Vicino di casa ucciso
Don Natale e la scena a San Polo
“E’ venuta alla luce la verità, è stata fatta giustizia”. Don Natale Gabrielli è stato a fianco del parrocchiano Sandro Mugnai fin dall’inizio. Lo definisce “citto” per la differenza anagrafica e per affetto. Appresa la sentenza di assoluzione, il prete va pure oltre: “Ecco, ora i familiari di Dodoli, gli eredi, dovrebbe pagare i danni fatti ai Mugnai, i soldi spesi per rifare il tetto della casa e gli altri anni...”
Don Natale è sempre stato netto e schietto su questa vicenda. Il concetto “la difesa è sempre legittima” caro ai politici, per lui è un concetto sacro, quasi divino. La reazione di Mugnai, con epilogo tragico, il parroco l’ha giustificata subito. Per ribadire il concetto ragiona così: “Scusate eh, faccio un esempio, io piglio coltello e rivoltella e vado addosso a una persona, quello mi dà un calcio allo stinco, io cado e muoio... Poi la giustizia mi condanna, ma siamo matti?”
Sul fatto specifico: “Un diverbio ci può stare, ma andare di notte in quel modo a picchiare forte contro i muri di una casa, e io sono dentro e posso rimanere schiacciato… Inammissibile, legittimo reagire”.
Il telefono squilla di continuo. Si condivide il successo.
“La comunità ha fatto corpo unico, abbiamo fatto processioni, fiaccolate, discorsi nelle televisioni e nei giornali, non abbiamo lasciato Sandro solo”.
E la persona morta, padre e marito? “L’ho sempre detto, il primo pensiero va a chi non c’è più. Purtroppo ha scelto una via sbagliata e ci è rimasto. Preghiamo anche per lui”.
Infine, la speranza che San Polo, luogo legato alla strage del 1944 e a questo caso, venga conosciuto anche per altro: “Un posto magico, straordinario, unico, per due aspetti: la Pieve di San Paolo sorta su precedenti monumenti etruschi e romani, e il santuario della Madonna del Giuncheto, una delle più belle in Italia, capolavoro assoluto, dove la Madonna sarebbe apparsa ad una ragazza, Camilla, chiedendo una cappella dove venisse onorato il suo nome.”
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