Il caso
Elisa Bravi e nel riquadro Riccardo Pondi
La morte di Elisa Bravi è una delle pagine più drammatiche e emblematiche del femminicidio recente in Italia. Elisa aveva 31 anni quando, nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019, fu uccisa dal marito nella loro casa di Glorie di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna. Secondo le ricostruzioni investigative, al culmine di una lite coniugale Riccardo Pondi, allora 39enne, le strinse le mani al collo fino a strangolarla mentre le due figlie piccole, di 3 e 6 anni, dormivano nella stanza accanto. Dopo l’omicidio l’uomo chiamò i carabinieri dicendo: “Mia moglie è morta e l’ho uccisa io”. Le bambine furono immediatamente affidate ai nonni e ai servizi sociali. Elisa, impiegata e madre di famiglia, viveva un rapporto segnato da tensioni crescenti: la relazione con Pondi era in crisi, con episodi di gelosia morbosa e convinzioni infondate da parte dell’uomo, che arrivò persino a credere di essere stato avvelenato dalla moglie. Durante le indagini emerse che era in uno stato depressivo accentuato negli ultimi tempi, ma che nonostante ciò era perfettamente in grado di intendere e di volere al momento del delitto.
Il processo per l’omicidio si concluse con una condanna definitiva all’ergastolo per Riccardo Pondi. Dopo una prima sentenza di 24 anni di reclusione in primo grado, la Corte d’Appello e infine la Cassazione confermarono riformarono la pena con la condanna all’ergastolo per omicidio volontario aggravato, senza alcuna attenuante. Nel Ravennate e non solo la memoria di Elisa è stata mantenuta viva da iniziative civiche: gruppi locali organizzarono passeggiate e installarono una panchina rossa in suo ricordo, simboli di impegno contro la violenza di genere e di solidarietà verso chi resta alle spalle di vittime innocenti.
La puntata di Amore Criminale – Storie di femminicidio in onda stasera, martedì 16 dicembre alle 21.20 su Rai 3, conclude la stagione del programma proprio con il caso di Elisa Bravi. La narrazione televisiva si basa sulla formula della docu‑fiction, che combina interviste ai familiari, testimonianze, immagini di repertorio e ricostruzioni in fiction per raccontare come da una relazione apparentemente normale sia scaturita una tragedia così violenta. Il programma, condotto da Veronica Pivetti, è realizzato in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato e con il patrocinio della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. La scelta di chiudere la stagione con la storia di Elisa sottolinea oltre al valore mediatico anche la volontà di stimolare riflessioni sulla violenza di genere, sulla fragilità delle relazioni malate e sulla necessità di strumenti di prevenzione efficaci.
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