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Sanità

Arezzo, la sfida all'Alzheimer: progetto della Asl Toscana sud est per migliorare la presa in cura dei pazienti. In provincia oltre 7.200 casi

Il materiale informativo realizzato in sinergia con l’Associazione Aima per i diritti delle persone malate di demenza, dei loro familiari e dei caregiver

Giuseppe Silvestri

18 Dicembre 2024, 13:49

Da sinistra: Antonella Valeri, Silvana Repetti, Assunta De Luca, Barbara Innocenti e Vianella Agostinelli

Da sinistra: Antonella Valeri, Silvana Repetti, Assunta De Luca, Barbara Innocenti e Vianella Agostinelli

La gestione delle persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza in contesti ospedalieri e territoriali rappresenta una sfida significativa per il sistema sanitario. L'obiettivo primario è quello di umanizzare le cure durante i momenti delicati di ricovero o accesso in pronto soccorso, creando un patto di collaborazione tra personale sanitario, pazienti e familiari. Questo approccio mira a ottimizzare la comunicazione e a migliorare l'esperienza complessiva del paziente.

Il progetto, sviluppato in sinergia tra la Asl Toscana sud est e l’Aima Arezzo (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer), si basa su un concetto fondamentale: la collaborazione attiva dei familiari può alleviare lo stress vissuto dai pazienti durante il ricovero. La brochure informativa, realizzata a cura della Uoc Relazioni interne, comunicazione inclusiva e di equità dell’Asl Toscana sud est, è stata presentata questa mattina, mercoledì 18 dicembre, e contiene informazioni utili sia per i pazienti che per i loro familiari, sottolineando i diritti delle persone con Alzheimer, come la permanenza nel pronto soccorso solo per il tempo necessario e il trasferimento rapido in ambienti idonei per ridurre il disorientamento

Clicca qui per scaricare la brochure

All'interno della brochure, vengono evidenziati alcuni diritti cruciali per le persone con Alzheimer

  • Permanenza minima in pronto soccorso: garantire che i pazienti restino solo il tempo necessario per gli accertamenti.
  • Trasferimento rapido: assicurare un passaggio veloce verso sistemazioni appropriate.
  • Riservatezza e sicurezza: mantenere i pazienti in barella o poltrona con la massima discrezione.
  • Comunicazione della storia clinica: permettere ai familiari di condividere informazioni vitali con il personale sanitario.


Una fase della conferenza di presentazione della brochure

I familiari sono incoraggiati a seguire le indicazioni del personale sanitario e a fornire dettagli sulla terapia in corso del proprio caro, contribuendo così al buon funzionamento delle strutture sanitarie.

"Non possiamo parlare solo di disabilità, ma di persone con precisi diritti e dignità – ha evidenziato la direttrice generale facente funzioni, Antonella Valeri - La nostra Azienda, grazie al grande apporto del mondo dell’associazionismo, sta percorrendo una strada sempre più delineata per definire percorsi ancora più coerenti con le esigenze specifiche dei pazienti e dare risposte efficaci ai loro bisogni".

Elemento chiave del progetto è la formazione specifica del personale sanitario. Questa formazione è fondamentale per sensibilizzare gli operatori sulla gestione dell'Alzheimer e delle demenze, migliorando così la qualità dell'assistenza offerta. La direttrice sanitaria Assunta De Luca ha sottolineato l'importanza di questi strumenti formativi per affrontare lo stress associato al ricovero.

"Per le persone con Alzheimer o con altre forme di demenza, un ricovero rappresenta sempre un motivo di forte stress – ha sottolineato – grazie alla forte sinergia introdotta con l’associazione Aima abbiamo, quindi, voluto introdurre nuovi strumenti per rendere sempre più efficace la presa in cura dei pazienti. Abbiamo, inoltre, previsto una formazione specifica per il nostro personale sanitario, in un’ottica di sensibilizzazione sulla tematica di gestione dell’Alzheimer o di altre forme di demenza. Ringrazio l’Associazione Aima per il supporto e il contributo con l’obiettivo di migliorare sempre più i percorsi".

