Lo studio
Gli italiani si dividono nel sondaggio sui diritti
Nel dibattito pubblico italiano i grandi temi etici riaffiorano ciclicamente e i sondaggi aiutano a rivelare come si stiano muovendo gli orientamenti della società. La rilevazione realizzata da AnalisiPolitica per Remtene srl permette un confronto diretto tra il 2014 e il 2025 su tre questioni sensibili: fine vita, aborto e diritti delle coppie omosessuali. Tre terreni diversi, tre dinamiche molto differenti.
Partiamo dal fine vita, dove il cambiamento è netto. Nel 2014 il 46% degli italiani si dichiarava “molto d’accordo” con l’idea che, in caso di grave malattia, ciascuno debba poter decidere se cessare di vivere. Oggi quella quota sale al 56%, dieci punti in più, mentre anche gli “abbastanza d’accordo” restano su livelli molto alti, dal 31% di allora al 27% attuale. Parallelamente diminuiscono gli scettici: i “poco d’accordo” passano dall’11% al 9%, i contrari totali dal 9% al 5%. I "non so" restano al 3%. Questo spostamento non è marginale: in dieci anni il fronte del consenso pieno è cresciuto in modo significativo, mentre l’area del rifiuto si è assottigliata. Basti pensare che sommando chi è molto d'accordo con chi lo è abbastanza si raggiunge addirittura l'83%. Segno di una società che, probabilmente anche alla luce dei dibattiti giudiziari e delle vicende personali rese pubbliche, mostra oggi una sensibilità più matura e centrata sull’autonomia individuale.
Gli italiani confermano di essere favorevoli all'aborto
Sul tema dell’aborto lo scenario è più complesso e meno lineare. Nel 2014, quando la domanda era formulata in modo ancora più drastico (“bisognerebbe che in Italia l’aborto fosse vietato”), il 12% rispondeva di essere molto d’accordo e un altro 12% abbastanza d’accordo. Oggi, con una formulazione meno estrema ma comunque orientata alla restrizione, gli italiani che si dicono molto favorevoli scendono all’8%, mentre quelli “abbastanza” salgono al 14%. Il blocco dei contrari netti, pur restando la maggioranza, si riduce: i “per nulla d’accordo” passano dal 50% al 44%. Ma aumento i "poco d'accordo": dal 23 al 28%. Il dato complessivo è netto: i contrari all'aborto sono il 22%, i favorevoli 72%. Cresce l’incertezza, con un 6% che oggi non esprime una posizione, contro il 3% di dieci anni fa. Il quadro complessivo conferma che chi vorrebbe un irrigidimento normativo continua a essere una minoranza, ma rivela anche un clima più incerto, più sfumato, forse maggiormente influenzato dal dibattito politico degli ultimi anni.
Coppie omosessuali e adozioni: il tema resta molto controverso
Il discorso cambia ancora quando si guarda ai diritti delle coppie omosessuali e alla possibilità di adottare figli con gli stessi diritti delle coppie sposate. Qui si osserva un movimento meno atteso: nel 2014 il 33% degli italiani era molto d’accordo e il 27% abbastanza d’accordo; nel 2025 queste percentuali scendono rispettivamente al 29% e al 26%. La società, dunque, non si è spostata verso il sì, come molti avrebbero immaginato. Anzi, aumentano i contrari netti, dal 20% al 24%, un 4% che arriva dalla categoria di coloro che sono poco d'accordo che passa dal 19 al 15%. In ogni caso i favorevoli nel complesso sono il 55%. Cresce l’area del “non so”, che passa dall’1% al 6%, un balzo che racconta in maniera eloquente la difficoltà del Paese a trovare una sintesi culturale su questo terreno. Anche qui pesa probabilmente il vuoto legislativo rimasto dopo l’introduzione delle unioni civili, una cornice normativa che ha riconosciuto qualcosa ma non tutto, lasciando il tema delle adozioni in una zona grigia e producendo incertezza più che consenso.
Letti insieme, questi tre indicatori raccontano un tessuto sociale che si muove a velocità diverse a seconda della questione. Sul fine vita emerge una crescente fiducia nella libertà individuale. Sull’aborto domina la continuità, ma con una maggiore esitazione rispetto al passato. Sui diritti delle coppie omosessuali la curva è più frastagliata, con una parte della popolazione che arretra, un’altra che resta stabile e una fetta crescente che sospende il giudizio. L’impressione finale è quella di un’Italia attraversata da tensioni sottili, dove i cambiamenti culturali non avanzano tutti nella stessa direzione né allo stesso ritmo. Una società che rielabora lentamente i propri riferimenti etici e identitari, mentre la politica osserva, interpreta, e talvolta rincorre ciò che gli italiani stanno già cominciando a pensare.
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