Il caso
L'inchiesta sulle Rsa fai da te
Tempo scaduto. Per i 17 anziani ospiti delle case di riposo “fai da te” di Matrignano e Campoluci, sta per scattare l'ora dello sgombero coatto. Lunedì 15 settembre dovranno lasciare le strutture private nel comune di Arezzo dove viene attuata la formula del cohousing, e cioè alloggi in affitto dove le badanti si prendono cura degli ospiti. Dopo due proroghe, eccoci all'esecuzione del sequestro degli immobili chiesto dalla procura e disposto dal giudice. Ma se ne andranno davvero? Potrebbero intervenire i carabinieri del Nas e la polizia municipale, oltre alla Asl con i mezzi sanitari idonei per il trasferimento dei vecchietti in altri luoghi. Le famiglie continuano ad opporsi e si profila una ferma ma pacifica resistenza. Forte infatti il disagio per gli anziani e per i loro cari. Staremo a vedere.
“E' una forma di malasanità al contrario” dice l'avvocato Alberto Rubechi che con la collega Lucilla Del Pianta assiste le famiglie. “Si interviene in modo errato contro un servizio che funziona. Anziani, persone fragili, che avevano trovato un loro equilibrio: prima avevano le piaghe da decubito mentre ora stanno bene e vivono in un contesto di socialità con gli altri. Una situazione non meritevole di sgombero, come fosse il Leoncavallo”. E a fronte, sostiene l'avvocato, di reati ipotizzati “inconsistenti”.
La vicenda è delicata e controversa. Sono indagate quattro persone, tra proprietario degli immobili e le persone che assistono gli ospiti, ultra ottantenni, alcuni dei quali non autosufficienti. Il pm Angela Masiello contesta la conduzione di case di riposo sprovviste di autorizzazioni, con esercizio abusivo dell'attività infermieristica.
Di tutt'altra idea figli e nipoti degli anziani, che pensavano di aver trovato finalmente il luogo migliore per tenere i propri cari, bene accuditi, senza doversi rivolgere a strutture spesso off limits e con prezzi stellari. Il 31 luglio il gip Claudio Lara ha accordato il sequestro chiesto dalla procura, ma i sigilli non sono mai scattati proprio su istanza dei familiari degli anziani: durante le ferie sarebbe stato un grosso problema trovare sistemazioni alternative. Si è preso tempo. I giorni sono trascorsi, ora è il tempo dello “sfratto” degli anziani.
Trasferimento che potrebbe rivelarsi traumatici per persone in età avanzata e che ormai si erano costruiti una rassicurante quotidianità. Pendente al tribunale del riesame un'istanza (per ora ritenuta inammissibile) contro il provvedimento. Si difende il modello del cohousing, ovvero regolari contratti di affitto con il proprietario delle abitazioni, assistenza a cura delle badanti, visite di familiari e medici. Gli ospiti usufruiscono di spazi propri e collettivi, sono seguiti in modo personalizzato rispetto alle cure mediche con i farmaci prescritti. E quanto alle accuse legate agli ospiti stomatizzati, con la sostituzione del cosiddetto sacchetto, la difesa rileva che è consentita anche agli incaricati, dietro istruzione degli infermieri, non è solo prerogativa degli operatori sanitari. Quindi niente esercizio abusivo della professione.
Mentre si avvicina il trasferimento obbligatorio (ma c'è mobilitazione) l'avvocato Nicola Detti, tra i difensori degli indagati, auspica una riflessione anche politica su un tema molto sentito, perché oltre alle Rsa ufficiali, spesso senza posti o con costi inaccessibili, esiste il cohousing: “E' un fenomeno esteso, molti figli con genitori anziani hanno deciso di partecipare a questo tipo di modello organizzativo spontaneo” dice Detti. “La politica, a tutti i livelli, dovrebbe soddisfare queste esigenze che sono comuni a molte famiglie e dare delle risposte concrete in tempi rapidi”.
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