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Arezzo

A 422 anni dalla costruzione si illumina l'acquedotto vasariano: led sui 52 archi. Storia dell'opera e costi dell'operazione

Luca Serafini

23 Luglio 2025, 06:24

Acquedotto vasariano

L'acquedotto vasariano

E luce fu. A 422 anni dalla conclusione della grande opera idraulica e a 4 dalla prima intrigante idea, questa notte si accende l'Acquedotto Vasariano. Il clic è in programma alle 21.30 con cerimonia di inaugurazione in via San Fabiano. Un momento magico che vedrà illuminarsi in modo permanente i 52 archi realizzati tra fine Cinquecento e inizio Seicento per dissetare gli aretini. Pier Luigi Rossi, primo rettore della Fraternita dei Laici, proprietaria dell'infrastruttura, e il sindaco Alessandro Ghinelli, hanno portato avanti assieme il progetto che adesso arriva a compimento.

Un gioco di squadra che ha visto coinvolti sponsor istituzionali e privati (25 mila euro) a fianco della Fraternita (65 mila euro) che fortissimamente volle l'acquedotto ispirandosi ad una delle sette opere di misericordia: dar da bere agli assetati. Il Vasari chiese e ottenne dal granduca Cosimo, per conto della Fraternita, il permesso per la costruzione, avvenuta dopo la morte del grande Giorgio. Nel 1603 l'acquedotto era funzionante ed ha svolto a lungo il suo lavoro lungo la traiettoria Cognaia - piazza Grande. Negli anni scorsi il dottor Pier Luigi Rossi, dopo essere diventato primo rettore, con il magistrato della Fraternita ridette vita alla conduttura. Dopo opportune riparazioni, riprese il flusso idrico verso il centro.

Le prime indagini sotterranee da parte di Rossi con Piero Comanducci, risalgono a inizio anni Duemila. Avventure straordinarie nel ventre di Arezzo, con immagini televisive storiche.

Un tragitto complessivo di 6 chilometri, tutto l'acquedotto in galleria, di cui 348 metri all'esterno, gli Archi appunto. La preziosa acqua conosciuta già dal medioevo proviene da falde nel sottosuolo, primo tratto 10 metri sotto il Castro, in galleria. Poi in successione, a 300 metri l'una dell'altra due vasche, in zona via delle Conserve, con funzione di decantazione di limo e particelle di terreno lasciate sedimentare. Più avanti passaggio da villa Redi, ancora sotto terra verso la Torre di Gnicche e la collina di San Fabiano. A quel punto per il trasferimento verso la collina di San Donato, i 52 archi per attraversare la piccola valle. Quell'opera muraria che segna il paesaggio e l'identità aretina, e che stanotte si accende. Sopra agli archi passa la conduttura coperta che porta acqua in piazza, prudenzialmente non potabile.

Per ogni arco ci sarà un faro led, a basso consumo, con effetto altamente suggestivo. La Soprintendenza ha condiviso tutto il progetto. Associazioni, banche, Camera di commerci, privati, hanno tutti concorso all'illuminazione degli Archi, operazione estetica ma anche culturale e di valorizzazione della città.

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