Arezzo
Il plastico della battaglia di Campaldino
Sono sepolti da 736 anni nei pressi della piccola chiesa di Certomondo, a Poppi, ma presto i loro resti potrebbero essere riportati alla luce. Sono i soldati morti nella battaglia di Campaldino, il cruento scontro tra aretini e fiorentini - rispettivamente ghibellini e guelfi - che si concluse con la vittoria di questi ultimi, tra i quali militava il giovane Dante Alighieri che poi scrisse, ricordando l'esperienza bellica: “Ebbi tremanza molta”. Era l'11 giugno 1289.
“Sì, la mia idea per Campaldino può trasformarsi in operazione concreta”Federico Lorenzoni, che mi ha manifestato l'interesse concreto a portare avanti il progetto che a suo tempo rimase sulla carta per questioni logistiche ed economiche”. Nel 2008 grazie a Pier Luigi Rossi avvenne la traslazione delle spoglie di Guglielmino degli Ubertini dalla chiesa di Certomondo alla Cattedrale di Arezzo, dove adesso riposa il vescovo che guidò quella storica spedizione militare di Arezzo. Perse la vita nella battaglia.
L'iniziativa di Rossi trovò totale condivisione nel vescovo di allora, Gualtiero Bassetti, e oggi dall'oblò sul pavimento del duomo, vicino all'altare di Papa Gregorio X, si vede la tomba di Guglielmino.
Mentre il vescovo guerriero e altri due personaggi del calibro di Bonconte da Montefeltro e Guglielmino dei Pazzi trovarono sepoltura nella chiesa di Certomondo, tutte le vittime della sanguinosa battaglia furono sotterrate nella cruda terra. “Non fu scavata una sola grande fossa comune” spiega Rossi “ma delle trincee nelle quali furono calati i corpi: con la terra di una si chiudeva l'altra”. In base a documenti, studi, rilievi topografici, Pier Luigi Rossi ritiene di sapere il punto in cui, con buona approssimazione, oltre sette secoli fa avvennero le sepolture. “A nord della chiesa, in luogo che veniva chiamato Infernaccio”. Si tratterebbe quindi di completare l'accertamento con l'ausilio di droni per la geodiagnostica e con saggi mirati, per poi procedere alla campagna di scavo vera e propria. “L'esercito sepolto è lì sotto e riscoprirlo è un obiettivo di valore scientifico, storico, culturale e anche un giusto riconoscimento a chi perse la vita in quello scontro”, riprende Rossi. “La morte accomuna tutti, in questo caso fiorentini e aretini, guelfi e ghibellini e poter dare adeguata sepoltura ai resti delle vittime dello scontro del sabato di San Barnaba, sarebbe opportuno”.
Le ossa di Guglielmino furono studiate anche con l'esame al carbonio 14. Riaffiorarono da sotto il pavimento della chiesa che si trova ai piedi di Poppi. Furono attribuite al vescovo di Arezzo (che guidava la Chiesa aretina dal 1248) per un problema che aveva nel camminare: era claudicante, e il femore trovato presentava un'alterazione. Decisiva anche l'età anagrafica: il capo politico e spirituale, appartenente alla potente famiglia nobile degli Ubertini, era 70enne quando partecipò alla battaglia armato di mazza, come voleva la tradizione, perché gli uomini di chiesa non dovevano spargere sangue. Gli altri scheletri indicavano età diverse, più giovani.
A distanza di 17 anni dal ritrovamento di quei resti parte ora l'operazione, complessa e affascinante: ritrovare i 2 mila condottieri morti a Campaldino. “Gli aretini - ricorda il dottor Rossi - combatterono in nome del nostro San Donato”.
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Ciò che resta dei soldati non dovrebbe essere troppo in profondità, un paio di metri, ma serve un'indagine preliminare per andare a colpo sicuro. Il sindaco di Poppi, Federico Lorenzoni, è determinato a portare avanti il progetto. “Non sono mai stati condotti degli scavi per rintracciare i resti dei soldati, eventuali reperti, attrezzature, armi” dice il primo cittadino di Poppi “quindi vorremmo lanciare questa ricerca archeologica partendo da quanto sappiamo, le fosse comuni dietro la chiesa. E' un'iniziativa di cui un paio di mesi fa ho parlato anche con il presidente della Regione, Eugenio Giani, molto interessato, poi giorni fa con Pier Luigi Rossi abbiamo rilanciato la cosa”. Serve un lavoro di squadra. Comune di Poppi e Fraternita dei Laici ci sono, tanto più che la Fraternita nacque ad Arezzo proprio con il vescovo Guglielmo Ubertini, vittima della battaglia di Campaldino. Coinvolgere la Sovrintendenza sarà il passo successivo. Sottoterra c'è una pagina di storia che può essere conosciuta ancora meglio.
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