Il film
Richard Gere e Julia Roberts in Pretty Woman
Nel grande baule dei ricordi cinematografici di Hollywood, ci sono film che non invecchiano mai. Non importa quanti anni passino, quante mode cambino, o quante commedie romantiche tentino di replicarne la magia: Pretty Woman resta lì, intoccabile, con la sua musica coinvolgente, la favola moderna e quella scatola con la collana che scatta ancora nei cuori di milioni di spettatori. E così, più di trent’anni dopo il debutto di Edward e Vivian sul grande schermo, la domanda che aleggia come il profumo di un negozio di alta moda su Rodeo Drive è sempre la stessa: vedremo mai un sequel di Pretty Woman? Ci sarà mai Pretty Woman 2? A sorpresa – ma non troppo – Richard Gere ha risposto: forse.

Richard Gere e Julia Robert, protagonisti di una delle più importanti commedie del cinema
Durante il City Harvest Gala a New York, evento benefico frequentato dall’élite newyorkese e da star dal cuore grande, Gere ha affrontato la questione con la calma e il garbo che da sempre lo contraddistinguono. “Non escludo nulla,” ha detto sorridendo, “ma solo se la sceneggiatura sarà davvero valida”. E con valida, non intende certo un copia-incolla nostalgico. L’attore, oggi 75enne e ancora elegantissimo come negli anni ’90, ha messo subito in chiaro che il ritorno nei panni del magnate Edward Lewis non è in vendita al miglior offerente hollywoodiano: “Non lo farei per il gusto di farlo. Se ci fosse una storia autentica, ben scritta, che rispetti quei personaggi e li faccia evolvere, allora sì”.
Del resto, Pretty Woman non è solo un cult: è una sorta di incantesimo collettivo. Quando uscì nel 1990, nessuno immaginava che quella commedia romantica con un pizzico di trasgressione avrebbe segnato un’intera generazione. Non fu solo la fiaba della Cenerentola dei tempi moderni, ma anche una pellicola che – tra risate e momenti teneri – riuscì a raccontare il bisogno di essere visti, rispettati e amati. Richard Gere lo sa bene. “Molte delle scene più memorabili furono improvvisate - ha ricordato - La scatola con la collana? Un gioco tra me e Julia. Ed è diventata una delle scene più iconiche del film”.

Il famoso sguardo in ascensore tra il magnate Edward e la prostituta Vivian
In effetti, l’alchimia tra Gere e Julia Roberts era palpabile. Lei aveva solo 22 anni, ma bastò un sorriso (e una risata contagiosa) per farla entrare nel mito. Lui, già divo affermato, seppe affiancarla con la giusta misura di ironia e charme. Il resto, è storia del cinema. E se ora un sequel bussasse alla porta? I fan sono divisi: alcuni vorrebbero vedere Edward e Vivian alle prese con la vita adulta, magari sposati, genitori, o con un’attività benefica in comune. Altri pensano che quella favola andrebbe lasciata così com’è, perfetta e sospesa nel tempo.
Gere sembra appartenere al primo gruppo, ma con una doverosa condizione: niente pasticci nostalgici o sceneggiature stiracchiate. Solo una storia forte, coerente, scritta con cuore e testa. E Julia? Nessuna dichiarazione ufficiale da parte della Roberts, ma sappiamo che tra i due c’è sempre stato un affetto sincero e un rispetto reciproco. Se mai il progetto dovesse prendere forma, c’è da scommettere che anche lei vorrà leggere attentamente ogni riga del copione prima di dire sì. In un’epoca in cui Hollywood rispolvera ogni franchise possibile, il ritorno di Pretty Woman sarebbe più che un’operazione commerciale: sarebbe un test emotivo. Un modo per capire se, trent’anni dopo, la magia può tornare. Ma per ora, come ha detto Gere, il semaforo è giallo: serve il copione giusto, quello che faccia sorridere e riflettere, proprio come nel 1990. E chissà, nel mondo del cinema, dove i reboot spuntano come funghi e i sequel sembrano più inevitabili dei post su Instagram, forse anche stavolta ci sarà una scatola con una sorpresa. Ma solo se a scriverla sarà qualcuno con il tocco di Garry Marshall e quel pizzico di follia elegante.
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