Arezzo
Samuele Landi e pezzi dell'imbarcazione
Le prime immagini del relitto non sono cristalline, un po' come tutta la vicenda di Samuele Landi, padre di Eutelia, imprenditore illuminato e dalla vita a tutto gas, poi precipitato nei guai giudiziari, infine morto latitante nel naufragio del 2 febbraio 2024 nel Golfo Persico. Il filmmaker italoinglese Oswald Horowitz ha localizzato in fondo all'oceano, a 30 metri di profondità, i resti della chiatta sulla quale viveva Landi. “Tra due settimane ci immergeremo nel relitto e filmeremo”, ci dice Horowitz. “Dalle prime immagini con la GoPro la piattaforma appare distrutta in tantissimi pezzi, non si è spezzata in due. Strano. Chiederò ad un esperto come mai”.
Qualche particolare già sarebbe emerso: “Ho visto una scarpa di Samuele coperta di coralli”. Il progetto prevede riprese dettagliate di ciò che resta dell'imbarcazione ultima dimora galleggiante dell'inafferrabile personaggio aretino. Horowitz sta lavorando ad un film su Samuele Landi, forse pronte nel 2026, ed ha raccolto testimonianze ad Arezzo e in ogni dove. Cerca altri sponsor. Custodisce in segreto la trama. Adesso si occupa della fase tecnicamente più complessa: le riprese subacquee. Quella chiatta Aisland, in acque internazionali al largo di Dubai, che era il perno del progetto di Landi: una scommessa più che ambiziosa, estrema, creare un luogo inattaccabile dal punto di vista fiscale e delle libertà, svincolato da ogni legge e restrizione, autosufficiente come energia, sostentamento, comunicazioni. Città per cinquemila abitanti. Ma la piattaforma-base, condivisa con i collaboratori marinai e gli inseparabili gatti, è colata a picco.
Oswald Horowitz per tre settimane aveva vissuto nella chiatta accanto a Landi. Un periodo sufficiente per rimanere calamitati dal carisma di un uomo vulcanico e controverso. Da qui l'idea di realizzare un film sul fondatore della società di telecomunicazioni Eutelia.
Il relitto è stato cercato e trovato nei fondali del Golfo Persico al largo delle coste degli Emirati Arabi Uniti. Onde alte fino a quattro metri l'avevano inabissata. Landi, esperto nuotatore, non riuscì a scampare al naufragio perché, pare, urtò un pezzo di metallo e l'impatto risultò fatale. Oltre a Landi, altre due le persone che persero la vita. Il suo corpo fu ritrovato giorni dopo, ma per arrivare alla conferma definitiva dell'identificazione, si è dovuto attendere fino a inizio 2025 quando la salma, portata in Italia, dalle analisi di medicina legale ha dato le conferme che si attendevano. Giallo concluso. Nessuna notizia su funerali, cremazione, inumazione. Stretto riserbo familiare.
La parabola discendente di Landi era iniziata con il crac finanziario di Eutelia nel 2010 e una condanna a 14 anni per bancarotta fraudolenta, quindi la decisione di trasferirsi a Dubai per sfuggire all'estradizione, gridando sempre all'ingiustizia e attaccando tutti, Stato e giudici. Lì aveva continuato a reinventarsi come imprenditore offshore, ma anche nella diplomazia per lo stato della Liberia, dedicandosi infine a progetti innovativi come Aisland. Il sogno era quello definito "seasteading", ovvero la creazione di comunità indipendenti su piattaforme galleggianti in acque internazionali. Voleva trasferire la chiatta verso il Saya de Malha Bank nell'Oceano Indiano.
Il documentario che con finanziamenti raccolti attraverso una sottoscrizione si sta realizzando, avrà il titolo di The Legend of Landi: Requiem for a Floating City. Alcune sequenze sono state già inserite sul web dal regista inglese, comprese le profetiche dichiarazioni in cui Landi dice: “E' la mia ultima sfida” e “Morirò in mare, meglio che in un letto d'ospedale”. Imprenditore brillante, ex paracadutista e motociclista, divenuto dei principali operatori italiani nel settore delle tlc, Landi è poi scappato da Arezzo dove manteneva contatti e anche un sito internet. Il 21 agosto prossimo avrebbe compiuto 60 anni. Il naufragio ha spazzato via tutto. Comprese le pendenze giudiziarie. Interrogativi aperti, tanti, in primis l'esistenza o meno di un tesoro Eutelia.
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