Morti in volo
Mario Paglicci e Fulvio Casini
Per le famiglie Paglicci e Casini sono le ore più dure dopo il tuffo al cuore di domenica pomeriggio quando l'elicottero con i loro cari, Mario e Fulvio, è sparito sull'Alpe della Luna, inghiottito dalla nebbia, dai boschi e da una palla di fuoco.
Il recupero dei corpi avvenuto ieri sul Poggio dell'Appione a Badia Tedalda è stata una paziente, difficile e pietosa raccolta di resti. Lo si era capito già dalle prime immagini dell'Agusta Westland distrutto in mille pezzi, esploso, bruciato. Serviranno gli esami del DNA per attribuirli all'uno e all'altro dei due amici piloti. I vigili del fuoco sono stati calati dall'elicottero Drago con il verricello per compiere il lavoro.
Mentre gli investigatori dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo cercano sulla scena del disastro i pezzi del velivolo - non dotato di scatola nera - in grado di raccontare qualcosa degli attimi prima dello schianto. GPS, registratori, transponder.
Il procuratore capo Gianfederica Dito e il sostituto Julia Maggiore hanno aperto un fascicolo con ipotesi di reato omicidio colposo. Contro ignoti. L'inchiesta deve fare luce a 360 gradi vagliando tutte le ipotesi sulle cause. Dal guasto tecnico (fabbricazione, manutenzione) all'errore umano.
Dopo una prima fase in cui si parlava di avaria e di guasto al motore, con tanto di segnalazioni partite dall'elicottero verso familiari - che vengono smentite - prende corpo la pista dell'incidente provocato dalle avverse condizioni meteo. Nebbia, condensa, visibilità ridottissima. E conseguente collisione su un ostacolo naturale come lo stesso crinale tra Marche e Toscana. Ci può stare.
Ma tutto deve essere documentato. L'indagine minuziosa della procura di Arezzo deve ricostruire orari e tappe della domenica 9 novembre. Dalla partenza a Manciano di Castiglion Fiorentino (campo di volo Serristori) all'arrivo all'aeroporto Giovanni Nicelli, qualche ora al Lido di Venezia, poi il rientro.
In un video inviato dall'imprenditore orafo Paglicci ai familiari, trasmesso in tv a Ore 14 (Rai 2) e anticipato dal sito del Corriere di Arezzo, si vede il 77enne, esperto di volo, che saluta con il pollice alzato in segno di ok. Non ci è chiaro se si tratti del decollo dalla provincia di Arezzo al mattino o da Venezia. Di sicuro è l'ultima immagine che abbiamo di lui in vita. Era assieme a Fulvio Casini, 67 anni di Sinalunga, immobiliarista, anche lui pilota molto esperto.
L'Agusta che tenevano nell'hangar, era efficiente, ci spiegano al Serristori. Necessita di attenti controlli mensili altrimenti non può uscire. Sarebbe stato perfetto, a posto. Possibile che si sia verificato un guasto, con il velivolo ingovernabile? O forse è più plausibile una nube traditrice? Ai tecnici la risposta.
Sarà affidata una super consulenza. I dispositivi dell'elicottero, se ritrovati, va visto se sono in grado di fornire elementi dato che non hanno quella blindatura tipica delle scatole nere.
I cari di Mario Paglicci e Fulvio Casini potranno celebrare le esequie quando i magistrati daranno il consenso. Resti affidati alla medicina legale a disposizione dell'autorità. Ore dure, si diceva. Dolore ma anche ricordi, sprazzi di cielo azzurro ripensando a due uomini solari e determinati, morti durante la sfida antica del volo, loro passione. Il presidente di Estra, Francesco Macrì, ha scelto queste parole nel suo ricordo: “Era innamorato dei motori, appassionato di tutto ciò che rappresentava movimento, velocità, libertà. Gli elicotteri erano il suo sogno a occhi aperti, una passione che viveva con intensità e competenza.”
E aggiunge: “Ho avuto il piacere di volare con lui più di una volta, e in quelle occasioni ho potuto apprezzare non solo le sue straordinarie capacità di pilota, ma anche la serenità e la gioia che provava nel volare”.
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