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Natura

Nelle città ormai gli animali vivono meglio di noi: volpi, falchi e pappagalli protagonisti della nuova fauna urbana. E i cinghiali imperversano

Il fenomeno è sempre più intenso: ecco perché si adattano alle strade e alle piazze. Soprattutto di notte

Julie Mary Marini

19 Dicembre 2025, 06:07

Nelle città ormai gli animali vivono meglio di noi: volpi, falchi e pappagalli protagonisti della nuova fauna urbana. E i cinghiali imperversano

Gli animali sono sempre più cittadini (foto Ia)

Animali sempre più padroni delle città. Padroni forse è esagerato, ma sicuramente veri e propri residenti. Il fenomeno ormai è chiaro e certifica la capacità di adattamento. In particolare di notte, quando il traffico si ritira e le vetrine si spengono, molte città europee cambiano proprietario. Non è una metafora: in quegli stessi spazi che di giorno appaiono congestionati e ostili, alcune specie animali hanno imparato a muoversi con un’efficienza sorprendente, spesso superiore a quella degli esseri umani. È il paradosso della fauna urbana: mentre le persone faticano a convivere con rumore, inquinamento e stress, volpi, rapaci, pappagalli e ungulati trovano nelle metropoli un habitat stabile, prevedibile e, in certi casi, ideale. Le volpi rosse sono forse l’esempio più emblematico. A Londra vivono stabilmente da decenni nei quartieri residenziali, sfruttando giardini, parchi e rifiuti domestici con una capacità di adattamento che ha stupito anche gli zoologi. Sono diventate più confidenti, modificano gli orari di attività per evitare l’uomo e crescono i cuccioli in spazi che, dal loro punto di vista, offrono cibo abbondante e pochi predatori. Una resilienza silenziosa che contrasta con la percezione umana della città come ambiente sempre più faticoso.

In molte città italiane e mediterranee, invece, il cielo racconta un’altra storia. I falchi pellegrini nidificano sui grattacieli e sui campanili, sfruttando le altezze artificiali come sostituti delle falesie naturali. A Roma, Milano e Bologna la loro presenza è ormai documentata e stabile. Qui la città offre ciò che la natura non sempre garantisce più: superfici elevate, meno disturbo umano diretto e una popolazione costante di piccioni, che costituiscono una fonte di cibo continua. Paradossalmente, l’ambiente urbano si è rivelato più affidabile di molti ecosistemi degradati. Ancora più evidente è il caso dei pappagalli verdi, ormai presenza abituale in diverse città europee. A Roma e a Milano i parrocchetti dal collare si sono adattati a climi più rigidi del loro habitat originario, approfittando delle temperature urbane più miti e della disponibilità di alberi ornamentali. Il loro successo non è casuale: vivono in gruppi organizzati, sono estremamente intelligenti e traggono vantaggio da un ambiente umano che, pur caotico, è prevedibile. Dove l’uomo crea microclimi artificiali, loro prosperano.

Poi ci sono gli animali che entrano in città senza chiedere permesso, come i cinghiali. La loro presenza, soprattutto in alcune aree urbane italiane, è diventata un tema di dibattito pubblico. Dal punto di vista biologico, però, il fenomeno è coerente: margini urbani ricchi di vegetazione, assenza di predatori naturali e facile accesso al cibo rendono le periferie un’estensione funzionale del loro habitat. Non è la città ad averli attirati per errore, ma l’equilibrio naturale ad essersi spostato, con tutti i problemi del caso. A partire dal rischio di incidenti stradali, diventato via via sempre più alto. Ogni anno sono centinaia i sinistri causati dai cinghiali. Ci sono poi i lupi, che magari non si avvicinano in maniera così netta alle città, ma frequentano le aree collinari, le zone di campagna, spesso spingendosi fino alle case. Quello che accomuna tutte queste specie è un elemento chiave: l’adattabilità. La città, le sue periferie, le campagne vicine ai grandi centri, con tutte le loro contraddizioni, offrono regolarità. I rifiuti seguono orari, il traffico ha cicli, le luci artificiali riducono l’imprevedibilità della notte. Per molte specie, questo significa poter anticipare eventi e ottimizzare energie. L’essere umano, invece, spesso subisce questi stessi fattori come fonti di stress continuo. Non si tratta di idealizzare la convivenza uomo-animale né di ignorarne i problemi reali, soprattutto in termini di sicurezza e gestione. Ma il successo della fauna urbana pone una domanda scomoda: se alcune specie riescono a vivere meglio di noi negli stessi spazi, forse il problema non è solo la città in sé, ma il modo in cui l’abbiamo progettata per noi stessi. Le volpi, i falchi e i pappagalli non hanno scelto la città per moda o necessità economica. L’hanno scelta perché funziona. Per non parlare dei cinghiali. E' una lezione che, osservata con attenzione, dice molto più su di noi che su di loro.

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