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Arezzo

L'impresa di Luciano Flori, la Nove Colli a 81 anni. La bicicletta, passione e fatica. "Salgo in sella e va via ogni dolore"

Luca Serafini

20 Maggio 2025, 06:59

Luciano Flori

Luciano Flori alla Nove Colli

Quanta fatica, ma che soddisfazione. Luciano Flori, 81 anni da compiere il 2 agosto, aretino di Olmo, ha completato domenica scorsa la sua 22esima Nove Colli, mitica granfondo per ciclomatori. Un'impresa. Su e giù per i tradizionali nove colli, con partenza e arrivo a Cesenatico, un traguardo conquistato con la volontà. E davanti ancora tanta strada da pedalare nelle prossime uscite.

- Flori, per lei cosa rappresenta la bici?

Passione, salute, amicizia. Sono nato nel 1944, ho tifato Coppi, poi negli anni Moser e Pantani. La bicicletta l'ho usata per andare al lavoro, a 13 anni, ed è diventata sport e compagnia dai 40 anni in su. Prima con la squadretta della falegnameria Fratini Baldini di Ceciliano dove ero dipendente, poi con la Melys. Ho lavorato per il Comune di Arezzo nella nettezza urbana, con carretto e Ape, quando il servizio era a gestione diretta, nel tempo libero ho sempre pedalato. Poi avanti, da pensionato, orto, vigna e bici. Oggi vado 4 volte la settimana ed è sempre un piacere.

- Domenica è stata dura?

La Nove Colli non è uno scherzo, ho sempre fatto il percorso di 139 km, e questa era la 22esima. Ogni anno che passa le salite sempre le solite mentre io ho un anno in più... Bisogna andarci allenati, non si improvvisa. Là dove soffri di più è la passione che ti aiuta. E io di passione ne ho tanta. Quando poi sei in dirittura di arrivo, la soddisfazione ti ripaga di tutto.

- Quanto tempo ha impiegato?

Circa 10 ore. Ma dico la verità, in cima al Barbotto mi sono concesso una sosta di mezz'ora per recuperare. Ventidue anni fa ci mettevo 6 o 7 ore. Non mi importa del cronometro, l'obiettivo è arrivare bene senza dover essere recuperati dal camion scopa.

- Va in solitaria o in gruppo?

Nelle uscite vado sempre con il mio amico Luca. Nei cicloraduni se sono solo evito di stare a ruota dei gruppi: è impegnativo e anche pericoloso, una volta sono caduto. Domenica, poi, ho completato la Nove Colli insieme al mio genero Alfonso, che mi ha aspettato. Anche mia figlia Paola, sua moglie, va in bicicletta e all'arrivo mi ha fatto trovare i giornalisti per le interviste. Mia prima tifosa è mia moglie Armida, ad agosto festeggiamo 58 anni di matrimonio.

- Un aneddoto di domenica?

Avevo il camion scopa dietro e stringevo i denti, psicologicamente mi tentava l'idea di scendere e farmi caricare su. Allora gli ho detto: “State più lontani...”. Loro mi hanno risposto: “Non ti preoccupare, dai, tifiamo per te”.

- Il segreto per essere in forma, resistenti, a questa età?

Il segreto è la bicicletta stessa. Quando la mattina salgo in sella e magari ho un dolore alle ossa o ai muscoli, e a questa età capita, mi passa tutto mentre pedalo. Per non dire dei benefici che dà anche mentalmente. La bici fa bene. Anni fa sono stato operato al ginocchio, una protesi, e tre mesi dopo ero in sella. Ogni anno faccio la visita sportiva dal cardiologo Lamberto Boranga, classe 1942, ex portiere, sportivo inossidabile: mi ha fatto l'autografo sul libro Parare la Vecchiaia, con il suo metodo, e nella dedica ha scritto: a Luciano con simpatia e che duri sempre di fare la Nove Colli.

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