L'omicidio
Maria Sestina Arcuri e Andrea Landolfi
Maria Sestina Arcuri aveva solo 26 anni quando morì nel paese di Ronciglione, un borgo con meno di 10 mila residenti, in provincia di Viterbo. Era una giovane parrucchiera originaria della Calabria che si era trasferita a Roma per inseguire un sogno. Sogno spezzato, come le sue speranze, culminate in un evento drammatico che scosse l'intero Paese: il suo omicidio. Era conosciuta per la sua personalità solare e il suo entusiasmo per la vita. Lavorava nella capitale in un salone nel quartiere Africano e si dedicava con passione alla sua professione, frequentando corsi di formazione per migliorare le sue abilità. Era una persona altruista e affettuosa, sempre pronta a condividere momenti di gioia con amici e familiari.
Iniziò una relazione con Andrea Landolfi, un ex pugile di 33 anni, che all'inizio sembrava affettuoso e premuroso. Tuttavia, con il passare del tempo il suo comportamento divenne geloso e possessivo, portando a episodi di violenza. La notte del 3 febbraio 2019, durante un weekend trascorso nella casa della nonna di Andrea, a Ronciglione, le tensioni tra i due culminarono in un litigio violento. Durante la discussione, dopo una serata trascorsa in un pub, Maria cercò di allontanarsi. Le telecamere di sorveglianza mostrarono segni di disagio da parte sua mentre i due si dirigevano verso l'auto. Una volta tornati nella villetta, la situazione degenerò. Maria cadde dalle scale in circostanze drammatiche, fu ricoverata, ma morì in ospedale. Secondo le testimonianze e le prove raccolte, non si trattò di una caduta accidentale ma di un atto violento da parte del fidanzato. L'autopsia, tra l'altro, rivelò ferite gravissime sul corpo, inclusa una lesione fatale al cranio.
Il caso suscitò grande indignazione pubblica e portò a un lungo processo. Andrea Landolfi fu inizialmente assolto, ma successivamente condannato a 22 anni di carcere dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma nel dicembre 2022. La sentenza è stata confermata dalla Cassazione il 9 novembre 2023, riconoscendo Landolfi colpevole del femminicidio. Nella sentenza la Corte scrisse: "L'ha lanciata per le scale e ha omesso qualsiasi iniziativa per cercare di salvarle la vita, completando il suo disegno di morte. L'ipotesi della caduta accidentale è contraria alla logica, alle leggi della fisica e agli accertamenti medico legali sui corpi dell'imputato e della vittima". Inoltre fu messo in evidenza che l'ambulanza venne chiamata solo ore dopo la caduta.
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