Sabato 22 Novembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

Salute

Lotta ai tumori, l'ultima frontiera: il patto tra medicina, chimica nucleare, logistica e intelligenza artificiale. Super investimento di Novartis

Julie Mary Marini

02 Settembre 2025, 18:21

Tumori

Sempre più intensa la lotta i tumori

La lotta contro il cancro conosce una nuova parola chiave: radioligand therapy. Dietro questo termine tecnico si cela una delle innovazioni più promettenti degli ultimi anni, che unisce biologia molecolare, radioattività controllata e intelligenza artificiale in un’alleanza che potrebbe cambiare radicalmente il futuro dell’oncologia. A crederci è Novartis, colosso svizzero della farmaceutica, che ha investito risorse enormi in ricerca, infrastrutture e tecnologia logistica per trasformare questa terapia da idea di laboratorio a strumento reale nelle mani dei medici. Secondo quanto riportato dal Financial Times, i primi trial clinici hanno già mostrato risultati sorprendenti: fino al 21% dei pazienti trattati con radioligandi ha ottenuto scansioni completamente prive di metastasi. Per una malattia che troppo spesso sembra inafferrabile, è un dato che suscita entusiasmo e cauta speranza. Ma come funziona la radioligand therapy? Il principio è semplice, almeno sulla carta: piccole molecole vengono progettate per riconoscere e legarsi in modo selettivo a specifici recettori presenti sulle cellule tumorali. Una volta ancorate, trasportano un isotopo radioattivo che rilascia radiazioni direttamente nel cuore del tumore, distruggendo dall’interno la cellula malata. È la massima espressione della cosiddetta medicina di precisione: colpire esclusivamente ciò che è patologico, riducendo gli effetti collaterali tipici di chemio e radioterapia tradizionali.

La complessità, però, sta in tutto ciò che circonda il trattamento. Le molecole radioattive hanno una vita brevissima: devono essere prodotte, confezionate, spedite e infine somministrate entro poche ore. Novartis ha quindi creato un’infrastruttura globale di consegne just-in-time, capace di seguire ogni fiala con sistemi di tracciamento Gps e di organizzare rotte aeree e trasporti terrestri in tempo reale. Non solo: a orchestrare il tutto ci sono algoritmi di intelligenza artificiale che prevedono ritardi, ottimizzano percorsi e calcolano margini di sicurezza. È come se accanto alla terapia ci fosse un gigantesco cervello digitale incaricato di far arrivare in tempo l’arma più preziosa.

Questa capacità logistica è un elemento tanto innovativo quanto il farmaco stesso. Non basta scoprire una terapia efficace: bisogna renderla disponibile, sicura e puntuale in ogni angolo del pianeta. Novartis ha già attivato centri di produzione in più continenti, formando personale specializzato e costruendo una rete che sembra mutuata dall’industria aerospaziale più che dalla farmaceutica tradizionale. Gli oncologi guardano con entusiasmo, ma anche con la prudenza necessaria. I dati disponibili sono incoraggianti ma non definitivi: servono trial più ampi, di più lunga durata e su diverse tipologie di tumore per confermare i numeri iniziali. Tuttavia, il concetto stesso di terapia radioligandica apre scenari vastissimi. Non si tratta di una cura universale, ma di una piattaforma terapeutica adattabile: cambiando la molecola che fa da “guida”, si può indirizzare la radioattività contro diversi tipi di cellule tumorali, ampliando di molto il raggio d’azione.

C’è anche un aspetto sociale che non va sottovalutato. Per milioni di malati oncologici e per le loro famiglie, il termine “speranza” è spesso inflazionato. Ma in questo caso non si tratta di slogan: il potenziale di una terapia in grado di ridurre metastasi avanzate in una quota significativa di pazienti è un messaggio concreto di cambiamento. Significa poter immaginare trattamenti più efficaci e meno devastanti, periodi di remissione più lunghi e, in prospettiva, una qualità della vita migliore anche nelle fasi più difficili della malattia. La radioligand therapy rappresenta dunque un crocevia: da una parte la tradizione della lotta al cancro, con decenni di progressi fatti di piccoli passi; dall’altra un salto tecnologico che mette insieme medicina, chimica nucleare, logistica e intelligenza artificiale. È una visione che ridefinisce anche il ruolo delle grandi aziende farmaceutiche, chiamate non solo a sviluppare molecole, ma a costruire ecosistemi complessi e interconnessi.

La strada è ancora lunga, ma la direzione sembra tracciata. Oggi è una terapia sperimentale con risultati promettenti; domani potrebbe diventare un pilastro dell’oncologia, ricordato come una delle pietre miliari nel percorso di emancipazione dell’uomo dal cancro, potrebbe... Per ora, ciò che resta è l’immagine di un farmaco che viaggia nel mondo sotto controllo satellitare, guidato da algoritmi, carico di una radioattività calibrata per colpire con precisione chirurgica. Un simbolo di come scienza e tecnologia possano unirsi per trasformare la speranza in possibilità concreta.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie