Arezzo
Crac Banca Etruria, anche l'unico condannato per bancarotta nel maxi processo di Arezzo - Alberto Rigotti, 6 anni - chiede l'assoluzione o comunque la riforma della sentenza. Per tre ore e mezza ha esposto la sua verità nell'aula della corte d'appello di Firenze dove si celebra il processo di secondo grado ai 23 ex dirigenti, funzionari, manager e revisori dell'istituto di credito messo in risoluzione nel 2015 e dichiarato insolvente nel 2016.
I pm aretini del pool che indagò su Bpel avevano individuato una serie di operazioni a loro dire viziate dalla bancarotta, con flussi di denaro per milioni a società amiche, in conflitto di interesse, per i quali era chiaro che l'istituto di credito non avrebbe recuperato somme. Il tribunale di Arezzo emise alla fine la sentenza di assoluzione per 22 dei 23 imputati perché "il fatto non sussiste". Le condotte di Rigotti vennero invece censurate nelle motivazioni del giudice Gianni Fruganti, presidente dell'organo giudicante nel 2021. Ora la partita è riaperta. Il 10 luglio la sentenza. Molti capi di imputazione si sono prescritti, tutte le ipotesi di bancarotta semplice, mentre restano in piedi le contestazioni più gravi.
Alberto Rigotti, noto finanziere trentino, considerato una figura centrale in diverse vicende giudiziarie, non solo Bpel (per il crac di Epolis, network di testate locali, condanna a 9 anni in primo grado dal tribunale di Cagliari) era consigliere di amministrazione della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio. Nell'esame al quale si è sottoposto oltre a fornire la sua versione dei fatti rivendicando la correttezza del suo agire, ha affermato di essere entrato nel cda su invito dell'allora presidente Elio Faralli. Poi, però, virò su Giuseppe Fornasari, quando avvenne l'avvicendamento alla presidenza, che suscitò rumore nel mondo del credito. Incalzato dalle domande in particolare dall'avvocato Lorenza Calvanese, legale dei risparmiatori, parte civile, ha sostenuto di non avere particolari rapporti con i due.
Secondo il processo di primo grado, avrebbe invece contributo al dissesto dell'istituto con operazioni finanziarie spericolate e in conflitto di interesse. A differenza degli altri imputati, le prove a suo carico sono state considerate sufficienti per emettere una condanna. Secondo quanto emerso dalle indagini, a Rigotti sono state contestate specificamente le sofferenze accumulate dal gruppo ABM Network per circa 15 milioni di euro. L'accusa sosteneva che l'imprenditore e consigliere della banca avrebbe prelevato questi fondi dalle casse dell'istituto, causando un danno patrimoniale significativo che ha contribuito al dissesto finanziario complessivo.
L'inchiesta sul crac di Banca Etruria aveva accertato che dall'istituto erano usciti oltre 200 milioni di euro per operazioni giudicate insensate o quantomeno ad alto rischio. Tra queste operazioni controverse figuravano il finanziamento allo "Yacht Etruria", oggi un relitto ancorato nel porto di Civitavecchia, e il prestito concesso per il San Carlo Borromeo, resort dell'imprenditore Armando Verdiglione. Questi investimenti problematici, insieme ad altri come l'affido per l'outlet di Pescara, hanno costituito parte del quadro accusatorio generale, sebbene solo per Rigotti si sia arrivati a una condanna. Il tribunale ha evidentemente ritenuto che il suo coinvolgimento in queste operazioni avesse un carattere doloso tale da configurare il reato di bancarotta, mentre per gli altri imputati ha prevalso la formula assolutoria "il fatto non sussiste".
Il dissesto della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio si è verificato nel 2015, culminando con la liquidazione coatta amministrativa del 22 novembre 2015 e la dichiarazione di insolvenza dell'11 febbraio 2016. Il rendiconto di febbraio 2015, redatto dagli ispettori di vigilanza, aveva certificato nuove maxi-perdite: la banca non aveva più capitale sufficiente a proseguire l'attività. Problemi nella gestione dell'istituto erano stati rilevati da Bankitalia già a partire dal 2013, due anni prima del crollo definitivo. Questo lungo periodo di deterioramento finanziario ha portato a danni economici significativi per numerosi investitori e risparmiatori, rendendo il caso Banca Etruria uno dei più controversi fallimenti bancari italiani degli ultimi anni.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy