La tragedia
Pin, a destra, con Bizzi, primo a sinistra e Orlandesi
“Sono sconvolto, non riesco ancora a crederci, Celeste Pin dopo la bella serata del 27 giugno mi aveva scritto su Whatsapp: non aveva portato via con sé la sciarpa del nostro Viola Club di Castiglion Fiorentino e così mi chiese di portargliela non appena fossi andato a Firenze. Avremmo preso il caffè insieme”.
Pasquale Bizzi, tifoso della Fiorentina, racconta addolorato. La notizia della morte dell'ex calciatore, 64 anni, ha suscitato commozione e sbigottimento. Quella sera Pin era apparso a tutti sereno, in forma, disponibile, bell'aspetto, gentile. Pensare che sia deceduto, come pare, per un gesto autolesionistico, stride e lascia senza parole. Un'inchiesta della procura fiorentina, che ha disposto anche l'autopsia, dovrà comunque chiarire la causa esatta del decesso. Nell'abitazione non sarebbero stati trovati foglietti e messaggi.
Erano un centinaio un mese fa al chiostro di San Francesco a Castiglion Fiorentino (Arezzo) per la festa del club. Ospite d'onore lui, Pin, sempre rimasto nei cuori dei tifosi gigliati, tante stagioni con la maglia viola. “Venne gratis insieme a due rappresentanti dell'associazione di Albereta alla quale era molto legato, impegnata nella solidarietà” prosegue Bizzi. Si era avvicinato a quel sodalizio per aiutare una bambina che aveva necessità di un intervento negli USA. I proventi della lotteria interna al club erano andati proprio all'associazione di Albereta.
Pin guardava avanti, in prospettiva. “Sei pronta ad andare in tutti i Viola Club?” disse alla rappresentante dell'associazione. In un clima di convivialità e condivisione, Celeste Pin si rese disponibile per fotografie, strette di mano, ricordi. Di quando marcava Maradona. O della finale di Coppa Uefa persa con la Juventus.
Aveva risposto alle domande di Guido Albucci, giornalista tifoso viola, il sindaco Mario Agnelli gli aveva portato il saluto dell'amministrazione comunale, si era intrattenuto con Marcello Orlandesi presidente dell'Ente Serristori.
“Pin nell'andare via, salutandoci, sorridente, si prenotò per l'anno prossimo. Poi nei giorni successivi, mi vedo arrivare il suo messaggio: portami la sciarpa”, ricorda amareggiato Pasquale Bizzi.
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