Arezzo
Don Natale Gabrielli
Don Natale Luciano Gabrielli, parroco di San Polo, Antria e Ca' di Cio, oltre al compito pastorale, ha restaurato le monumentali chiese e canoniche, curandone l'ornamento e le opere d'arte. Appassionato e competente cultore della ricerca d'archivio, è da oltre mezzo secolo custode e bibliotecario della Biblioteca del Seminario Vescovile di Arezzo. Ha compiuto gli studi nel Seminario aretino, avendo come professore di latino e greco don Ermanno Martini, di filosofia don Bruno Maioli, di letteratura italiana il professor Alberto Fatucchi, di storia della Chiesa don Gaspare Badii, di teologia monsignor Angelo Tafi e monsignor Tullio Cappelli e tanti altri bravi insegnanti, e la guida del rettore monsignor Luciano Giovannetti, già vescovo emerito di Fiesole.
Contemporaneamente ha frequentato i corsi di Lettere moderne laureandosi all'Università di Perugia. È autore di numerose monografie relative a personaggi della terra aretina, nonché di numerosi saggi storici. Ha il merito di aver salvato dalla distruzione, raccolto, catalogato e illustrato numerose memorie parrocchiali della nostra diocesi e anche di istituzioni private. È anche amministratore di Pieve a Ranco e a titolo personale si occupa della cura di Scandolaia. Domenica 4 maggio si è tenuta una festa per il suo 50esimo anniversario di sacerdozio e i parrocchiani hanno scritto una lettera di ringraziamento a don Natale per la sua guida, la disponibilità, cultura e per i lavori eseguiti.
- Cinquanta anni di sacerdozio. Quali sono le tappe più importanti?
Le tappe sono molteplici e variegate. Ho trascorso tre anni inizialmente a Vogognano e Calbenzano in Casentino, lì ho fatto la prima esperienza da giovane, quanto avevo 26 anni. Ho conosciuto anni belli, con gente semplice, operosa e molto fedele. Persone squisite dal punto vista umano e mi hanno aiutato a fare volentieri questo ministero. Mi ricordo quando andai via erano dispiaciuti, si arrabbiarono con il vescovo Mi ero affezionato molto ai bambini che facevano catechismo, facevamo gite. Mi disse un signore, che ora è morto, ‘si ricordi che quando ha bisogno di mangiare e dormire il posto lo trova'.
- Poi arrivò la parrocchia dell'Orciolaia.
Dopo questa esperienza mi trasferì all'Orciolaia e ci passai 10 anni. Lì facemmo molte cose e l'attività pastorale vera e propria. Rifacemmo il campanile. Restaurammo un organo antico. E un'altra opera importante facemmo le vetrate Dallas colorate, ottenute mediante l'assemblaggio con resine di vetri policromi di forte spessore, una enorme impresa. La prima vetrata fu fatta nel 1979, quando fu eletto Papa Wojtyla. La popolazione partecipò per intero e ogni famiglia pagò ognuna delle finestre.
- Fino ad arrivare a San Polo, Antria e Ca' di Cio.
Poi sono venuto a San Polo. Il vescovo D'Ascenzi mi accontentò mandandomi in questo posto dove era tutto crollato. Mi tirai su le maniche, si cominciò a rifare il tetto della canonica con 125 milioni delle vecchie lire. Il Santuario del Giuncheto era in rovina e lo abbiamo ristrutturato. Abbiamo fatto un museo apposito. Poi successe che morì il parroco di Antria e mi assegnarono anche questa parrocchia. Ca' di Cio lo stesso rimase senza parroco e anche lì abbiamo fatto quello che era possibile. In questi anni ho sentito e visto cose di ogni grado ma al contempo ho sentito e avvertito la provvidenza di Dio e la presenza della Madonna. Abbiamo abbellito le nostre chiese con opere in ceramica dello scultore Sandro Ricci e abbiamo realizzato un monumento alle vittime della strage di San Polo del 14 luglio 1944. Inoltre, nelle tre parrocchie, abbiamo creato strutture idonee per l'accoglienza di turisti e pellegrini.
- Quali sono state le figure che più hanno influito nella sua formazione?
Quando entrai in Seminario avevo 11 anni, quindi ero un po' spaesato. Dopo ho trovato la figura del vescovo Cioli e anche quella del rettore Giovannetti di Civitella. Essendo mio compaesano avevamo un rapporto stretto e amichevole. È stato il punto di riferimento più importante, come sacerdote, vescovo e paesano. Ricordo anche tutti gli altri bravissimi professori del Seminario.
- Ha insegnato anche nelle scuole superiori. Cosa le resta di quella esperienza e ricorda qualche aneddoto da professore?
Appena fui ordinato sacerdote mi mandarono a fare le supplenze a Montevarchi al Liceo scientifico, poi passai alle Magistrali. Tutti rapporti improntati al rispetto. Mi hanno scritto anche i professori, si facevano viaggi all'estero. Ricordo una messa in Duomo in cui vennero anche i professori più atei. Dopodiché sono passato al Liceo scientifico ad Arezzo, quindi anche lì ho incontrato persone straordinarie che incontro spesso. Gli studenti sono cresciuti e si sono sposati. C'era un affetto molto profondo. Ho fatto scuola per 37 anni. Una volta un ragazzino mi disse ‘professore da grande voglio essere come lei'.
- È responsabile della Biblioteca del Seminario Vescovile di Arezzo. Cosa conserva?
Entrai la prima volta rimanendo stupito di fronte a tanta bellezza e tanta storia, avevo 18 anni e ancora sono lì dentro. La biblioteca contiene 20 mila volumi, dagli incunaboli ai giorni nostri. Ci ho passato una vita. Ogni libro ha tre timbri, ognuno è catalogato e inventariato. È stata un'opera grandiosa. Vengono in biblioteca molti ragazzi giovani per fare le tesi sui codici medievali e cerco di accontentarli. Ci vuole tempo.
- È anche scrittore. Quali altri interessi coltiva?
Mi hanno dato il premio Serra a San Miniato. Da diversi anni collaboro al Bollettino della Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti con il professor Santori. Svolgo il ruolo anche di amministratore. E curo anche l'archivio della stessa Brigata in via Albergotti. Oltre al ruolo della biblioteca e della Brigata devo occupami anche del territorio della parrocchia. Ci sono alcuni ettari di terreno coltivati a olivo, noi produciamo olio e ne facciamo ogni anno diversi quantitativi. Un altro compito che ho sempre svolto è di recuperare, ordinare, catalogare e inventariare gli archivi delle parrocchie abbandonate. Mi sto occupando anche di Tegoleto. L'ultimo archivio è quello di Pieve della Sovara. In questo lavoro immenso sono arrivato a quasi 250 archivi parrocchiali riordinati di tutta la Diocesi. Analizzando tutti gli archivi mi sono incaponito nel cercare i morti del 1944. Anno terribilis di cui nessuno sa niente. Sto pubblicando queste notizie dal registro del prete.
- Lei è tra coloro che si sono mobilitati anche con un comitato per Sandro Mugnai, l'uomo che ha sparato uccidendolo, al vicino che con una ruspa stava distruggendo la sua casa. Perché?
Perché ritengo l'azione che Mugnai ha fatto nei confronti dell'aggressore sia comprensibile e giustificabile nei confronti dell'ingiusta aggressione. In ogni caso valga l'antica norma del diritto penale ‘in dubio pro reo'. Nel dubbio a favore del reo. Inoltre ho sempre paragonato questa azione di Mugnai a quella di Davide contro Golia.
- Prossimi impegni?
Farò una pubblicazione quando avrò finito di riordinare gli archivi. Desunta dai diari dei parroci di cosa è avvenuto in quegli anni.
IL PROFILO
Don Natale Luciano Gabrielli è nato alle Finestraguzze di Civitella in Val di Chiana nel 1949 da una famiglia di contadini. Ordinato sacerdote nel 1975 da monsignor Telesforo Giovanni Cioli. Inviato a Vogognano per 3 anni, poi all’Orciolaia per 10 anni. Laureato in Lettere moderne all’Università di Perugia. Ha insegnato per quasi 40 anni alla scuola Media, all’Istituto Magistrale ed al Liceo scientifico. Nei pomeriggi dà ripetizioni di latino e greco agli studenti bisognosi. Dal 1987 è parroco di San Polo, Antria e Ca’ di Cio. Amministra Pieve a Ranco e a titolo personale cura Scandolaia.
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