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Arezzo

Flavio Sisi: "Vedevo le calamità in tv e decisi: mi impegnerò nella Protezione Civile". Intervista al coordinatore delle associazioni

Sara Polvani

06 Luglio 2025, 08:40

Flavio Sisi

Flavio Sisi

Dall’impegno nel comitato Sagre a quello della Protezione Civile, Flavio Sisi per tutto il 2025 sarà il coordinatore provinciale. Rappresenterà il Comitato, voluto dall’ex presidente della Provincia, Silvia Chiassai Martini, due anni fa. Un impegno non di poco conto, “perché - sottolinea Flavio Sisi - sotto lo stesso tetto, per così dire, sono riunite le 63 associazioni di tutto il territorio provinciale suddivise in 10 raggruppamenti: Ana, Anc, Cisom, Vab, Misericordia, Croce Rossa, Anpas, La Racchetta, Centervol e Altri”.

- Già responsabile de La Racchetta Arezzo, coordinatore provinciale delle associazioni di Protezione Civile e da un mese eletto anche del direttivo regionale de La Racchetta Toscana. Da dove nasce tutto questo?

Ogni volta che osservavo immagini disastrose di una qualche calamità naturale in tv, sentivo il desiderio di mettermi in gioco (sfido chiunque di noi a non aver sentito quella sensazione). Ogni volta però c’era qualcosa di personale che mi tratteneva: la famiglia, i ritmi e le difficoltà nella vita di ognuno di noi avevano sempre la priorità.

Ricordo esattamente il giorno in cui ho deciso di provarci: era il sabato della sagra del mio paese e un equipaggio de La Racchetta venne casualmente a fare servizio. Col senno di poi posso dire che quell’immagine è stata molto evocativa per il mio percorso personale.

Poi lo sappiamo bene, le attività delle associazioni di protezione civile sono molteplici: dallo spargimento del sale allo spegnimento degli incendi, dalle notti di controllo nei boschi al montaggio delle tende di protezione civile, passando per allagamenti e rimozione di alberi caduti dal maltempo. Non ci si annoia mai.

Da allora sono passati ormai 7 anni in un crescendo di responsabilità che mi hanno portato oggi dove volevo essere, nella speranza di unire più identità possibili, esaltandone le diverse caratteristiche, esigenze e peculiarità che inevitabilmente si incontrano in un mondo così variegato come il volontariato.

- Quali sono le attività più importanti realizzate nell’ambito della sua attività?

Ne La Racchetta Arezzo nel dettaglio siamo felici di aver aumentato il numero di volontari, passati da 3 a 6 mezzi operativi, raddoppiando la capacità operativa di intervento grazie anche ad un proficuo rapporto costante con le istituzioni.

Quello che fin da subito mi ha fatto riflettere invece è stato che spesso il volontariato sopperisce alle mancanze strutturali di comuni, province e regione e, a volte, non viene riconosciuto a sufficienza dagli enti competenti nel territorio dandolo quasi per scontato. Allo stesso modo però voglio sottolineare che ci sono tanti dirigenti pubblici che vivono a fianco del volontariato e ne esaltano le competenze vivendo sul campo le situazioni emergenziali. Io nel mio piccolo ho provato sempre a dare voce a questo mondo, promuovendo anche tra la popolazione il mondo degli Antincendi Boschivi e della Protezione Civile facendo rete, in primis, con le associazioni e gli enti del territorio.

Fondamentale è stato il rapporto coi giovani e le attività nelle scuole perché, come dico spesso loro, siano portatori sani di buone pratiche in ambito familiare.

Non nego che ci siano anche attività meno operative, ma non per questo meno importanti: un esempio è il supporto organizzativo negli eventi della città: come la Giostra del Saracino o la Città del Natale, ma anche San Donato e la Madonna del Conforto. Da aretino è un onore esserci.

Nulla di tutto questo può essere realizzato senza il buon senso e la collaborazione di tutti quegli uomini e donne che dedicano il loro tempo al volontariato, spesso mettendo avanti i bisogni altrui a quelli personali.

- Quali sono i progetti e gli obiettivi futuri?

Nel breve periodo una stagione estiva già molto impegnativa per il grande caldo che ci ha visto già impegnati in diversi incendi boschivi sul territorio, quindi massimo impegno a garantire sicurezza e prontezza d’intervento. E poi costante formazione per mantenere alto il livello di operatività, perché il clima oggi ci costringe a repentini cambi di campo tra ondate di calore e allerte meteo.

Nel medio e lungo periodo invece mantenere le attività istituzionali verso i comuni, stimolare la Regione con le giuste istanze affinché al volontariato di protezione civile venga riconosciuto ancor di più il ruolo che merita. Importante è anche continuare gli incontri con la popolazione fornendo loro conoscenze e competenze per riconoscere i pericoli e proteggersi. Banalmente saper leggere correttamente un’allerta meteo rende consapevoli e aiuta ad affrontare meglio la situazione.

- Cosa le ha lasciato l’esperienza del Comitato Sagre che si è conclusa?

Sono stati 9 anni intensi e bellissimi. La mia primissima esperienza nel volontariato è stata quella di servire tra i tavoli della sagra fin da bambino ed è venuto naturale metterci la faccia per aiutare chi in quel momento era svantaggiato da decisioni politiche avventate. Ricordo le battaglie dei primi anni, gli incontri frenetici, le notti insonni, le discussioni. Ma ricordo anche e soprattutto che ci siamo uniti fin da subito in un gruppo solo ed è stata quella la soddisfazione più bella: fare squadra tutti insieme come non era mai successo. Oggi la situazione all’orizzonte è serena, le regole digerite e le sagre salve, era doveroso fare un passo indietro. Va detto che la crisi di volontari e il mancato ricambio generazionale si fa sentire sempre più pesante anche tra i tavoli delle feste paesane.

- Quali altri interessi coltiva?

Molti, forse troppi. Ho sperimentato tanto: facevo le notti al dormitorio della Caritas durante il periodo covid, ho lottato per i diritti dei nostri figli nelle scuole, ho provato a sensibilizzare sui temi dell’abbandono dei rifiuti (specie lungo le rive dell’Arno).

Ogni esperienza mi ha arricchito e sono felice di questo. So di aver dato il meglio di me.

Un tempo credevo che facendo politica avrei potuto aiutare chi aveva bisogno, oggi so che posso farlo meglio sporcandomi le mani con una divisa di protezione civile o dando voce a chi non viene ascoltato. E ho la fortuna di avere vicine persone che mi vogliono bene, che mi sopportano e che sanno tenermi testa.

- Prossimi impegni?

Difficile rispondere su due piedi. Mi sono preso impegni importanti e fare bene quello che sto facendo non sarà facile ma ci metterò tutto me stesso.

Vorrei continuare a lavorare coi giovani, seminare un seme e farlo germogliare, stimolandoli a dedicare qualche ora agli altri, convincerli ad ascoltare i propri desideri: il sociale è pieno di associazioni di ogni tipo che li aspettano.

Ho sempre bisogno di nuove sfide, quindi ben venga ciò che serve nell’interesse della nostra città. Senza mai dimenticare gli affetti, la famiglia prima di tutto. Continuare a sognare in grande ma coi piedi per terra.

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