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Arezzo

L'ex preside Santori: "Quando intitolai il liceo a Balotelli. E quando feci stare in piedi per una mattina la quinta C"

Sara Polvani

03 Maggio 2025, 03:15

Claudio Santori

Claudio Santori

Claudio Santori, presidente della Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti, una vita dedicata alla cultura. Fondatore del “Liceo Musicale”, vi ha tenuto fino al 1991 la cattedra di Storia ed Estetica della Musica. È critico musicale e socio della “Società Italiana di Musicologia”. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, saggi su riviste specializzate, monografie e testi teatrali.

- Ripercorrendo la sua lunga carriera, quali sono le tappe più importanti e le persone che hanno influito nella sua formazione?

Appartengo ad una generazione che ha passato metà della vita ad essere esaminata. Esame per passare al secondo ciclo delle elementari, esame di quinta elementare, esame di ammissione alla scuola media, esame di terza media, esame di quinta ginnasiale per passare al liceo, esame di maturità, 24 esami universitari, esame di laurea, tre esami di abilitazione professionale e due esami di concorso da preside (i primi nella storia di questo tipo di concorso con lo scritto e l’orale, prima essendo stati da sempre col solo orale). Tutte tappe importanti, ma la più importante di tutte è indubbiamente l’esame di maturità! So di ripetere un luogo comune, ma è stato per anni un incubo ricorrente. Nel 1962 comportava quattro scritti (italiano, latino dal e in, greco) e il programma di tre anni di dieci materie, compresa educazione fisica: orale e pratico (il Nanni Giuliattini mi insegnò un esercizio alle parallele asimmetriche: venni a sapere per caso anni dopo che le parallele asimmetriche sono una specialità femminile!). Mi è capitato più volte (l’ultima volta quando ero già preside da anni) di sognare che avevano scoperto che non mi valeva l’esame di maturità e che l’avrei dovuto ripetere, svegliandomi di soprassalto in un bagno di sudore!

Le persone che hanno più influito nella mia vita sono state tre: il maestro delle elementari, Saverio La Rocca (allora ce n’era uno solo che per noi bambini era Dio in terra) che mi ha insegnato il metodo di lavoro; il professore di latino e greco al liceo “Petrarca”, Remigio Baicchi, che mi ha insegnato a stare al mondo con uno straordinario equilibrio fra l’aspetto professionale e quello umano: posso dire che per l’intera mia carriera di insegnante di latino e greco ho cercato di imitarlo e di applicare il suo metodo, adattandolo alle nuove circostanze; infine il mio primo Preside, don Ermanno Martini (per tutti “don Martini”, per gli studenti “il Gonghi”) dal quale ho imparato tutte le cose che si devono (o dovrebbero) fare e anche qualcuna di quelle che non si dovrebbero fare, ma si fanno!

- Come nasce la Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti e di cosa si occupa sotto la sua presidenza?

La Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti è nata nel 1906 come “Società degli Amici dei Monumenti”, sodalizio di privati cittadini, mirante ad impedire l'uscita da Arezzo del Camino del Mosca (target raggiunto!). Nel 1908 cambiò la propria ragione sociale in: “Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti” tutt'oggi in vigore, anche se modificata, dietro suggerimento di Mario Salmi, con il completamento «e del Paesaggio». La Brigata si propone di vigilare sulla conservazione delle opere d'arte della città e della provincia di Arezzo; di promuovere e, possibilmente, curare direttamente il restauro delle opere suddette; di sollecitare lo studio e la conoscenza del paesaggio e di tutelarne le bellezze; di elevare, nei modi adatti, la cultura artistica dei soci; di facilitare e diffondere la conoscenza delle opere d'arte e delle bellezze panoramiche possedute dalla Provincia. La Brigata è una forza morale permanentemente mobilitata in difesa di tutto ciò che per la Terra di Arezzo significa pregio, bellezza, decoro, interesse turistico. Pur non godendo di alcuna sponsorizzazione sistematica, in questi ultimi anni sotto la mia presidenza ha patrocinato e prodotto restauri di opere d’arte (con particolare riferimento agli affreschi del Vasariano); ha organizzato convegni di alta caratura (Desertificazione del centro storico, Verde pubblico, Strada dei Due Mari) e organizzato conferenze rivolte non solo ai soci, ma anche alla cittadinanza. Tutto ciò è dovuto alla rete di amicizie che abbiamo avuto la ventura di stringere in tanti anni; amicizie che, unitamente al prestigio di cui francamente godiamo e al rispetto che ci siamo guadagnati con la nostra serietà e il nostro spirito di indipendenza dai palazzi, dalle consorterie e soprattutto dalla politica, ci ha consentito anche di mantenere vivo il Bollettino che è il nostro vanto, unanimemente riconosciuto come voce autorevole nel contesto della pubblicistica cittadina e provinciale. È una pubblicazione, nata negli anni Sessanta del secolo scorso, che siamo riusciti a trasformare in veri e propri libri con Isbn, ai quali collaborano le più reputate firme cittadine e non solo. Rammento fra le cose che più hanno caratterizzato la nostra attività culturale, le letture vasariane la cui formula ha fatte registrare un gradimento che è venuto crescendo, grazie indubbiamente alla traduzione in italiano corrente che è opera mia, ma soprattutto grazie alla contestuale proiezione delle immagini da parte della professoressa Caterina Romano che possiamo annoverare fra gli amici più fidati della Brigata.

