanfani che con Lucherini. In questa circostanza voglio ringraziare i cittadini di Indicatore che mi hanno dato la possibilità di rappresentarli. Come politico ho fatto sempre il soldato semplice rispettando le regole. Ultima nota come amministratore ho cercato di chiedere per il mio paese tutti i bisogni che c'erano, non sono riuscito in pieno ma l'impegno l'ho messo tutto, ho la coscienza a posto e come credente penso possa bastare.
- “Vissuto e visto nei miei 80 anni. Vita contadina e sviluppo dell'economia nel secolo scorso in Arezzo e provincia”. Di cosa tratta la sua ultima pubblicazione edita da Icona?
Il mio babbo è morto presto, quando avevo 20 anni. Ha lasciato un segno tanto forte e non è passato giorno della mia vita che non l'ho ricordato. È stato lo stimolo per scrivere il libro. Nel tempo ho messo da parte un sacco di fotografie che ho sempre custodite, una passione dentro di me. Sono arrivato al punto, tra la memoria che non mi ha mai tradito, ho iniziato a scrivere dal 1948 in poi. Ho fatto il confronto tra la vita di allora e quella di oggi. Il mio intento è stato di far capire anche ai giovani che leggeranno il libro quale è stato il cambiamento.
- Quali altri interessi coltiva?
Per istinto imprenditoriale seguo quello che fanno i miei figli che sono molto autonomi. Il resto lo vivo insieme a mia moglie che per ragioni di salute ha bisogno anche di me, e io restituisco un po' di quanto ha fatto per più di 50 anni questa donna. In definitiva sto abbastanza bene, ho tante amicizie e il valore aggiunto sono i miei quattro nipoti. Sono contento complessivamente di quello che la vita mi ha dato in questi 80 anni.
- Prossimi impegni?
Il 13 giugno al Centro di aggregazione sociale di Indicatore, alle 19.30, presenterò il libro e ci sono già tante persone. Ci sarà una buona rappresentanza di personaggi aretini. Aspetto chi vuole venire.
IL PROFILO
Pilade Romano Nofri è nato l’11 giugno 1944 a Pieve a Maiano nel Comune di Civitella in Val di Chiana ma in quel periodo passava il fronte, quel 29 giugno avvenne la strage, e il padre non poté andare all’anagrafe a registrarlo fino all’11 luglio del mese successivo. Imprenditore orafo. Si è dedicato al sociale, allo sport con la Polisportiva e il Cas di Indicatore di cui è stato anche presidente. Consigliere comunale di Arezzo per tre legislature. Cavaliere della Repubblica.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy