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Il caso

Helenia morta a 29 anni per il colpo di sonno di un automobilista: depositata la nuova perizia, ecco cosa sostiene

Le piombò addosso e morì sul colpo insieme al cane, processo incentrato sulla sindrome Osas

Luca Serafini

12 Settembre 2025, 06:45

Helenia Rapini

Helenia Rapini e l'incidente

Nessun ribaltone in appello nel caso di Helenia, la ragazza di 29 anni uccisa da un automobilista che si addormentò al volante, ritenuto dal tribunale di Arezzo non punibile perché affetto da una sindrome (Osas) che lo avrebbe reso incapace di intendere e di volere.

La perizia depositata ieri nel processo di appello in corso a Firenze, stando a indiscrezioni, avrebbe escluso elementi di responsabilità dell'uomo tali da far cadere l'ipotesi dell'omicidio stradale, già decaduta in primo grado. Si doveva rivalutare la condizione psicofisica del 49enne quel giorno (6 novembre 2019) in relazione ad un farmaco che assumeva. Questo il dubbio da sciogliere: è stato il medicinale con effetti da sonnifero a causare il black out?

La risposta degli esperti incaricati dai giudici fiorentini - il medico legale Brunero Begliomini di Prato e il tossicologo Guido Mannaioni di Firenze - sarebbe stata negativa. Nessun collegamento tra il farmaco - un ansiolitico - e il colpo di sonno che ebbe effetti tragici lungo via di Ristradelle, parallela della Sr 71. Un black out provocato dall'Osas, come dissero a suo tempo la consulenza del dottor Pasquale Macrì e la perizia del dottor Pier Guido Ciabatti.

Helenia Rapini non poté evitare la macchina che piombò addosso alla sua Athos. Morirono sia lei che il cane che trasportava. Uno schianto micidiale. Restò ferito anche l'uomo e fu in seguito alla degenza che emersero i segnali di un disturbo poi indagato e qualificato come “sindrome ostruttiva delle vie aeree”. Non solo il 49enne non sapeva di soffrirne, ma neanche si era mai manifestato il sintomo del colpo di sonno improvviso e incontrollabile. Avvenne preciso in quel momento in cui si incrociava con la povera Helenia.

La super perizia era stata affidata dalla Corte d'appello la scorsa primavera dopo una lunga ricerca dei periti cui affidare i quesiti. A novembre saranno passati 6 anni dalla tragedia in cui perse la vita la giovane volontaria dell'Enpa. La famiglia continua a ricordarla con iniziative legate all'impegno verso gli animali e attraverso l'avvocato Francesco Valli ha sottoposto a inquirenti e giudici tutti i dubbi sul caso, senza precedenti in Italia.

I difensori del 49enne a processo sono gli avvocati David Scarabicchi e Giulia Brogi. Se davvero il processo è destinato a chiudersi con un nulla di fatto, si saprà nelle prossime udienze. Il 22 la relazione dei periti, poi la discussione.

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