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Arezzo

Cinquanta anni con la toga, l'avvocato Giuseppe Fanfani si racconta. La professione, la giustizia, gli incarichi istituzionali

Luca Serafini

21 Giugno 2025, 08:01

Giuseppe Fanfani

L'avvocato Giuseppe Fanfani

Avvocato da 50 anni. Pittore, poeta, politico, ex parlamentare, ex sindaco, ex membro del Csm. Attuale garante dei diritti dei detenuti della Toscana.

Giuseppe Fanfani, 78 anni, è stato premiato nei giorni scorsi dall'Ordine degli avvocati di Arezzo per il mezzo secolo con la toga.

Gli abbiamo posto alcune domande.

- Figlio dell'avvocato Ameglio, che era fratello di Amintore, il suo destino era già indirizzato verso l'attività forense?

In realtà no. Sognavo di fare il professore di greco e latino, lingue che mi affascinavano, poi mi piaceva l'idea di diventare architetto per la creatività legata al mondo artistico.

Alla fine decisi di fare l'avvocato, senza alcuna pressione, mio fratello ad esempio scelse medicina, mia sorella storia dell'arte.

Certo, il fatto che il babbo fosse avvocato, ha inciso.

- Gli studi a Perugia, la laurea, praticante procuratore, avvocato per esame. Gli inizi come furono?

La prima causa la discussi a Sansepolcro, stavo lì prima di trasferirmi a Verona dove andai a fare l'assistente universitario. Diritto civile.

Il penale arrivò anni dopo, ad Arezzo, dove mi ero poi trasferito nel 1975 e sposato.

- L'avvocato di riferimento?

L'avvocato Pampaloni, persona di grande profondità umana e sociale, collega di studio, è stato per me molto importante.

- Quando la svolta nella carriera e l'affermazione come penalista?

Nel 1979, a 32 anni, mi classificai primo all'esame nazionale da Cassazionista e il Consiglio Nazionale Forense il premio Avvocato Stella. Subito dopo, a partire dagli anni Ottanta le circostanze e l'attitudine mi hanno poi portato ad occuparmi molto di penale e mi sono capitate vicende di ogni genere.

- La situazione professionale e umana più dolorosa?

Un mio assistito, autore di un gravissimo delitto in ambito familiare, si impiccò in carcere. Nei colloqui appariva provato, cercavo di tenerlo buono, mi ero affezionato a lui, pensavo potesse superare il momento buio, non andò così.

- Quando ha avuto la percezione in un processo di scontrarsi con poteri forti, di sbattere su un muro di gomma?

Nel fallimento Federconsorzi, la bancarotta conseguente in cui erano imputati personaggi di rilievo, il gotha del potere economico nazionale, avvocati e anche un magistrato.

Durò anni, ero parte civile per un consorzio agrario.

- I clienti più difficili?

Ho difeso di tutto, ma direi che ci sono clienti presuntuosi che vogliono fare di testa loro e quelli che invece ti ascoltano. Con questi si ragiona meglio.

- Tra i decani del Foro di Arezzo, una infinità di colleghi incrociati nelle varie situazioni. Alcuni non ci sono più.

Ai colleghi aretini ho voluto bene e voglio bene a tutti, credo anche che l'affetto sia ricambiato.

Di coloro che ci hanno lasciati, ricordo il grande rapporto di amicizia e stima reciproca che mi legava all'avvocato Guido Dieci, con il quale abbiamo condiviso una stagione intensa quando ancora eravamo in pochi a dedicarci ai processi penali.

E come dimenticare l'avvocato Antonio Bonacci, prematuramente scomparso.

- La qualità che si riconosce?

Dei difetti potrei farne l'elenco, delle qualità lascio che siano gli altri a dire.

- L'occasione in cui si è sentito più gratificato?

Ero stato eletto parlamentare e una signora che non conoscevo venne allo studio, una persona semplice, del popolo, e mi disse che di solito non andava a votare ma questa volta c'era stata, per il bene che avevo fatto al suo figliolo. Diversi anni prima avevo assistito quel ragazzo, con problemi di tossicodipendenza, lo avevo accompagnato fino a San Patrignano. Erano i tempi duri dell'eroina.

- Mai avuto a che fare con Licio Gelli, così influente su tutto Arezzo compresa?

Mai conosciuto.

- Quando lei diventò deputato dovette rinunciare alla toga, lo stesso è capitato più avanti quando è entrato nel Csm. Rinuncia pesante?

Molto pesante. Quando entrai in Parlamento ero all'apice della professione, ma feci quella scelta. Sono un irrequieto per natura. Volevo sperimentare altri campi e del resto mi sono sempre occupato di politica, a 21 anni ero già consigliere comunale della Dc. Non c'era più mio zio Amintore e mi sentii libero di potermi cimentare con questo impegno. Il collegio elettorale della Valtiberina non lo voleva nessuno, era considerato perso per il centrosinistra. Eravamo nel 2001, lo dettero a me ritenendolo una partita segnata, altrimenti qualche papavero lo avrebbero indirizzato lì.

Invece andò come andò, ci fu una esplosione di consensi.

- Come sta la giustizia?

Male. Non ha saputo adattarsi ai mutamenti dei tempi e della società, uno strumento vecchio come modo di autogoverno e nel rapportarsi con la realtà.

La politica non è ancora pronta, dovrebbe credere e investire nella giustizia. E la magistratura ha le sue responsabilità. Assistiamo ad una specie di partita a scacchi tra i poteri. Un arroccamento. Che non giova al Paese.

- Garante dei detenuti.

C'è una situazione esplosiva per il sovraffollamento, 3 metri quadri a persona, una cosa bestiale.

Ci sono celle di 15 metri quadrati dove stanno in 5: caldo, cattivo odore, condizioni pessime. Il carcere dovrebbe essere strumento di correzione, istruzione, formazione di una persona che prima o poi deve rientrare nella società perché la detenzione a vita non esiste. Quindi, queste persone, o le migliori con un percorso per una vita diversa, o li restituirai peggiori alla società. Ecco, carceri come luoghi di redenzione oltre che di espiazione della pena.

- Si è mai rifiutato di assumere la difesa di qualcuno?

Sì in un caso di pedofilia.

- Perché non partecipa più ai processi?

Il ruolo di membro del Csm impone la cancellazione dall'albo per tutta la consiliatura, quello di garante dei detenuti della Toscana l'autosospensione dall'attività forense. Prima o poi tornerò ad indossare la toga.

- Ex sindaco di Arezzo. Tra un anno si vota. Cosa si aspetta?

Diciamo che auguro ad Arezzo di diventare sempre migliore.

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