- Protagonista da oltre un trentennio della vita culturale aretina, quali sono i progetti più significativi che sta portando avanti?

Sono tanti, in verità, ma mi piace ricordare appunto il Bollettino della Brigata e la direzione del Secondo Percorso dell’Università dell’Età Libera, che curo dalla fondazione e dove insegno regolarmente. Alla vita culturale della città, che adoro, credo di aver dato qualcosa: sono fra i fondatori del Liceo Musicale, dell’Università dell’Età Libera, dell’Associazione degli Scrittori Aretini “Tagete” e della Società Storica. Ho scritto un libro nel dialetto aretino: l’Eptamerone chianaiolo, libera interpretazione dei Mimiambi di Eroda.

- Già preside nei licei, è a riposo dal 2010, ricorda qualche aneddoto?

Beh, la mia è stata una delle presidenze più lunghe: sedici anni che mi hanno permesso di creare e mantenere uno stile. Appena entrato, nel 1994, iniziai con un vero e proprio colpo di mano: l’abolizione delle squadre di ginnastica. Colpo di mano perché non avevo un valido documento di sostegno da parte del Collegio che formalmente sosteneva i colleghi, ma in realtà era contro perché le more nella formazione delle squadre causavano di fatto antipatici ritardi nella formazione dell’orario definitivo. Una docente mi denunciò per abuso di potere al Tar della Toscana, ma i tempi erano ormai maturi e il tribunale mi dette ragione. (En passant: mi hanno fatto parecchi ricorsi contro la bocciatura, ma i miei verbali erano blindati e non ne hanno vinto uno!). Per raccontare gli eventi più curiosi della mia presidenza ci vorrebbe un libro. Mi limiterò a ricordare le iniziative più clamorose: l’affaire Balotelli e la debanchizzazione della 5C. Per lanciare un messaggio forte contro il razzismo, intitolai per un giorno il «Redi» a Balotelli. Successe il finimondo: il giorno stabilito vennero a scuola parecchie testate nazionali, fra cui la Repubblica, l’Unità e la Stampa, e due straniere, fra cui l’Équipe, il più importante foglio sportivo francese, che dettero all’episodio una risonanza nazionale e internazionale. Un'altra volta per colpire in maniera originale una classe, appunto la 5C, nella quale alcuni studenti rendevano impossibili certe lezioni, un sabato alla fine della mattinata feci togliere i banchi e il lunedì successivo gli studenti dovettero rimanere in piedi tutta la mattina. Ci furono proteste feroci in sede locale, ma il Provveditore Caruso capì la ratio del gesto e soprattutto la capirono i ragazzi che presero la cosa con umorismo e consentirono un finale d’annata addirittura esemplare. La cosa finì qualche anno dopo sulla Settimana Enigmistica nella rubrica “Strano, ma vero”.

- Quali altri interessi coltiva?

La musica, la storia locale, il tiro con la balestra per cui mi onoro di far parte del Panathlon, al momento come consigliere.

- Prossimi impegni?

L’insegnamento nell’Università dell’Età Libera, un altro libro dopo i due dedicati al Vasari nell’anno vasariano e l’organizzazione di un evento che, come lo vedo io, potrebbe essere clamoroso nell’anno del Giubileo.

IL PROFILO

Claudio Santori è nato nel 1944. Laureato in lettere classiche, è stato per un decennio Direttore Artistico del Comune di San Giovanni Valdarno. Ha collaborato con la cattedra di Storia della Musica dell’Università di Siena, dietro invito di Fiamma Nicolodi. Ha diretto la rivista “Setticlavio” dell’Accademia Musicale Valdarnese ed è al momento direttore responsabile della rivista “Polifonie” della Fondazione Guido d’Arezzo. Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana, nel 2008 è stato creato da Nicolas Sarkozy Chevalier dans l’ordre des Palmes Académiques.

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