L'addio
Gualberto Gualdani, Ponte Buriano, la Giconda
Ci piace immaginare Gualberto Gualdani che arriva di Là, solcando le acque del suo fiume a bordo di una di quelle improbabili, fantasiose, uniche imbarcazioni che popolavano ogni primavera la Spollinata sull’Arno.
Gualdani in canoa sull'Arno
Eccolo, Gualberto, che passa sotto gli archi maestosi del ponte, il suo Ponte Buriano, tatuato nell’anima. Eccolo Gualberto che naviga sereno a fianco del parco e poi prosegue, lasciandosi alle spalle il borgo dove era nato (che con il comitato salvò dal possibile innalzamento della diga), fino a sparire all’orizzonte. A quel punto ormai immortalato nei colori del paesaggio di Monna Lisa, la Gioconda, il capolavoro nel quale il suo amico leonardista Carlo Starnazzi seppe leggere attraverso documenti e studi, proprio Ponte Buriano e non altri.
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La Gioconda e lo studio di Carlo Starnazzi sul ponte ritratto alle spalle, Ponte Buriano
Gualberto Gualdani ha lasciato la scena forse nel modo migliore, all’improvviso. Del resto era capace di sbucare da ogni parte veloce, rapido, guizzante: un folletto saggio, con i suoi tratti affilati e dolci, il sorriso intelligente. Come quella mattina di inizio giugno quando spuntò sotto il sole di Rondine nel prato della Cittadella della Pace, per la storica visita del presidente Mattarella. Completata la marcia, si mise a sedere sul prato verde, maniche corte e jeans, un giovane di 79 anni tra i giovani. Uomo d’altri tempi eppure così avanti.
Ponte Buriano
Martedì era felice, Gualberto, quando si sono spente in un istante le inesauribili batterie che lo proiettavano ovunque tra agricoltura, sponde del fiume, convegni, palazzi delle istituzioni, dove portare istanze, osservazioni, proposte. Una pagina intera di intervista sul Corriere di Arezzo rilasciata alla nostra Sara Polvani, domenica, aveva sintetizzato decenni di impegno per il territorio tra salvaguardia, conoscenza, promozione, valorizzazione. Non doveva certo essere un commiato, anzi lanciava nuove sfide. E invece dietro l’angolo c’era l’addio.
Le escursioni nella natura grande passione di Gualberto Gualdani
Gualdani lascia un’eredità culturale importante e non facile da portare avanti. Il testimone passa al figlio Leonardo. All’occhio tecnico del geometra, Gualberto univa garbo e passione. Poliedrico. Il violino, il Comune, la curiosità, la tenacia. Il ponte. Le sue battaglie e le iniziative non si contano fino a quella di pochi giorni fa, quando ai 300 piloti di tutto il mondo del Gran premio Nuvolari, di passaggio sul ponte storico, consegnò opuscoli su Leonardo da Vinci e Ponte Buriano. Superiore anche a certi sottili antagonismi e contrasti, Gualberto. Nei giorni scorsi il professor Claudio Santori, presidente della Brigata aretina amici dei monumenti, lo aveva definito “vestale del Ponte Buriano” da quanto Gualdani provava venerazione per il ponte, le sue forme e la sua storia. Ne conosceva ogni pietra.
Sul prato di Rondine Cittadella della Pace, dopo la marcia di giugno 2025, nel giorno del presidente Mattarella
Pensava al futuro, Gualberto Gualdani, che poteva sembrare un ometto fragile e in realtà era una quercia con radici enormi. Oggi alle 15 l’ultimo saluto nella sua terra, a Cincelli, dove piccolino aveva iniziato gli studi. Un nonno esemplare, che l’altra sera ha accompagnato il nipote alla festa per fargli fare tutti i giochi, prima di partire la mattina dopo, verso un punto che non si vede, oltre il ponte, alle spalle di Monna Lisa.
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