Arezzo
Giallo giudiziario sull'oro (Foto creata con AI)
Caso Castoro archiviato. L'amministratore giudiziario della ditta e i collaboratori che lo affiancarono, non hanno sottratto neanche un grammo di oro all'azienda del distretto dei preziosi di Arezzo che era finita in una tempesta giudiziaria e il tribunale aveva affidato loro: a questa conclusione è giunto il gip Stefano Cascone che ha emesso un provvedimento netto con il quale cadono definitivamente sospetti e accuse. Una vicenda complessa, intricata, fatta di sigilli e di ammanchi in cassaforte, di sopralluoghi e pesature della guardia di finanza, e di denunce.
Alla luce dell'archiviazione per i 4 indagati, l'avvocato Luca Fanfani, difensore del dottore commercialista Stefano Mendicino, che era l'amministratore giudiziario della Castoro, afferma: “Ognuno, nella vita, raccoglie ciò che semina. Ad Arezzo è nota a chiunque l'integrità, umana e professionale, del mio assistito, che ancor più nel ruolo di amministratore giudiziario ha sempre operato in modo ineccepibile a fianco della giustizia. Lo ribadisce anche l'odierna decisione del Gip, che, nell'accogliere l'ennesima richiesta di archiviazione della Procura, ha giudicato infondate tutte le denunce presentate a suo carico, distinguendo, in modo esemplare, il grano dal loglio.”
Il gip nelle 14 pagine dell'ordinanza sottolinea come “Mendicino sembra aver svolto con perizia il proprio incarico, aggiornando con la diligenza dovuta l'autorità giudiziaria”. E ancora: “Nessuna violazione degli obblighi di custodia può essere imputata al Mendicino, che sarebbe intervenuto in un momento nel quale la sottrazione si era già verificata”. E per il giudice l'ipotesi più verosimile è che il metallo prezioso sarebbe stato sottratto, non si può dire da chi (“soggetti ignoti”, “sodali degli allora imputati” scrive il gip) dopo le misure cautelari personali che attinsero gli imprenditori, prima che scattasse l'amministrazione giudiziale.
Il caso Castoro ad Arezzo riguarda la presunta sparizione di decine di chili d'oro (50) dalla srl durante il periodo in cui l'azienda era sotto sequestro a seguito di un'inchiesta per contrabbando di oro non punzonato iniziata nel 2018. La titolare ha denunciato l'ammanco, che corrisponde a un valore stimato di circa 5 milioni di euro, basandosi su accertamenti della stessa Guardia di finanza e una consulenza tecnica che ha evidenziato un significativo sbilancio tra l'inventario iniziale e finale del magazzino aurifero. Un procedimento giudiziario complesso e controverso: la procura di Arezzo aveva chiesto due volte l'archiviazione per mancanza di elementi sufficienti a sostenere accuse di appropriazione indebita o altri reati, ma la titolare si era opposta con forza esponendo le sue ragioni. Indagati erano l'amministratore giudiziario, il direttore commerciale e due intermediari, sospettati di movimenti di oro fuori contabilità o vendite non registrate. La consulenza tecnica disposta dal giudice ha rilevato che la contabilità era tenuta correttamente, mentre il calcolo dell'ammanco finale era messo in dubbio dalla differenza nei metodi di inventario utilizzati all'inizio e alla fine del periodo. Era anche spuntato un pizzino anonimo trovato dall'amministratore giudiziario, che faceva riferimento a telecamere da aggirare e a borse per trasportare metallo fuori dall'azienda; inoltre, alcune telecamere di sorveglianza risultarono sabotate. Le difese avevano chiesto ulteriori indagini su questo punto.
Tutto era avvenuto in seguito all'inchiesta "Pietra filosofale", che nel 2018 portò all'arresto di vari soggetti coinvolti in un traffico illecito di oro non punzonato, con un faccendiere turco al centro degli scambi tra Italia, Cina e Turchia. La titolare di Castoro fu assolta da ogni accusa in quel procedimento, mentre altri furono condannati o patteggiarono. Una volta riprese le redini dell'azienda erano sorti dubbi, da parte della srl, sulla gestione del metallo.
Un giallo giudiziario sulla presunta sparizione di un ingente quantitativo di oro con accuse contro i gestori nominati dal tribunale, che sono evaporate con il pronunciamento del gip Cascone.
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