C’è un indagato per la morte della donna di 66 anni stroncata da un malore improvviso nella casa di Alberoro (Monte San Savino) domenica 26 ottobre, e per l’intossicazione del marito, imprenditore orafo di 69 anni, dimesso l’altro ieri dal San Donato.
Il titolare e legale rappresentante della ditta che ha curato la disinfestazione antitarlo è stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Marco Dioni come atto dovuto per svolgere gli accertamenti che devono chiarire il caso.
Il 12 novembre un perito esperto in tossicologia riceverà l’incarico per esaminare le provette con i campioni di sangue e urine dell’uomo e sviluppare in laboratorio l’accertamento che dovrà stabilire se c’è un legame con la sostanza utilizzata per eliminare i coleotteri che divorano il legno.
È presumibile che l’autopsia sulla salma della donna, sepolta il 28 ottobre, venga disposta solo se l’esito del test sulle provette risulterà positivo.
L’avviso di garanzia all’imprenditore specializzato in disinfestazioni — atto che non significa affatto responsabilità — è scattato nel fine settimana per consentire ai vigili del fuoco di svolgere l’accesso nella villa sotto sequestro, con il prelievo di materiali utili alle indagini.
I tarli avevano aggredito travi e mobili di una stanza attigua alla camera dove dormiva la signora. La ditta incaricata, della Valtiberina, vanta una lunga esperienza nel settore ed ha tutte le abilitazioni per lavorare in questo campo.
Gli inquirenti devono mettere a fuoco, tra l’altro, l’aspetto relativo alle cautele adottate per la salvaguardia della salute dato che in questi casi si utilizzano sostanze tossiche. Il prodotto utilizzato era conforme agli standard? I quantitativi utilizzati erano nei limiti? E, soprattutto, gli abitanti della casa dovevano essere invitati a non stare nei locali per un periodo di 48 ore?
Il sotituto procuratore Marco Dioni si avvale anche degli investigatori della squadra mobile della questura di Arezzo per la raccolta di elementi e testimonianze.
L’inchiesta procede per step. Decisivo sarà il risultato al quale perverrà il tossicologo forense Luca Morini, sui campioni prelevati all’imprenditore orafo nel corso della degenza al San Donato, dove è stato sottoposto a trattamento con ossigeno fin quando le condizioni sono migliorate.
Tutto è iniziato il 26 ottobre, domenica. La donna — con precedenti patologie — accusa nausea e vomito e nel giro di breve muore. Anche il marito non si sente bene, si fa vedere al pronto soccorso, poi torna a casa. Il martedì il funerale della signora, accompagnata al cimitero di Montagnano.
Il giovedì il 69enne ha di nuovo disturbi, in forma più acuta. Viene accompagnato al San Donato e stavolta ricoverato. Si comincia a sospettare una intossicazione. E la mente va alla stanza con travi e mobili oggetto del trattamento antitarli. L’ambiente doveva essere bonificato. Pare fossero stati posizionati dei teli di nailon sulle superfici oggetto dell’irrorazione con la sostanza.
All’inchiesta della procura il compito di dare risposte sulle cause esatte di quanto accaduto e sulle eventuali responsabilità. La famiglia dell’imprenditore orafo, padre di due figlie, chiede che sia fatta piena luce e che si comprenda la verità: se dietro alla grave perdita c’è stata qualche omissione, imperizia o negligenza.
			
							
							
							
							
						
												
