Televisione
Marianna interpretata da Alanah Bloor e Carole André
Oltre alla Tigre della Malesia, la protagonista della fiction Sandokan, è indubbiamente Marianna, la Perla di Labuan. I panni della splendida donna che fa perdere la testa al capo dei pirati sono stati indossati meglio da Carole André nello sceneggiato del 1976 o da Alanah Bloor, cinquanta anni dopo? Quando, nel 1976, la serie di Sergio Sollima esplose sul piccolo schermo, Carole André non era che una giovane attrice - già attiva da adolescente - ma con una sorprendente maturità recitativa. Nel contesto di quegli anni la serie rappresentò un vero e proprio evento: sei puntate tra avventura e romanticismo. La storia di Marianna Guillonk, che alla fine sacrifica la sua vita per amore, ebbe un forte impatto sui telespettatori. La Marianna di Carole André è donna di nobili natali, cresciuta in un ambiente europeo ma immersa - per circostanze - nella Malesia coloniale. Da giovane che guarda con curiosità e anche un po’ di timore la terra esotica, fino a una scelta d’amore che la trasforma profondamente, aprendole gli occhi su ingiustizie, culture diverse, e invitandola a ribellarsi internamente (e idealmente) a un mondo corrotto.

Una delle scene cult del Sandokan 1976: la Tigre fugge con Marianna ferita. Lei non ce la farà
Carole André portò quella trasformazione con delicatezza, un’eleganza sobria, una grazia che bucava lo schermo senza eccessi. La sua Marianna era una donna vulnerabile, ma autentica, che cresceva con naturalezza: un equilibrio che persuase un pubblico vastissimo, contribuendo al grande successo dello sceneggiato. Il suo sguardo e il suo primo piano intensissimo, colpirono profondamente chi ammirava le puntate. In quegli anni, Carole non era un’attrice di primissimo piano anche se la sua carriera cinematografica era già in corso, ma grazie a Sandokan la sua notorietà si consolidò e il personaggio di Marianna contribuì a farla entrare nell’immaginario collettivo.
Carole André fu anche protagonista di un numero della rivista Playmen
Saltando avanti al 2025, Alanah Bloor affronta il ruolo di Marianna in un’epoca completamente diversa, con sensibilità contemporanee: la nuova serie vuole aggiornare il mito, rendendolo accessibile a un pubblico moderno. Alanah, giovane attrice britannica, diplomata di recente (2023) alla scuola di recitazione, arriva a questo progetto con un bagaglio di studio e con qualche esperienza limitata, ma con l’energia e la freschezza tipiche di chi ha su di sé l’entusiasmo del debutto. La sua Marianna è descritta come una donna moderna, ovviamente nel contesto ottocentesco della storia, più ribelle, consapevole, autonoma. Non una semplice figura romantica, ma una voce che pone domande, cerca libertà, ama la natura, respinge imposizioni e sceglie per sé un percorso personale. In questo senso, Alanah Bloor porta sullo schermo una reinterpretazione che rispecchia sensibilità attuali: Marianna non è solo oggetto di salvezza o amore, ma una donna forte, con grande interiorità e lotte proprie. È un approccio coerente con il tipo di produzione di oggi: serie evento, cast internazionale, attenzione a protagoniste femminili che rispecchino modelli di indipendenza e modernità.
Alanah Bloor in una foto in scena durante la produzione di Sandokan 2025
Eppure proprio confrontando le due emerge un dato significativo: la Marianna di Carole André resta, per intensità e autenticità, difficile da contestare e contrastare. La delicatezza con cui trasmetteva un passaggio interiore, la grazia naturale, la sobrietà espressiva, qualità forse troppo rare nella recitazione contemporanea sensibile a packaging e modernizzazione. La Marianna del 1976 era forte, sì, ma non gridava forza: la suggeriva. Una coerenza tra personaggio e interprete che oltre all’eredità popolare e culturale, ha contribuire a rendere memorabile quella versione. La Marianna di Alanah Bloor, al contrario, è un segno dei tempi: reinventata per una sensibilità moderna, per un pubblico che esige protagoniste capaci di autoaffermazione, lotta, consapevolezza. È una lettura interessante, coraggiosa, ma diversa. Adeguata ai tempi, ma che mal si sposa, a nostro avviso, al periodo in cui è ambientato il capolavoro di Emilio Salgari.
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Alla fine, se dovessimo scommettere su chi fra le due lascia il segno più profondo, sceglieremmo Carole André. Non perché la Marianna di oggi non abbia dignità: tutt’altro. Ma perché l'interpretazione sobria, intensa e autentica dell'attrice francese, è quella che, come già scritto, ha contribuito a costruire il mito. È quella che cinquant'anni fa fece sognare un’intera generazione. Se c'è una produzione che si spinge a investire e scommettere a una riedizione di Sandokan, come sta accadendo, buona parte del merito è proprio degli attori che diedero vita allo sceneggiato diretto da Sergio Sollima. Una domanda viene spontanea: tra cinquant'anni i telespettatori di oggi ricorderanno la Perla di Labuan interpretata da Alanah Bloor?
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