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La storia

Il Caso Spotlight, la storia vera: l'inchiesta sui preti pedofili che travolse il Vaticano. La rete di silenzi e le coperture: la Chiesa sotto accusa

Chi è il cardinale che fu incolpato di aver nascosto gli scandali e gli abusi dei sacerdoti sui ragazzini

Giuseppe Silvestri

07 Luglio 2025, 19:49

Bernard Francis Law

Il cardinale Bernard Francis Law

Il Caso Spotlight. Non solo un film, ma una storia vera a tutti gli effetti. Nel 2002 il quotidiano statunitense The Boston Globe pubblicò una serie di articoli destinati a cambiare per sempre il modo in cui l’opinione pubblica percepiva la Chiesa cattolica. L’inchiesta, condotta dal team investigativo chiamato Spotlight, fece emergere un sistema sistematico e omertoso di insabbiamento degli abusi sessuali su minori da parte di numerosi sacerdoti dell’Arcidiocesi di Boston, con la complicità dell’allora arcivescovo Bernard Francis Law. Il caso divenne uno dei più eclatanti scandali nella storia della Chiesa cattolica, con ripercussioni globali.


Barbara Blain, molestata da un prete pedofilo a Boston, protesta in Piazza San Pietro. La foto risale al 2005

Tutto ebbe inizio nel luglio del 2001, quando Martin Baron, da poco nominato direttore del Globe, suggerì al team Spotlight di indagare su una serie di accuse di abusi sessuali da parte di un sacerdote bostoniano: padre John Geoghan. Non si trattava di una novità per i cronisti locali: negli anni precedenti erano già emerse singole denunce, ma mai era stato condotto un lavoro sistematico sull’ampiezza del fenomeno né sul ruolo delle autorità ecclesiastiche. Il team Spotlight, composto dai giornalisti Walter Robinson, Sacha Pfeiffer, Mike Rezendes e Matt Carroll, iniziò a scavare tra documenti legali, registri ecclesiastici, archivi giudiziari e testimonianze delle vittime. Scoprirono presto che padre Geoghan era stato accusato di aver abusato di oltre 130 bambini in un arco di tre decenni e che l’Arcidiocesi, anziché denunciarlo, si era limitata a trasferirlo ripetutamente da una parrocchia all’altra.


Il Caso Spotlight è diventato un film premiato con l'Oscar al miglior film e alla migliore sceneggiatura originale

L’inchiesta portò alla luce che l’arcivescovo Bernard Francis Law, a capo dell’Arcidiocesi di Boston dal 1984, era perfettamente a conoscenza delle accuse contro decine di sacerdoti, ma aveva scelto di non agire penalmente, preferendo trattare i casi internamente e proteggere la reputazione della Chiesa. I documenti rivelarono che Law aveva autorizzato trasferimenti sistematici di sacerdoti accusati di abusi, consentendo loro di continuare il ministero e commettere nuovi crimini. Tra i casi più scioccanti, oltre a Geoghan, figuravano i nomi di padre Paul Shanley, noto per le sue posizioni “progressiste” ma in realtà colpevole di ripetuti abusi su minori, e di padre James Talbot, anch’egli protetto dall’Arcidiocesi nonostante denunce circostanziate.

Il 6 gennaio 2002, il Boston Globe pubblicò il primo articolo dell’inchiesta, intitolato Church Allowed Abuse by Priest for Years. In pochi mesi il giornale pubblicò oltre 600 articoli sull’argomento. Il pubblico restò scioccato dalla portata del fenomeno: l’inchiesta rivelò che più di 90 sacerdoti erano stati accusati di abusi e che la Chiesa aveva sistematicamente occultato le prove, risarcito le vittime con accordi extragiudiziali e ostacolato la giustizia.


Martin Baron era il direttore del Boston Globe

Le conseguenze furono immediate e clamorose: Bernard Law si dimise il 13 dicembre 2002 da arcivescovo di Boston, sotto una pressione pubblica e mediatica senza precedenti, in seguito fu trasferito a Roma, dove Papa Giovanni Paolo II lo nominò arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, una mossa che suscitò molte polemiche, poiché fu percepita come una forma di protezione da parte del Vaticano; il Boston Globe ricevette il Premio Pulitzer per il Servizio Pubblico nel 2003 per l’inchiesta; l’indagine diede impulso a inchieste simili in tutto il mondo, aprendo un vaso di Pandora: abusi e coperture furono scoperti in Irlanda, Germania, Australia, Cile, Polonia e altri Paesi. Nel 2015, la storia fu portata al cinema con il film Spotlight, vincitore dell’Oscar per il miglior film e per la miglior sceneggiatura originale.

Uno degli aspetti più sconvolgenti dell’inchiesta Spotlight fu dimostrare che il problema non riguardava solo alcuni “casi isolati”, ma un sistema interno alla Chiesa volto alla protezione dell’istituzione a scapito delle vittime. L’uso sistematico di insabbiamenti, archiviazioni, diagnosi “correttive” da parte di psicologi compiacenti e il trasferimento dei preti da una parrocchia all’altra senza informare le comunità dimostrò una struttura di complicità radicata ai più alti livelli. Bernard Law visse gli ultimi anni della sua vita a Roma, senza mai essere perseguito penalmente. Morì il 20 dicembre 2017, all’età di 86 anni. I suoi funerali, celebrati in Vaticano con tutti gli onori, furono accompagnati da proteste e indignazione da parte delle vittime e delle associazioni per la tutela dei minori.

Molti sopravvissuti hanno continuato a battersi per la giustizia e grazie a loro oggi molte diocesi, anche in Italia, hanno avviato meccanismi di trasparenza, ascolto e prevenzione. Tuttavia, per molte vittime, nessun risarcimento potrà mai cancellare il silenzio e l’indifferenza che per decenni hanno accompagnato il loro dolore. Il caso Spotlight ha rappresentato una delle più importanti inchieste giornalistiche del XXI secolo. Non solo ha scoperchiato uno scandalo devastante, ma ha riaffermato il valore del giornalismo investigativo come strumento di verità, giustizia e tutela dei più deboli. Come disse il giornalista Mike Rezendes: “Non si trattava solo di alcuni preti. Era l’intero sistema ad aver fallito. E il nostro compito era renderlo visibile.”

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