Il caso di Soci
L'asilo di Soci e la Pieve di Romena
Anche stamani, lunedì 17 novembre, l'asilo di Leo resta muto. Niente voci di bambine e di bambini a Soci in via della Rena. La settimana di giochi e conoscenza, non avrà inizio. Tutto fermo per ora. La scuola dove il bambino di 2 anni è morto soffocato dal giubbotto impigliato nel ramo di un arbusto, mercoledì 12 novembre, rimane chiusa. Sotto sequestro. Ci sono i sigilli. I mazzi di fiori. L'inchiesta della procura di Arezzo per accertare eventuali responsabilità come l'omessa vigilanza e il deficit di sicurezza, va avanti. Domani a Siena il professor Mario Gabbrielli eseguirà l'autopsia sul corpicino di Leo. Oltre all'esatta causa della morte, dovrà anche dire quanto è durata la breve agonia del bimbo, dal momento in cui è rimasto agganciato alla pianta maledetta che ha trasformato in cappio il giubbottino, fino alla constatazione del decesso. Quando una maestra (non indagata) lo ha visto e lo ha liberato da quella trappola, lì nel boschetto dei giochi, i danni erano ormai irreversibili.
I soccorritori arrivati a sirene spiegate hanno tentato di rianimarlo, ma senza riuscirci. Le risposte del medico legale serviranno alla ricostruzione della tragica sequenza lì nel giardino dell'asilo Ambarabà ciccì coccò. Un nome che è una filastrocca, ma ora evoca solo tristi pensieri. Cinque donne quarantenni, del Casentino, sono indagate (come atto dovuto che non significa colpa accertata): tre educatrici, una assistente e la coordinatrice. Tutte dipendenti della cooperativa Koinè. La famiglia, in un dignitoso dolore, attende la restituzione della salma del piccolo Leo e non appena possibile sarà celebrato il funerale. A Romena, nella antica pieve. Questo almeno l'intendimento. Un luogo di spiritualità e fraternità. In linea con l'appello straordinario dei genitori di Leo: ai fiori preferiscono offerte per i bambini bisognosi della vallata.
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