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Lotta ai tumori, il sangue che parla: la rivoluzione di Galleri che promette di scoprire il cancro prima dei sintomi. A che punto siamo tra entusiasmo e dubbi

Il test potrebbe presto essere proposto alle persone sopra i 50 anni come esame di routine. Negli Usa è già in vendita a 950 dollari

Julie Mary Marini

13 Ottobre 2025, 11:58

Lotta ai tumori, il sangue che parla: la rivoluzione di Galleri che promette di scoprire il cancro prima dei sintomi. A che punto siamo tra entusiasmo e dubbi

Lotta ai tumori, la Grail lavora sul test Galleri

C’è una promessa che ormai da diversi mesi anima il dibattito scientifico e sanitario internazionale: un semplice prelievo di sangue che potrebbe svelare la presenza di decine di tumori prima ancora che compaiano i sintomi. Si chiama Galleri ed è il test sviluppato dalla biotech californiana Grail, già protagonista di una serie di studi su larga scala negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che sta lavorando sul progetto da qualche anno. Recentemente i dati presentati al congresso Esmo 2025 di Barcellona ha riacceso l’entusiasmo - ma anche le cautele - attorno a questa tecnologia che punta a rivoluzionare lo screening oncologico mondialeGalleri si basa su un principio relativamente recente, quello della liquid biopsy. Analizzando minuscole tracce di dna tumorale circolante nel sangue, il test cerca segnali chimici - le cosiddette firme epigenetiche - che indicano la possibile presenza di un tumore in corso. Non solo: l’algoritmo proprietario di Grail sarebbe in grado di suggerire in quale organo il tumore sta nascendo, guidando i medici verso indagini mirate e potenzialmente salvavita. L’obiettivo è ambizioso: individuare più di 50 diversi tipi di cancro, inclusi quelli oggi quasi impossibili da diagnosticare in anticipo, come il tumore del pancreas o dell’ovaio.

Secondo le anticipazioni diffuse da Reuters e The Times, il test Galleri potrebbe presto essere proposto alle persone sopra i 50 anni come esame di routine, da affiancare agli screening tradizionali. I risultati preliminari del trial Pathfinder 2, condotto su oltre 30 mila volontari, indicano che l’aggiunta del test al percorso diagnostico standard raddoppia il numero di tumori individuati rispetto ai soli esami convenzionali. In un altro studio su 6.600 partecipanti, Galleri ha segnalato la presenza di tumore nell’1,4% dei casi, con una specificità del 99%: in altre parole, pochissimi falsi positivi.

Gli studiosi della Grail continuano a lavorare sul test

Ma non tutto è oro. La sensibilità del test varia molto a seconda del tipo e dello stadio del tumore: i risultati sono promettenti per i tumori avanzati, ma più deboli per quelli ancora microscopici. E, soprattutto, nessuno studio ha ancora dimostrato che il test riduca la mortalità per cancro, la misura che conta davvero. "Galleri può trovare tumori prima, ma non sappiamo ancora se questo salverà vite o se, al contrario, rischia di generare sovradiagnosi”, ha spiegato il Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle in una recente analisi.

L’idea di un test unico per tutti i tumori è talmente potente da aver conquistato anche l’immaginario pubblico. Negli Stati Uniti, il test Galleri è già disponibile in commercio per chi può permetterselo (circa 950 dollari), mentre il National Health Service britannico sta conducendo una sperimentazione con 140 mila volontari. L’interesse è enorme, ma anche le incognite: quanto costerà integrarlo nei sistemi sanitari pubblici? Come gestire i casi positivi, spesso incerti o difficili da localizzare? E soprattutto, chi controllerà la qualità dei dati generati da un algoritmo privato? Gli esperti ricordano che la storia della medicina preventiva è piena di false partenze. Negli anni Sessanta, si pensava che lo screening di massa avrebbe debellato il cancro; oggi sappiamo che non è così semplice. Il rischio di overdiagnosi - cioè di trovare tumori che non sarebbero mai diventati pericolosi - resta concreto. Ma se Galleri riuscisse anche solo a spostare una parte delle diagnosi in una fase più precoce, le implicazioni cliniche sarebbero enormi.


Presto la presentazione di nuovi dati sulla sperimentazione

Grail dovrebbe presto presentare ulteriori dati, e secondo gli analisti di Barron’s il test potrebbe presto diventare “una routine e un grande affare commerciale”. Dietro l’entusiasmo c’è una visione precisa: un mondo in cui la diagnosi del cancro avviene non dopo i sintomi, ma prima che il male inizi a farsi sentire. Per ora, Galleri rimane una promessa. Ma è una promessa che la comunità scientifica osserva con attenzione, sospesa tra l’entusiasmo tecnologico e la prudenza clinica. E se anche solo una parte di quella promessa dovesse realizzarsi, il modo in cui pensiamo al cancro - e alla paura che lo accompagna - potrebbe cambiare per sempre. Almeno in parte.

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