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Arezzo

Liberazione, Ida Balò ricorda la strage di Civitella: "Trucidati senza pietà in un giorno di follia"

Sara Polvani

24 Aprile 2025, 08:05

Ida Balò

Ida Balò e il presidente Mattarella

Ida Balò, 95 anni, presidente dell'associazione Civitella Ricorda, è sopravvissuta alla strage nazifascista del 29 giugno 1944.

- Lo scorso anno il 25 aprile c'è stata la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella, cosa le ha lasciato quell'incontro e come si avvicina a questa data?

Mattarella era molto commosso. Quando lo abbracciai, gli dissi lei ha visto il sangue di suo fratello ucciso dalla mafia. Il presidente è una persona amabile, meravigliosa e molto discreta”. “Penso che la verità non vada mai distorta. Venne una giornalista inglese di Londra - racconta Ida - che scrive la storia della Seconda guerra mondiale. L'ho trovata a Civitella nella Sala della Memoria che scriveva. Se penso che 20 anni fa non veniva ricordata per niente la strage. Mi sono impegnata, ho costituito l'associazione, la Sala della Memoria, fatto un libro, interviste e finalmente è venuto fuori qualcosa di buono.

- Cosa ricorda dei giorni della Liberazione?

C'era il fronte. Avevano fatto una linea di difesa prima della linea gotica che passava per Civitella, Cornia e San Pancrazio. L'ultima linea di difesa prima di sfondare in Germania. Ci furono 15 giorni di bombardamenti. Non potevano gli americani avanzare nella Valdichiana e allora sono entrati da Monte San Savino. Battaglie feroci. Nel frattempo gli inglesi e le truppe alleate erano sbarcati in Sicilia. Sfondato Cassino occuparono Roma, il re scappò. Finì la guerra, la monarchia, ci fu il referendum e si arrivò alle elezioni politiche e amministrative.

- Ci può raccontare la sua storia?

Mi ricordo che quando andavo a scuola alle elementari, il regime ci faceva il lavaggio del cervello, ci faceva imparare ‘Giovinezza'. Omaggiavano Mussolini e Hitler. Mi ricordo che un giorno tornata da scuola caricavano a forza un uomo di Civitella. Lo arrestarono. Mio padre ci diceva di stare attenti. Purtroppo la vita era quella e si accettava. C'era una propaganda terribile. Mio padre era antifascista”.

Poi la strage. Come riportano i libri: la sera del 18 giugno 1944 alcuni partigiani, guidati da Edoardo Succhielli detto Renzino, irruppero armati nel circolo ricreativo di Civitella. Quattro soldati tedeschi erano seduti a un tavolo. I partigiani tentarono di disarmare i tedeschi, ma uno di essi reagì. Ci fu una sparatoria che uccise subito due soldati tedeschi, ne ferì gravemente un terzo che morì il giorno dopo e ferendo a una gamba il quarto soldato che riuscì a scappare. “Il mio babbo era lì presente quando entrarono - racconta ancora Ida - Mio padre tornò a casa e disse di spegnere le luci e di scappare. Era il 18 giugno 1944. Il 90% delle persone la mattina cercarono di scappare. Ma il prete don Alcide Lazzeri non scappò. Ci disse venite al funerale sennò i tedeschi si arrabbiano ma la gente non ci voleva andare per paura. Io ci andai, c'era qualche donna, un uomo solo. Andammo al funerale, si accompagnarono al cimitero e il prete tornò in paese.

I tedeschi tornarono su e presero una ventina di persone. Don Alcide cominciò a dire che non ci avrebbero fatto niente, di ritornare nelle case. Anche il podestà disse che avevano capito che non era colpa della popolazione. Ma i tedeschi volevano entro 24 ore i nomi dei responsabili. Nessuno parlò. Poi il 29 giugno ci fu la strage: 115 morti nel nostro paese”. Ida aveva 14 anni e ricorda quello che accadde fuori dalla chiesa: “Gli uomini furono separati da donne e bambini. Io e mia madre riuscimmo a scappare, con la speranza che mio padre, che si trovava al lavoro in quel momento, fosse salvo”. Ma vide il fumo salire dalla torre simbolo di Civitella e poco dopo scoprì che anche il padre e altri erano stati uccisi, nei pressi della cava dove lavorava.

- Lei ha scritto anche un libro “Giugno 1944. Civitella Racconta” (L'Etruria, 1994).

Il mio libro non solo l'ho scritto e l'ho raccontato ma ho fatto le interviste alle donne. Dopo la guerra andai dalle vedove per intervistarle e corredare questo racconto con le testimonianze. Non volevano raccontare tanto erano sconvolte. Dopo la guerra andavo a scuola ad Arezzo, e volevo smettere ma mia madre diceva che mio padre avrebbe voluto che studiassi. Mio padre è morto pronunciando il mio nome. Non parlavo, non raccontavo niente, ero muta a scuola. La professoressa mi fece fare un tema. Il tema cominciò dicendo ‘ero una bambina felice nel giugno 1944 stavo bene ma la mattina del 29 giugno…' scrissi 4 colonne. Dopo due giorni la professoressa tornò con i compiti corretti, a me non dava il compito. In quel momento si aprì la porta dell'aula e la bidella chiese chi è Ida Balò: ‘La preside ti vuole in presidenza'. Arrivata nel corridoio c'era la preside e aveva in mano il mio compito e piangeva. Tu non hai detto mai niente, sei di Civitella. Io scoppiai in un gran pianto. E mi disse torna al tuo posto, tutti ti vogliamo bene. Nessuno mi chiese niente. Solo una bambina mi disse che aveva i genitori che erano morti nel bombardamento ad Arezzo e siamo diventate amiche”.

“Questa è la storia di Civitella. Volevo raccontare la verità in un libro - prosegue ancora - E così andai dalle vedove. Ho un faldone enorme di tutte le testimonianze. Molte donne erano analfabete. Pubblicai a mie spese, poi lo regalai a tutta la gente di Civitella. È stato duro farlo affermare ma la gente e gli storici hanno capito. Civitella si era spopolata. È stata una vita molto dura. Riuscì a prendere il diploma di maestra. Mi disse mia madre ‘ora anche il babbo sarà contento', mi dettero subito il posto. A Vaglie di Cortona conobbi mio marito. Andai in pensione presto. Ho scritto il libro. Ho fatto la Sala della Memoria. Ho fatto in modo che il Comune di Civitella sia ricordato. L'incontro di Mattarella fu emozionante, ora c'è la coda alla Sala della Memoria.

- Il suo impegno è rivolto soprattutto alle giovani generazioni.

Non è vero che ai ragazzi non importa, basta saperli motivare. Racconti un dramma e un dolore che è sempre dentro di te. Le ferite si rimarginano ma la piaga resta. Non voglio mai emozionarmi davanti ai ragazzi, cerco di coinvolgerli. Questi sono la mia missione e il mio lavoro.

Lo scorso 8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, il Consiglio Regionale della Toscana ha voluto rendere omaggio alle donne di straordinario valore e tra queste c'è anche Ida Balò, una donna che ancora oggi ha la forza di raccontare alle nuove generazioni quello che accadde a Civitella in quel 29 giugno 1944. Sono passati 81 anni, ma quel giorno è sempre vivo più che mai.

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