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Il caso

"Case di riposo abusive": scatta il sequestro di due strutture con 17 anziani non autosufficienti. Appello dei familiari: "Non spostateli"

Famiglie affittano immobili e si organizzano affidandosi a badanti. Inchiesta della procura con 4 indagati. Nonni "sfrattati"

Luca Serafini

05 Agosto 2025, 03:11

Anziani

Due strutture per anziani sotto inchiesta

Diciassette anziani non autosufficienti “sfrattati” da due case di Matrignano e Campoluci adibite a strutture organizzate per l’assistenza. Fuorilegge, secondo la procura. I familiari dei nonni sono nel dramma, chiedono tempo e ascolto. Ieri si sono recati dal magistrato per esprimere il disagio e le loro ragioni. Secondo la procura quelle in funzione nei pressi di Arezzo sono Rsa abusive, che non rispettano la normativa nazionale e regionale, così il 31 luglio scorso è stato notificato il sequestro preventivo per entrambe.

Il decreto del gip di Arezzo prevede la chiusura degli ospizi domestici con il trasferimento degli anziani in altri luoghi a cura dell’Asl. Sette i giorni di tempo per l’esecuzione. Il pm Angela Masiello ipotizza per 4 persone (tre donne e un uomo), a vario titolo, il reato previsto da un Regio decreto del 1934, oltre all’esercizio abusivo della professione infermieristica e l’aver tenuto nelle case medicinali scaduti. Su ogni contestazione, gli avvocati sono pronti a ribattere. E ad inizio 2025 una delle indagate di oggi è stata già assolta.

Abbiamo chiesto di posticipare la chiusura delle case, che avrebbe conseguenze negative per i nostri anziani” dice la figlia di una novantenne. “Non entriamo negli aspetti giudiziari, non mettiamo in discussione le autorità, ma vogliamo sensibilizzare sul problema”, prosegue. “Mia madre, come gli altri, qui è seguita molto bene, altre esperienze nelle Rsa invece sono state ben diverse: qui i nonni dispongono di spazi adeguati, hanno il giardino, noi possiamo andare a trovarli ogni giorno, possiamo coccolarli quando vogliamo, i medici si recano a visitarli, seguono le terapie previste”. Tutto ciò senza essere di peso al sistema sanitario.

Alcuni dei familiari dei 17 anziani sono anche gli amministratori di sostegno dei propri cari, tutti ci tengono molto alla loro salute, hanno preso in affitto la casa, sono contenti di come vengono accuditi. Sostengono che sono in buone mani, seguiti dalle badanti nei modi appropriati sotto l’aspetto fisico e psicologico, come se si trovassero nelle proprie abitazioni. La formula è il cohousing, un’intesa tra più famiglie. Gli anziani vengono visitati dai propri medici di famiglia, ricevono i medicinali e il tipo di supporto indicato da figli o nipoti. Ma questo modello secondo la procura non va bene: queste case di riposo “fai da te” sarebbero di fatto delle Rsa non autorizzate.

In realtà è una vicenda complessa e controversa, già passata dal tribunale di Arezzo con assoluzioni rispetto ai reati contestati. Un caso che rivela l’esigenza diffusa nella società, di ospitalità e cura degli anziani al di là delle residenze ufficiali dove spesso i posti sono limitati e i costi elevati.

Ecco allora la soluzione delle case come Matrignano e Campoluci, una forma di auto organizzazione scelta per economicità e funzionamento. Borderline, rispetto alla legge. Nelle carte giudiziarie il reato contestato agli indagati è così descritto: “in concorso tra loro, in assenza di autorizzazione dell’autorità amministrativa, aprivano e mantenevano in esercizio una struttura ove erano ospiti anziani non autosufficienti affetti da gravi patologie e decadimento cognitivo, ai quali venivano praticate terapie mediche ed infermieristiche, in particolare somministrazione di farmaci soggetti a prescrizione medica e altre prestazioni riservate agli infermieri (cura e igiene di stomia) e dove si recavano periodicamente i medici di fiducia degli ospiti per visite mediche e prescrizioni di medicinali”.

Vengono contestati l’esercizio abusivo di attività di infermiere per la somministrazione di terapia farmacologica come medicinali antiepilettici, cardiotonici, psicofarmaci. E nel corso di una perquisizione, sarebbero stati trovati farmaci scaduti o conservati.

L’inchiesta è partita da un esposto del 2022. Ci sono state perquisizioni, accertamenti, anche i carabinieri del Nas in azione. Servizi di osservazione e controllo hanno documentato i movimenti in entrate e in uscita, anche gli accessi del 118, i rifornimenti di pannoloni per i nonni (con anno di nascita che va dal 1927 al 1941), l’attività assistenziale.

“I medicinali somministrati? Prescritti dai medici. Quelli scaduti? Non erano tenuti insieme agli altri. Divisi, proprio per non essere utilizzati. Chi non ha dei medicinali scaduti in qualche cassetto di casa?”, viene ribattuto dall’avvocato Nicola Detti, difensore di una indagata già assolta per le medesime accuse. “La pulizia della stomia (apertura chirurgica dell’addome)? Nulla di più di quello che è consentito al pazienti, seguendo istruzioni fornite dai sanitari”.

Mentre le presunte attività illecite sono al vaglio poi oggetto di contraddittorio, e mentre i familiari si interrogano sull’immediato futuro dei loro anziani, anche la politica riflette su un terreno nel quale c’è da riempire qualche vuoto nel campo dell’assistenza alla terza età.

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