Armida Kim ha 32 anni e l’amore per Anghiari ce l’ha nel dna. Suo nonno è Franco Talozzi, l’ex sindaco che di Anghiari si innamorò nonostante arrivasse dalla bella provincia di Siena e non lo ha più lasciato. Anzi, ha scelto di viverci proprio dentro, nel centro storico, sulla parte che si affaccia verso la Badia dove si dice che fu il primo nucleo da cui prese vita Anghiari.
Per questo, quando Armida ha deciso di realizzare il suo sogno, lo ha fatto proprio nel paese di Baldaccio, non a caso, tra i borghi più belli d’Italia. Tra poche settimane, alla piazzetta della Fonte, proprio davanti al negozio Bozzini che ha riaperto sabato scorso grazie al nipote Luca (37 anni), ci sarà la sartoria di Armida. La 32enne anghiarese ha scelto il locale che si trova proprio accanto al Bistrot Talozzi e che un tempo ospitava un negozio di frutta e verdura “per la salitina”, si diceva, perché per gli anghiaresi la salita degna di questo nome è la Croce.
Armida crea vestiti e lo fa con una passione e con un amore unico. Dalla stoffa al disegno, al taglio fino alla cucitura. Il suo must sono gli abiti da cerimonia: “Sia per i matrimoni che per altro. Sia da uomo che da donna”.
Nel suo profilo ci sono foto di vestiti che hanno il dono dell’unicità, creazioni preziose, perché nascono dalle mani e anche perché questo lavoro a lungo andare sarà catalogato tra quelli d’elite, perché come tutti i mestieri artigiani, i giovani sono sempre meno ad appassionarsi.
Non è il caso di Armida che ha iniziato a tagliare e cucire fin da piccola “andavo anche da una sartina”, quando ha scelto le scuole medie artistiche, unica scuola ad Anghiari che faceva capo all’istituto d’arte. Eccellenze italiane, oggi entrambe chiuse.
Poi il suo corso di studi è proseguito alla scuola di alta formazione sartoriale di Brunello Cucinelli a Solomeo, fino a lavorare anche con la Rappresentante di Lista. “Ero la sua personal manager – dice – ma anche la sua sarta. Gli abiti, tutti di alta moda, durante il tour avevano bisogno anche di essere rammendati”.
Poi il ritorno in Valtiberina per rimanere vicino alla famiglia, lavorando nell’eccellena del territorio Bma, ma la sua passione è rimasta sempre viva: “Quattro anni fa ho aperto la Partita Iva e ho continuato a cucire i vestiti”.
Piano piano poi la scelta, se vogliamo anche coraggiosa, di puntare su Anghiari e aprire la sartoria. Perché proprio Anghiari e non Firenze, per esempio? “Perché Firenze – risponde Armida – anche se è una piazza che offre di più, chiede anche di più. C’è concorrenza e per farsi spazio è davvero dura. Non che Anghiari sia una scelta facile, però oggi si lavora molto con l’on line e magari da un piccolo e bellissimo borgo potrei farmi conoscere ancora di più”.
E, chissà, attrarre anche clienti da fuori che potrebbero diventare possibili turisti un domani. Ma non c’è solo questo nella scelta di Armida, ma anche il cuore: “Se avessi dovuto scegliere tra tutti i borghi della Valtiberina, non avrei avuto dubbi. Anghiari è il mio paese, quello della famiglia e sì, io ci credo tanto. Ma non solo io, visto che altri giovani hanno deciso di scommettere sul nostro paese”.
Ma che cosa si prova a creare un abito? “Prima di tutto è una sfida. Accontentare il cliente, vedere magari anche cambiare l’abito stesso perché è venuta in mente quella o quell’altra modifica. Poi ci sono le creazioni degli abiti per il teatro. Quest’anno proprio i miei abiti sono arrivati al Festival Partenope a Napoli grazie ad uno spettacolo di Alessandra Chieli altro talento della zona. Quest’anno poi ho interamente ideato e cucito gli abiti per il tour dei Queen of Saba. Sono felicissima quando ho carta bianca nel creare e sono felicissima di farlo ad Anghiari”.
Ma quanto ha influito nonno Franco su questa scelta? “Il nonno mi ha dato l’ultima spinta – risponde Armida – se così possiamo dire. C’è stato un momento nel quale ero indecisa e nonno Franco mi ha detto: ‘vai, se non lo fai adesso, quando?’. E così sono partita”. Per un sogno con ago e filo.