Arezzo
L'auto sulla quale fu ucciso il tifoso Sandri
Riavvolgere il nastro della cronaca nera aretina indietro di 40 anni, significa tornare alle immagini in bianco e nero di quel boschetto sopra Arezzo, dove il 5 ottobre 1988 giace il corpo senza vita di Maria Cardicchi, più conosciuta come la Mariona. Un vistoso taglio alla gola. Una donna di vita, 52 anni, che si spostava ogni giorno tra Piazza del Popolo e il Torrino. Accoltellata da qualcuno che riuscirà a rimanere nell’ombra per sempre. Gli investigatori del tempo, con armi scientifiche allora spuntate, battono varie piste senza esito. Nella lunga scia di delitti, quello più mediatico è ambientato nel luogo più periferico della provincia di Arezzo, a Cà Raffaello, comune di Badia Tedalda, isola di Toscana in mezzo alla Romagna. Una donna, Guerrina Piscaglia, sparisce il primo maggio 2014 e tutti pensano ad un allontanamento volontario. A fine estate i sospetti cadono su un sacerdote di colore. File di cronisti e cameraman salgono su per Viamaggio. Mistero e morbosità. Il cadavere non si troverà mai, ma il prete di colore che non disdegnava birra e donne, prima è indagato, poi arrestato, infine condannato. Tutto si decide con indagini su cellulari e celle telefoniche. Caso giudiziario chiuso, ma giallo ancora aperto.
Di femminicidi è costellato il quarantennio di cronache raccontate dal Corriere di Arezzo. Agli esordi del Corriere, nel 1985, alle porte di Arezzo, zona Olmo, si consuma l’omicidio suicidio di due amanti e ancora oggi la villetta adagiata sulla collina che fu teatro del fatto di sangue, è chiamata la casa dei fantasmi perché mai rifiorita a nuova vita. L’apice si registra in tempi recenti, aprile 2023, fuori porta San Lorentino, quando un padre massacra davanti agli occhi dei figli la loro madre Sara e la suocera Brunetta: prenderà l’ergastolo. Tragedie familiari con trame diverse intrecciano un interminabile filo rosso. Sarà il Corriere nell’agosto 2001 a svelare per primo l’identità di Natalya, giovane madre ritrovata cadavere tra i cespugli in un campo a San Zeno: assassinata e abbandonata lì dal compagno, incastrato dai tabulati del cellulare, sempre più decisivi nella soluzione dei casi. Il 25 marzo 2003 nella campagna di Cortona tra Pietraia e San Lorenzo, da un pozzo i vigili del fuoco ripescano resti umani: è il corpo di Cristina, sparita a novembre, 25 anni, uccisa dal convivente che poi si toglierà la vita prima di essere processato.
Amori che finiscono nel sangue. Due fidanzati volano giù da un terrazzo, prima lei poi lui, e Terontola nell’agosto 1999 è sconvolta. Sempre d’estate, 2008, l’omicidio suicidio di una giovane coppia a Sansepolcro strazia la Valtiberina. Ma la pellicola dei femminicidi è infinita: c’è l’uomo che irrompe con due pistole nella villetta di Olmo dove il 15 giugno 2000 uccide la ex compagna e il suocero, poi si toglierà la vita in carcere; il caso irrisolto della ragazza scaraventata da un’auto a bordo strada in via di Pescaiola tra Mugliano e San Giuliano (3 marzo 1997) uccisa con un laccio stretto al collo e due colpi di revolver all’addome; Eva martoriata di coltellate, ben 44, nella macchina dopo un incontro a Brolio in una piazzola, il 13 gennaio 2005; Katia gettata nel torrente Afra a Sansepolcro, dopo le martellate, nel luglio 2016; l’arma del delitto è il cric dell’auto quando nel giugno 2002 un giovane castiglionese toglie la vita alla ragazza che non ne voleva sapere di essere lasciata. Respinta e ammazzata.
Il crimine consumato con l’arma più insolita si verifica in Casentino, dove l’8 luglio 2001 in una storia noir di soldi, gioco e inganni, un ex carabiniere uccide il farmacista di Poppi lanciandogli acido addosso e gli perfora il capo con un colpo di balestra (o fucile da sub) dopo aver ferito gravemente sempre con l’acido il padre. Ergastolo. Sempre in Casentino, nel 2002, ammantato da ombre il delitto del carabiniere fulminato con la carabina dall’amico pastore sardo a Lucciano di Bibbiena; il 15 giugno 2000 l’agricoltore e l’amica assassinati nel casolare di Chitignano dato alle fiamme, caso senza colpevoli; altra vicenda tragica e non chiara il 23 dicembre sempre del 2000 nei boschi di Gargonza, dove un uomo crivella di colpi l’amico vigilante, sparisce, ma sarà poi incastrato dagli inquirenti.
E’ firmato da un tentacolo della ‘ndrangheta il duplice omicidio al Tasso di Terranuova Bracciolini: i due fratelli Talarico, calabresi, ammazzati e poi sotterrati. Ad aprile 2006 la macabra scoperta. A distanza di anni, nel 2022, indagini riaperte grazie ad un pentito e riflettori sulle cosche.
