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Arezzo

Nel dipinto Silvana Cenni di Casorati l'eco del grande maestro Piero della Francesca

Giuseppe Simone Modeo

20 Luglio 2025, 00:10

Casorati e il grande Piero

Il dipinto Silvana Cenni e la Madonna della Misericordia

Nel silenzio sospeso del dipinto Silvana Cenni (1922), Felice Casorati condensa alta tensione spirituale e misura formale che rimandano, con sorprendente coerenza, alla migliore tradizione del Rinascimento italiano.

Se c'è un'opera del Novecento che riesce a guardare al passato senza nostalgia, ma con lucidità e reverenza, è proprio questa. Al centro di tale riflessione visiva si impone il confronto con Piero della Francesca, maestro quattrocentesco dell'ordine geometrico e della luce razionale, in particolare con la figura della Madonna della Misericordia del celebre Polittico di Sansepolcro.

Il legame tra queste due visioni femminili non è soltanto formale, ma spirituale prima che concettuale.

Casorati, artista colto e inquieto, si era già avvicinato a un linguaggio pittorico improntato alla costruzione solida della forma e a un cromatismo "umile", come ebbe a definirlo Lionello Venturi.

In Silvana Cenni, i critici dell'epoca - tra cui Piero Gobetti - scorgono una luce "antimpressionistica", una luce interiore, mentale, come quella che inonda e circonfonde le figure di Piero. Le affinità con il grande maestro del Rinascimento non si limitano alla componente luministica: esse si estendono alla costruzione monumentale della figura, al suo isolamento ieratico nello spazio, alla frontale fissità del volto e alla valenza simbolica dell'intera composizione.

La donna di Casorati - sebbene "senza nome" o meglio, col nome fittizio e poetico di Silvana Cenni - si impone come icona. È una Madonna laica e moderna, ritratta in uno spazio che allude a un tempio interiore, un'architettura mentale e spirituale, simile a quella costruita dal manto della Madonna della Misericordia. In entrambi i casi, la figura centrale domina la composizione con una presenza sacrale, fuori dal tempo, sospesa tra il reale e l'ideale, incombente ma lontana.

Le analogie si fanno più stringenti se si osserva la composizione simmetrica, la disposizione delle braccia lungo il corpo, la forma ovale del volto e soprattutto l'espressione imperturbabile, sospesa tra la vita e l'icona.

Come Piero, anche Casorati lavora sulla rarefazione del gesto e dell'espressione, raggiungendo una freddezza apparente che cela in realtà una carica emotiva profonda, quasi ascetica. L'artista sembra voler sottrarre la figura alla contingenza del tempo e dello spazio, per inscriverla in una dimensione archetipica.

A questo proposito, lo spazio che circonda Silvana è fondamentale: i cubi, i libri, le uova sul cassettone - simboli enigmatici eppure concreti - non sono semplici oggetti ma metafore del pensiero, della creazione, della vita artistica stessa. Le uova, in particolare, con la loro perfezione formale e il silenzio che evocano, richiamano direttamente il celebre uovo sospeso nella Pala di Brera di Piero della Francesca, simbolo di ordine cosmico e spirituale.

L'eco di quel simbolo si fa qui personale, intima, e allo stesso tempo collettiva: è il Novecento che cerca nella solidità del passato un argine al veloce disgregarsi del presente.

Infatti, come la Madonna della Misericordia protegge i confratelli sotto il proprio mantello, così Silvana Cenni pare offrire al fruitore un rifugio silenzioso, una pausa contemplativa nel tumulto del mondo esterno. Entrambe le figure incarnano una femminilità sacrale, ieratica, saggia che si pone come mediatrice tra l'umano e il divino, tra il visibile e l'invisibile.

Casorati, nel ridare forma al classico, non lo cita mai pedissequamente: lo interiorizza, lo filtra attraverso la sensibilità contemporanea, restituendolo in una versione atemporale e spirituale. Il Rinascimento di Piero, fatto di volumi nitidi e prospettive pure, si riflette nella poetica oltrefisica e cerebrale di Casorati, in un dialogo silenzioso che ammutolisce e stupisce.

In Silvana Cenni, dunque, non abbiamo soltanto un omaggio colto a Piero della Francesca, ma la sua riattivazione simbolica all'interno del secolo breve. Come il maestro quattrocentesco, anche Casorati crede che l'arte possa essere architettura dello spirito e la pittura una forma di preghiera laica e muta.

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