“Ritirare i licenziamenti per poter consentire l'arrivo di nuovi investitori”. Questo quanto richiesto alla Manifattura del Casentino Srl, nel tavolo che si è tenuto ieri in Regione Toscana.
Un incontro per cercare in extremis di salvare la produzione del panno nella vallata casentinese, ma sopratutto per scongiurare i 12 licenziamenti della Manifattura del Casentino, azienda di Soci (Bibbiena), che produce l'iconico tessuto indossato anche da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”. L'annuncio della chiusura e la relativa lettera di licenziamento ai dipendenti era arrivato direttamente dai sindacati lo scorso 24 ottobre. Nel luglio del 2022 c'era stato un altro tentativo di salvataggio, poi l'interessamento di un imprenditore pratese, ma la crisi del settore tessile ha portato l'azienda al capolinea e alla decisione della chiusura. Ieri l'incontro in Regione.
“Si intravede una strada per il salvataggio della storica eccellenza del panno del Casentino, grazie al contributo fattivo di tutte le parti convenute questa mattina nella sede della presidenza della Regione dove si è tenuto il tavolo dedicato all Manifattura del Casentino - si legge nella nota dell'ente -; presente, per la parte regionale, la direzione competitività territoriale, assistita da Unità di crisi e Arti; il sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli e Valentina Cenni, vicesindaca di Pratovecchio Stia per le istituzioni territoriali coinvolte; gli esponenti di Manifattura del Casentino per la parte aziendale e, per quella sindacale, Filcgtem Cgil e confederazione della Cgil, nella persona del segretario Alessandro Tracchi.
Sulla scorta della discussione, della rappresentazione da parte sia del sindaco Vagnoli che della Regione circa l'interesse di potenziali nuovi investitori, nonché della richiesta esplicita da parte delle organizzazioni sindacali di ritirare i licenziamenti, la Regione Toscana ha proposto, in luogo del licenziamento, il ricorso ad una cassa integrazione straordinaria per favorire la transizione occupazionale della durata di 12 mesi ulteriormente prorogabile al bisogno”.
Tempo prezioso, dunque, per capire se nuovi investitori si vorranno avvicinare a questa realtà produttiva. Ci sono da salvare i 12 lavoratori, ma anche un pezzo di storia di questo territorio. Il Panno Casentino è ancora in commercio con due realtà come TACS e Tessilnova che si occupano di confezionamento e commercio. Si trovano sempre in Casentino, a Stia. Nello stabilimento di Soci viene effettuata la cosiddetta “rifinizione”, ovvero la creazione del famoso ricciolo e la tinteggiatura delle pezze. In molti si chiedono se il Panno Casentino possa essere prodotto altrove. I soci della Manifattura non hanno dubbi. “Penso proprio di no - ci aveva detto Andrea Fastoni - con queste caratteristiche sicuramente no. Perché qui ci sono le maestranze, l'acqua dell'Archiano (un torrente ndr) e la macchina storica del 1900. Forse potranno produrre un'imitazione, ma non sarà più Panno Casentino”. Si prende tempo, dunque, per capire se la produzione del panno si potrà salvare. “Questi 12 mesi - si legge ancora nella nota - sarebbero utili per esplorare i potenziali interessi per una ripresa della produzione e lo sviluppo della filiera, che deve comunque continuare a vivere in Casentino, come precisato all'incontro e anche per concretizzare la produzione del panno come ‘marchio storico' o comunque marchio territoriale”. L'azienda adesso farà le sue valutazioni e lunedì risponderà alla proposta della Regione. Intanto il tavolo dedicato al panno è stato aggiornato ad una nuova riunione in programma per venerdì 14 novembre.