Nel pesante libro della cronaca nera ci sono anche donne che uccidono uomini: a Terranuova Bracciolini nel settembre 2017 la moglie colpisce a morte con il mattarello il marito, in Casentino, a Lonnano di Pratovecchio, l’anno prima, in ottobre, una donna imbraccia il fucile del marito e dopo un’offesa lo fulmina mentre lui sta schiacciando le noci a tavola. In pieno centro ad Arezzo, febbraio 2004, nella torre in via Bicchieraia un anziano ex primario di ospedale era stato aggredito dalla moglie in un momento di nervi: mani strette al collo, omicidio preterintenzionale.
In Valdarno, a Montevarchi, accade anche un omicidio tra donne, rivali in amore che si contendono lo stesso uomo: lei uccide l’altra l’11 febbraio 1998 e per la vicinanza alla festa degli innamorati, quello viene definito il delitto di San Valentino.
Nasce in chat - i primi numeri di telefono a pagamento per incontri e compagnia, l’144 - il delitto del bidello in pensione di Castiglion Fiorentino. Due giovani arrivano da Roma nell’autunno 1994 per stare assieme all’uomo e spillargli soldi. Spariscono. Il 9 gennaio l’uomo viene trovato cadavere, dopo molto tempo, legato con lo scotch nella vasca da bagno. Sarà la prima indagine a buon fine sviluppata dagli investigatori con tabulati telefonici e celle.
Sangue viene sparso ad Arezzo anche nella guerra tra bande durante gli anni peggiori della sfida per il controllo delle piazze della prostituzione e della droga: all’Orciolaia, 29 marzo 2009, a Olmo, ottobre 2010. L’oggetto che uccide è un tagliente narghilè di vetro, a Terranuova fuori dalla discoteca, l’1 ottobre 2023, in una spaventosa rissa tra gruppi stranieri, dominicani.
A scopo di rapina la barbara uccisione, settembre 1999 a San Lorenzo di Cortona, di un anziano solo in casa, sbattuto contro il camino da un marocchino, per portargli via qualche soldo che custodiva nel macinino del caffè.
Un capitolo triste è quello dei delitti in ambito familiare legati alla solitudine, alla disperazione, alla malattia: l’ultimo dei quali in città, in via Giotto, giugno 2024, con il marito esasperato per l’Alzheimer della moglie, che uccide la compagna di una vita. Situazione simile a San Giovanni dove a marzo 2025 la figlia ammazza la madre anziana che non riesce più a gestire. Ma la lista è lunga.
Il 28 novembre 2018, di notte, il gommista di Monte San Savino, Fredy Pacini, spara al ladro entrato con i complici nella sua azienda di bici e pneumatici per rubare. Lo uccide. Omicidio per legittima difesa e quindi non punibile, dirà il giudice. Tema della difesa di sé, dei propri cari e dei propri beni, che si ripresenta il 5 gennaio 2023 a San Polo quando Sandro Mugnai spara con la carabina da cinghiale al vicino che con la ruspa prima gli schiaccia le auto in sosta e poi con la benna gli attacca la casa.
A funestare per 40 anni le pagine della cronaca a cadenze troppo frequenti sono gli incidenti sul lavoro di ogni tipo, non solo nei cantieri. Assurda la morte di due impiegati dell’Archivio di Stato, settembre 2018, asfissiati dal gas argon uscito dall’impianto antincendi difettoso e responsabilità tuttora da attribuire. Due vigili del fuoco, Filippo Bertini e Simone Mazzi, vittime di due diversi interventi di emergenza con i pompieri, nel 1999 sulla E45 in una tormenta di neve giù dal viadotto; nel 2003 a Molin Nuovo per il cavo spezzato del verricello. Infinita la sequenza degli incidenti stradali, tra i più impressionanti, nel 2016, quello in cui madre e figlia vengono uccise mentre camminano sul marciapiede, a San Leo, travolte da una minicar guidata da conducente positivo all’alcoltest. A maggio 1992 tre morti nello scontro tra due treni sulla linea Lfi. E poi la droga che negli anni ha falciato una moltitudine di vite.
Inchiostro nero. Cronache in cui, caso per caso, dietro ai freddi numeri ci sono storie, anime, vite spezzate.
La grande cronaca nazionale e internazionale riserva vicende che proiettano Arezzo in primo piano e nella storia: il 2 marzo 2003 il conflitto a fuoco nel treno, a Castiglion Fiorentino, con il poliziotto della Polfer Emanuele Petri ucciso dal terrorista Mario Galesi, pure lui deceduto, è una pagina di cronaca che segna l’inizio della fine delle nuove Brigate Rosse. L’11 novembre 2007 il tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, viene colpito a morte dal proiettile sparato in modo sciagurato da un agente della Stradale: il colpo attraversa l’A1, da una stazione di servizio all’altra, e centra il giovane. I fidanzati Stella e Carlos sono tra le vittime del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018. Nel disastro aereo di Addis Abeba, 10 marzo 2019, nel Boeing che precipita e si schianta al suolo, periscono i coniugi Carlo Spini e Gabriella, di Sansepolcro. Risalendo nel tempo, il 25 gennaio 1991, l’esplosione alla discoteca Il Principe costa la vita alla giovane Leonia Rossi. Non è un attentato, ma una fuga di gas. Il 29 maggio 1985, con il Corriere di Arezzo appena nato, nella strage dell’Heysel 2 vittime aretine tra le 39: Roberto Lorentini e Giusy Conti.
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