Le mani di don Alvaro che stringono il volto del rettore Roberto Felici e che come un padre da vicino gli dice “segui le orme del tuo babbo. Ti auguro quindi di vincere tante Lance d’oro quante ne ha vinte lui”. Ce la immaginiamo così la scena dell’augurio che domenica il parroco della Pieve ha rivolto al rettore che, dopo sei anni, ha alzato la sua seconda Lancia d’oro. Il babbo di Roberto, Giancarlo Felici, di Lance d’oro ne alzò dieci a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila con i fratelli Veneri. Chissà dunque se la strada imboccata domenica scorsa non sia quella giusta anche per il rettore di Porta del Foro e per tutto il quartiere rimasto a secco e a volte bistrattato da chi lo precedeva. Intanto sappiamo che la strada per arrivare in duomo, i quartieristi l’hanno trovata subito. Chi invece si fa attendere troppo è la Lancia d’oro.
“Ma non parlo solo di Porta del Foro - dice don Alvaro che aspetta a giugno e a settembre il quartiere in cattedrale per il ringraziamento - Ma anche di tutti gli altri quartieri. Lo avevo già detto a suo tempo. È troppo lunga l’attesa tra chi aspetta subito dopo la Giostra e l’arrivo della Lancia d’oro”. Spiega don Alvaro: “Da quando è stato introdotto l’antidoping per i cavalli, anche i giostratori attendono che venga fatto ai rispettivi e il tempo si allunga notevolmente, mentre il duomo si riempie di quartieristi che sono in festa. Parlo più per una questione di sicurezza, perché non vorrei che alla fine succedesse qualcosa. Quindi - chiede ancora don Alvaro - mi auguro che questa mia richiesta venga presa in considerazione e che possano essere meno diradati i tempi tra la fine della Giostra e la salita in cattedrale”.
Tornando poi alla festa dei giallocremisi, don Alvaro ha avuto il suo bel da fare a contenere l’entusiasmo represso per sei anni. Tanto che ad un certo punto, con il sorriso, ha detto: “Se volete tornare, comportatevi bene”. “Ma li capisco - sottolinea ancora don Alvaro - dopo sei anni era dura non fare festa e non esprimere tutta la loro gioia. Diciamo che... non erano abituati (sorride don Alvaro ndr) Quindi comprendo anche un po’ di felicità in più. E poi la nostra Madonna del Conforto ne ha viste e sentite tante...”.
Quindi perdonata anche qualche parola di troppo e qualche comportamento sopra le righe, tanto che don Alvaro dice: “Ai quartieristi giallocremisi dò un 5 con la lancia spezzata e quindi un dieci”.
La tradizione di salire in cattedrale, introdotta proprio da don Alvaro, è forse tra le poche certezze che piace al mondo della Giostra e che non è da variare. “In duomo ci vengono tutti volentieri, anche perché quando lo fanno è per festeggiare e io sono contento di vedere così tanta gente entrare in chiesa anche se solo per brindare alla Lancia d’oro. Basta che arrivino tutti”.