Il progetto non si limita agli ospedali ma si estende anche sul territorio, con l’obiettivo di garantire una continuità assistenziale tra le strutture ospedaliere e quelle territoriali. In caso di dimissione, viene assicurata una segnalazione tempestiva alla Centrale Operativa Territoriale per attivare l'Infermiere di famiglia e comunità, facilitando così il passaggio verso la residenza assistita o il ritorno a casa.

Silvana Repetti, presidente di Aima Arezzo, ha evidenziato che è cruciale costruire una comunità consapevole e sensibile che possa affrontare lo stigma associato alla demenza. La collaborazione tra istituzioni e associazioni è fondamentale per semplificare i percorsi assistenziali e istituire un patto efficace tra pazienti, famiglie e personale sanitario.

"L’Alzheimer, con la sua incidenza e prevalenza crescente all’aumentare dell’età - ha sottolineato Repetti - assume un valore emblematico rispetto ai bisogni socioassistenziali che il paese dovrà con ogni probabilità attrezzarsi ad affrontare nel futuro. Nella provincia di Arezzo abbiamo 7248 casi di persone over 65 con forme di demenza, decadimento cognitivo e Alzheimer e 135 casi dai 35 ai 64 anni. È, quindi, importante tentare di costruire una comunità consapevole e sensibile che sia in grado di superare lo stigma che caratterizza la demenza. Per raggiungere questo obbiettivo è indispensabile fare rete con le Istituzioni e la elaborazione di questa brochure con la Asl Toscana sud est è quella di semplificare un percorso e di istituire un patto con la persona fragile e la propria famiglia e con il personale sanitario, per una presa in carico più efficace ed efficiente, sia nel momento del ricovero in ospedale che sul territorio".

In sintesi, il progetto dell'Asl Toscana sud est rappresenta un passo significativo verso l'umanizzazione delle cure per le persone con Alzheimer. Attraverso la formazione del personale, la creazione di materiali informativi e il coinvolgimento attivo dei familiari, si sta costruendo un sistema più integrato e sensibile alle esigenze dei pazienti. Questi sforzi non solo migliorano la qualità della vita dei pazienti ma contribuiscono anche a creare un ambiente più accogliente e rispettoso della dignità umana.

COSA E' l'ALZHEIMER

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo, considerata la forma più comune di demenza, in particolare tra la popolazione anziana. Questa malattia colpisce prevalentemente le aree del cervello responsabili della memoria, del linguaggio e delle capacità cognitive complesse. Si stima che attualmente circa 50 milioni di persone nel mondo siano affette da Alzheimer, e la prevalenza aumenta con l'età, colpendo circa il 5% delle persone sopra i 65 anni e circa il 20% degli ultraottantenni

Il nome Alzheimer deriva dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, che nel 1906 descrisse per la prima volta i sintomi e le caratteristiche della malattia. La condizione è anche conosciuta come demenza degenerativa primaria, poiché non è causata da altre malattie ma rappresenta una patologia intrinsecamente legata al cervello.

I sintomi si sviluppano lentamente e tendono a peggiorare nel tempo. I primi segni includono

  • Dimenticanze frequenti: difficoltà a ricordare eventi recenti o nomi.
  • Confusione temporale e spaziale: disorientamento riguardo a date, luoghi o situazioni.
  • Difficoltà nel linguaggio: problemi a trovare le parole giuste o a seguire conversazioni.
  • Cambiamenti di umore: ansia, depressione e irritabilità

Con il progredire della malattia, i pazienti possono perdere la capacità di svolgere attività quotidiane e necessitare di assistenza per compiti semplici come vestirsi o preparare un pasto. La progressione della malattia può variare significativamente tra gli individui, ma in genere porta a una completa dipendenza dagli altri entro diversi anni dall'esordio dei sintomi

La diagnosi dell'Alzheimer è complessa e si basa su una combinazione di valutazioni cliniche, test cognitivi e imaging cerebrale. Non esiste un test definitivo per diagnosticare la malattia; piuttosto, i medici utilizzano criteri diagnostici per escludere altre condizioni. Le cause esatte dell'Alzheimer ancora non sono state completamente comprese e attualmente non esiste una cura definitiva per l'Alzheimer. Ci sono trattamenti farmacologici che possono aiutare a gestire i sintomi e rallentare la progressione della malattia e che si sommano ad approcci terapeutici diversi come la terapia occupazionale e il supporto psicologico, fondamentali per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. 

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