Arezzo
Ogni anno in Italia oltre mille incidenti in acqua
Sicurezza in acqua. Prevenire è vita, soccorrere non basta: una guida divulgata dalla Misericordia di Arezzo mentre la stagione balneare è già in corso. Le statistiche ci ricordano che ogni specchio d’acqua – mare, piscina, lago, fiume o torrente – può diventare teatro di incidenti gravi, a volte fatali. È il momento ideale, secondo la Misericordia, per parlare seriamente di sicurezza in acqua, partendo da un dato preoccupante: oltre 1.000 incidenti all’anno, dei quali almeno 400 mortali.
Sorprendentemente, gli episodi più numerosi e gravi avvengono lontano dalle spiagge marine, nelle aree interne dove ci si immerge in fiumi, laghi o piscine improvvisate. E i protagonisti, troppo spesso, sono bambini e adolescenti: nella maggior parte dei casi hanno meno di 16 anni, con un picco significativo intorno ai 4 anni.
Cosa causa questi incidenti? La risposta è semplice e disarmante: l’errore umano. L’inesperienza, la disattenzione, la sottovalutazione del rischio, la mancanza di sorveglianza da parte degli adulti e una cattiva o assente informazione si confermano le principali concause.
A tutto ciò si aggiungono le fake news e i luoghi comuni che circolano su balneazione e pericoli, contribuendo a una pericolosa disinformazione generale. Ecco perché parlare in modo chiaro e accessibile di sicurezza in acqua è più che mai urgente. Informare bene significa salvare vite.
Una cosa deve essere chiara: in acqua, la fatalità non esiste. Il destino non c’entra. Gli incidenti accadono (e si evitano) per come ci si comporta.
Un messaggio forte che la Misericordia di Arezzo vuole ribadire è questo: l’incidente in acqua va prevenuto, non affrontato con improvvisazione. Il soccorso è un’operazione per professionisti, come gli Assistenti Bagnanti.
Chi non è qualificato non solo rischia di non riuscire a salvare la persona in difficoltà, ma può anche mettere a repentaglio la propria vita. Per questo, in caso di emergenza, non si deve entrare in acqua, ma chiamare immediatamente il 112 (Numero Unico Europeo per le Emergenze) e attirare l’attenzione di chi può intervenire.
La vera salvezza nasce prima: dalla prevenzione, dalla vigilanza costante, dall’educazione e da buone pratiche di comportamento. Ed è proprio su questi aspetti che si concentrano le tre puntate della campagna informativa lanciata dalla Misericordia.
Un principio deve diventare automatico: mai perdere di vista un bambino vicino all’acqua, nemmeno per un secondo. Neppure se non ha ancora messo un piede in acqua. La sorveglianza deve essere continua, visiva e diretta, senza distrazioni, pur mantenendo un atteggiamento discreto.
Fontane, piscine gonfiabili, vasche da giardino, fontanili o fossi: ogni raccolta d’acqua, anche la più piccola, può essere pericolosa se accessibile a un bambino senza vigilanza.
Nella prima puntata della campagna, la Misericordia di Arezzo si concentra su quello che è l’incidente più frequente, più pericoloso e al tempo stesso più facilmente evitabile: la Sincope da Idrocuzione, conosciuta anche come “colpo d’acqua”.
Si tratta di un vero e proprio shock termico provocato da un repentino contatto del corpo accaldato con acqua molto fredda. È un evento subdolo ma devastante: il corpo va in tilt, si perde conoscenza e in pochi istanti può sopraggiungere l’arresto cardio-respiratorio. Da quel momento, il tempo utile per tentare una rianimazione efficace è di meno di 5 minuti. Purtroppo, in molti casi, il tempo necessario per estrarre la persona dall’acqua è già troppo lungo.
Il quadro tipico è tristemente ripetitivo. Le testimonianze parlano spesso di un tuffo improvviso dopo un pasto o un’attività fisica intensa, in un lago o in una piscina fredda. E puntualmente, la tragedia viene attribuita a miti infondati: “alghe assassine”, “vortici”, “fondali che tirano giù”. In realtà, la causa è solo una: l’imprudenza di chi si è buttato senza acclimatarsi.
La buona notizia è che la sincope da idrocuzione si può prevenire facilmente. Come? Ecco alcune indicazioni semplici e fondamentali:
Entrare in acqua gradualmente, bagnandosi prima braccia, collo, petto e addome.
Evitare tuffi improvvisi se si è accaldati, sudati, dopo aver mangiato o fatto sport.
Tenere presente che le acque interne (laghi, fiumi, piscine) sono generalmente più fredde del mare, anche d’estate.
Ricordare che non conta solo la temperatura dell’acqua, ma il salto termico tra la pelle e l’acqua.
Chiudiamo questa prima puntata con due punti cardine da non dimenticare:
Sguardo costante sui bambini: mai lasciarli soli o incustoditi, nemmeno per un attimo.
Mai tuffarsi di colpo se si è surriscaldati o affaticati: il pericolo non è visibile, ma può essere letale.
Nella prossima puntata della campagna “Sicurezza in acqua”, scopriremo sette regole pratiche per evitare altri incidenti comuni, dalla corrente imprevista al comportamento in barca o in fiume. Restare informati è il primo passo per un’estate davvero serena.
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