AREZZO
L'omicida, Sara e il figlio Anis
Ergastolo era, ergastolo rimane. Non cambia nulla per Jawad Hicham, 40 anni, l’uomo originario del Marocco che in una notte di sangue, il 13 aprile 2023, uccise la compagna e la suocera davanti ai due figli all’epoca di 17 e 2 anni, nella casa di via Varchi di fronte a Porta San Lorentino. La prima sezione della Corte di Cassazione con presidente il giudice Giacomo Rocchi ieri ha rigettato il ricorso presentato e discusso dall’avvocato Maria Fiorella Bennati.
L’omicida di Sara Ruschi e Brunetta Rifolfi, 35 e 76 anni, è rinchiuso nel carcere di Prato. Il “fine pena mai”, il “carcere a vita” non esiste più, vero, ma di certo il massimo della punizione inflitto a Hicham avrà come effetto una lunghissima detenzione.
“Sono felicissimo di come si è concluso il processo” dice il figlio Anis, che quella notte fu spettatore del massacro della mamma e della nonna, tentò di soccorrerle, si prese cura della sorellina, chiese aiuto. Del padre non ne ha voluto più sapere. E, assistito dall’avvocato Alessandra Panduri, non appena diventato maggiorenne ha effettuato tutto il percorso per il cambio di cognome: ora porta quello della madre.
Anis Ruschi è la sua identità. Studia e il prossimo anno, quando avrà finito, vuol fare il gommista. Non ha risposto alle lettere del genitore spedite dal carcere, non andrà a visitarlo. La sorellina di Anis, che quella notte era sul letto con la mamma, viene cresciuta da una famiglia alla quale è stata affidata.
Nel processo chiuso ieri con la sentenza definitiva, l’avvocato Maria Fiorella Bennati è comunque riuscita a vedere ammesso il ricorso ed ha sostenuto fino all’ultimo due temi portati avanti nel processo in Corte d’assise ad Arezzo e poi in appello a Firenze. Un motivo di ricorso è stato la mancata esecuzione di una perizia psichiatrica su Jawad, che pure avrebbe manifestato sintomi da ricondurre a possibili disturbi. Altro aspetto era che, secondo la difesa, tra Jawad e Sara non esisteva più una relazione affettiva, sarebbe stato in casa di lei soltanto come ospite in attesa di diversa sistemazione, quindi non si può contestare l’aggravante (articolo 577 codice penale) che ha impedito a Hicham di chiedere il processo con rito abbreviato.
Sia la perizia negata che l’aggravante contestata avrebbero sbarrato la strada per una condanna che non arrivasse al massimo.
Il fatto di sangue di via Varchi è invece stato punito in modo severo per l’efferatezza del fatto. Un duplice femminicidio commesso con il coltello da cucina impugnato dall’uomo dopo uno scambio di messaggi whatsapp, da stanze diverse. Lui, lavori saltuari, vita di coppia tormentata, non sopportava l’idea che fosse finita con Sara, nonostante i 19 anni assieme, tra alti e bassi, e i due figli. E in un attimo si trasformò in spietato killer. Sara morì perché dopo tante sofferenze voleva rifarsi una vita, Brunetta fu uccisa per difendere sua figlia.
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