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Il caso

Omicidio o legittima difesa, nel caso della ruspa il prete va a testimoniare in Assise a favore del parrocchiano che uccise il vicino

Luca Serafini

28 Settembre 2025, 07:55

Don Natale

Don Natale alla fiaccolata per Mugnai

Venerdì sera don Natale non è voluto mancare ad Arezzo alla fiaccolata di solidarietà per Sandro Mugnai, il parrocchiano accusato di omicidio per aver ucciso il vicino che gli buttava giù casa con la ruspa. E martedì 30 settembre il prete sarà in Corte d’Assise per testimoniare nel processo. Si avvicina il momento dell’ingresso del sacerdote di San Polo nell’aula della Vela, tra le ultime voci nell’istruttoria dibattimentale del controverso caso giudiziario sulla notte di follia, spari e sangue, il 5 gennaio 2023 nella località alle falde di Poti. La sera dell’Epifania, quando Gezim Dodoli morì a 57 anni trafitto dai colpi della potente carabina di Mugnai, all’interno della cabina del “merlo”, quel mezzo meccanico giallo marca JBC, la ruspa poi diventata emblema del fatto di cronaca.

Mugnai, 55 anni, è accusato di omicidio volontario e quindi rischia una pena non lieve in caso di condanna, ma la vicenda scorre sul crinale incerto della qualificazione del reato, che oscilla tra atto doloso e legittima difesa: aver ucciso, sì, ma per proteggere se stesso, i propri cari, la propria abitazione. Quindi in una condizione tale da non essere punibile dalla legge.

Ma ci sarà molto da discutere, dato che il capo di imputazione sostiene la tesi di un atteggiamento eccessivo e sproporzionato di Mugnai. La sentenza è attesa entro l’anno.

Intanto venerdì sera il comitato, i conoscenti e gli amici dell’artigiano hanno ribadito la loro vicinanza sia umana che ideale a Sandro. Al corteo, quelle espressioni politiche che subito si sono schierate senza se e senza ma con Mugnai secondo la massima “la difesa è sempre legittima”. In primis Cristiano Romani (Lega).

Ma perché la procura gli contesta l’omicidio volontario? Perché i colpi di carabina Browing modello Traquer caricata con munizioni per cinghiale cominciarono, ritiene il pm dopo le perizie, in una fase in cui la folle iniziativa di Dodoli non metteva in pericolo di vita le persone. Animato non si sa da quale demone, infieriva con la ruspa contro le auto dei Mugnai parcheggiate nel piazzale, mentre questi erano radunati in casa per cena. I colpi esplosi a altezza d’uomo, secondo l’accusa, furono non commisurati all’offesa subita, per quanto grave, rivolta alle cose. Dodoli non rimase ferito in quella prima sparatoria ma anziché fermarsi, proiettò il mezzo con la benna a mo’ di artiglio contro la casa dei Mugnai. Un duello. In quella escalation di drammaticità, paura, sangue che ribolle, al buio, in località isolata, ecco che arrivarono i colpi a segno sulla figura del manovratore del “merlo”. Colpito e ucciso. Con uno sparo finale dopo qualche attimo di silenzio. Tutto rimasto registrato nella telefonata ai carabinieri.

La procura sostiene che il Dodoli venne attinto in fase di retromarcia dell’escavatore, come fosse in ritirata. Ora, qualificare tutti questi movimenti, dar loro significato e veste giuridica, sarà il compito finale della corte. Le parti processuali si preparano alla discussione finale: gli avvocati Marzia Lelli e Piero Melani Graverini per l’imputato, gli avvocati Francesca Cotani e Daniele Sussman Steinberg per i familiari, costituiti parte civile. Pm è Laura Taddei. Presidente della corte è il giudice Anna Maria Loprete. Martedì sarà sentito anche il perito balistico della difesa.

Don Natale Gabrielli esprime pietà umana per la vittima, ma sostiene: “Sandro si è difeso come Davide contro Golia”. Alla fiaccolata ha aggiunto: “Sandro lo conosco ed è una persona per bene, è stato costretto. Mettiamoci nei suoi panni. Omicidio volontario? Direi il contrario. Suicidio volontario perché Dodoli dopo aver attaccato, aveva visto il fucile e sentito i due spari, e ciò nonostante ha proseguito. Quindi ciò che è successo è inevitabile. Non sono un giudice, ma vale il principio in dubio pro reo, Mugnai è da assolvere”.

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