La follia
Il serial killer Maurizio Minghella
Maurizio Minghella. Assassino italiano, serial killer all'americana. Genovese, classe 1958, nel suo lungo curriculum da criminale e maniaco sessuale figurano quindici omicidi e violenze ai danni di prostitute. Dieci donne uccise tra il 1997 e il 2001 a Torino, quando stava godendo della semilibertà dopo averne ammazzate cinque a Genova nel 1978. Ma nella sua scheda personale ci sono anche la rapina, il sequestro di persona e una fuga dal carcere. Una vita sempre nell'illegalità che a lungo è stata al centro delle cronache italiane e su cui torna, stasera sabato 9 novembre, Rai 3, nel programma Un giorno in pretura condotto da Roberta Petrelluzzi.
Maurizio Minghella ha ucciso almeno 15 donne
Minghella ha avuto una giovinezza segnata da difficoltà familiari e personali, che hanno contribuito a formare la sua personalità deviata. E' cresciuto nel quartiere di Bolzaneto, in un nucleo familiare complesso. La madre, dopo la separazione dal marito, si è trovata a crescere cinque figli da sola, e Minghella ha subito abusi fisici dal nuovo compagno di lei. Questo ambiente violento ha alimentato il suo risentimento e le sue tendenze aggressive. Già a scuola mostrava comportamenti violenti e abbandonò gli studi precocemente. Nel 1978, all'età di 20 anni, commise i suoi primi omicidi, uccidendo cinque donne a Genova. Fu arrestato e condannato all'ergastolo.
Tuttavia, nel 1995 ottenne la semilibertà e fu trasferito a Torino per lavorare in una cooperativa di recupero. Qui, approfittando della sua nuova vita, ricominciò a uccidere senza pietà. Tra il 1997 e il 2001, mentre era in semilibertà, Minghella assassinò almeno dieci donne a Torino. I suoi metodi includevano strangolamento e violenza sessuale. Le vittime erano spesso reclutate in discoteca, dove lui si recava frequentemente. La sua seconda cattura avvenne grazie a prove schiaccianti, tra cui tracce di dna lasciate sulle scene del crimine.
Attualmente, è detenuto nel carcere di Pavia in regime di 41 bis, un regime carcerario particolarmente severo riservato ai detenuti considerati pericolosi. Dietro le sbarre ha mostrato comportamenti ambivalenti. Da un lato, è un detenuto collaborativo; dall'altro, non ha mai fornito spiegazioni sui suoi crimini o mostrato segni di pentimento. La sua vita carceraria è stata sempre caratterizzata da tentativi di evasione e da interazioni complesse con il personale penitenziario e gli altri detenuti. R si soffermerà sulla storia di Giuliana Vilali, trovata strangolata dove di solito vendeva il suo corpo. il pm Roberto Sparagna è certo che ad uccidere fu proprio Minghella.
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